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Perché Gesù dice di essere venuto per i malati e non per i sani?

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 05/02/18

Il commento al Vangelo di oggi di don Luigi Maria Epicoco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati. (Marco 6, 53-56)

C’è una constatazione che dobbiamo fare senza troppi giri di parole: ovunque c’è Gesù c’è sempre un’alta concentrazione di malati, poveri, bisognosi. “Come furono sbarcati, subito la gente, riconosciutolo, corse per tutto il paese e cominciarono a portare qua e là i malati sui loro lettucci, dovunque si sentiva dire che egli si trovasse. Dovunque egli giungeva, nei villaggi, nelle città e nelle campagne, portavano gli infermi nelle piazze e lo pregavano che li lasciasse toccare almeno il lembo della sua veste”. Sarebbe troppo riduttivo vedere in questo atteggiamento solo una relazione di tipo taumaturgico. C’è forse una verità più profonda davanti a questo tipo di narrazione così diffusa nel vangelo. Ovunque c’è una situazione strutturalmente di bisogno (materiale, fisico, spirituale), lì c’è anche un’attrazione infinita per Cristo. E questo perché la Grazia che Egli porta può essere incontrata solo nel nostro bisogno. In parole povere è quando “ci manca qualcosa” che ci accorgiamo di non bastare a noi stessi, di non riuscire da soli a darci ciò che conta, di non trovare autonomamente la risposa alla domanda. Un uomo è tale perché è strutturalmente un “vuoto che cerca una pienezza”. È la coscienza di questo vuoto, è la consapevolezza di non bastare a noi stessi che ci dispone ad incontrare Gesù. Sazi, presunti sani, saccenti, superbi, manovratori non riescono quasi mai a incontrare Cristo o per lo meno a capirlo fino in fondo, perché in loro non agisce la loro mancanza, ma l’illusione del non avere bisogno. Viene da sé allora il perché Gesù spesso dice di essere venuto per i malati, e non per i sani. Ma per coloro che si lasciano toccare nella loro mancanza, nel loro bisogno, nella loro malattia, accade allora qualcosa di radicalmente diverso: “E tutti quelli che lo toccavano erano guariti”. Il Vangelo ce lo ricorda affinché nessuno di noi viva con l’idea sbagliata che il cristianesimo è la predica della rassegnazione. Il cristianesimo è l’intima certezza che ciò che mi manca esiste.

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