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“Cattolici come spie del Vaticano”: l’allarme dei vescovi australiani

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 03/02/18
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Un disegno di legge su sicurezza nazionale e spionaggio potrebbe penalizzare clamorosamente i fedeli, le opere di carità e le loro comunicazioni verso l’estero

Il nuovo disegno di legge contro lo spionaggio in Australia potrebbe costringere i cattolici – ovvero oltre il 20% della popolazione – a registrarsi presso il governo, poichè “legati” al Vaticano. Chi non dovesse farlo, rischia un’incriminazione penale.

L’allarme dei vescovi

A scendere in campo è stata la Conferenza Episcopale Australiana che ha avvertito: se passa il disegno di legge i fedeli verrebbero considerati alla stregua di agenti di una potenza straniera e contro di loro potrebbero essere applicate le misure previste in casi di spionaggio o di interferenze politiche estere (Bbc World, 29 gennaio).

«I cattolici sono seguaci di Gesù Cristo, non siamo agenti di un governo straniero», ha affermato il vescovo Robert McGuckin, di Toowoomba nel Queensland.



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Cattolici “potenzialmente” a rischio

La Conferenza Episcopale ha precisato che il ddl non è rivolto direttamente ai cattolici (sembra piuttosto che sia stato messo in campo presunte interferenze del governo cinese), ma che essi potrebbero essere indirettamente presi di mira.

Penalizzate le opere di carità

Le restrizioni ad ampio raggio vieterebbero – o comunque creerebbero problemi – per le donazioni politiche (nel caso dei cattolici il rischio potrebbe riguardare le donazione per opere di carità) e costringerebbero i cattolici (in particolare esponenti di lobby cattoliche) a divulgare i contenuti delle loro comunicazioni verso l’estero. Qualsiasi informazione non censita risulterebbe come opera di potenziale spionaggio (Christian Today, 29 gennaio).



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“Misure complesse e ingombranti”

Media e varie organizzazioni per i diritti umani hanno già avvertito la Commissione preposta al varo del provvedimento circa i rischi in esso contenuti in termini di libertà d’ espressione. L’Australian Human Rights Law Center ha parlato di misure limitative «complesse, ingombranti, costose».

Il presidente del Comitato di intelligence e sicurezza, Andrew Hastie MP, ha minimizzato le preoccupazioni, sottolinenando che si tratta di misure di trasparenza, che potrebbero subire dei cambiamenti.