La vita dell’artista è stata piena di eccessi ma non hai mai nascosto la sua fede
Dopo la notizia della partecipazione alla prossima Biennale Architettura a Venezia con un proprio padiglione nazionale, il Vaticano sbaraglia tutti annunciando una mostra “insospettabile”.
Nel 2019, con la collaborazione con The Andy Warhol Museum, presso gli spazi del Braccio di Carlo Magno a San Pietro, verrà dedicata una grande esposizione al padre della Pop Art Andy Warhol (Pittsburgh, 1928 – New York, 1987).
L’ultima cena
La mostra arriva 39 anni dopo lo storico incontro tra Andy Warhol e Papa Giovanni Paolo II a San Pietro, e punterà i riflettori sui lavori a tema religioso realizzate dall’artista, come la serie The Last Supper del 1986, chiaramente ispirata all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci a Santa Maria delle Grazie a Milano.
“La Chiese deve dialogare con l’arte contemporanee”
«Siamo molto interessati a esplorare il lato spirituale dell’artista», ha dichiarato a The Art Newspaper (29 gennaio) la direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta. «È molto importante avere un dialogo con l’arte contemporanea. Noi viviamo in un mondo fatto di immagini e la Chiesa deve fare parte di questa conversazione» (Art Tribune, 29 gennaio).
La fede di Andy
Sembra infatti che l’artista, nato in una famiglia cattolica di origine cecoslovacca, non perse mai la sua fede a dispetto di una vita fatta di eccessi e fosse dunque, non solo credente, ma anche praticante. Tra le attività benefiche dell’artista viene ricordato il suo sostegno economico a una mensa parrocchiale di New York in cui faceva anche il volontario per i senza tetto.
Sembra inoltre che Warhol tenesse un rosario e un libro di preghiera accanto al suo letto. Una religiosità quindi molto presente e centrale nella sua vita, spesso celata dietro una maschera di stravaganza e trasgressione (Arte Magazine, 29 gennaio).
Il progetto, promosso dal Cardinale Gianfranco Ravasi, sarà curato da Francesco Dal Co, da anni a capo della testata Casabella. La sede del nuovo Padiglione sarà la bellissima Isola di San Giorgio a Venezia.
Gli 11 architetti
Undici dovrebbero essere gli architetti professionisti – secondo le prime indiscrezioni Francesco Cellini, Norman Foster, Eduardo Souto de Moura, Flores&Prats, Smiljan Radic, Carla Juaçaba, Javier Corvalán, Sean Godsell, Andrew Berman e Teronobu Fujimori – che si confronteranno con il tema della Cappella nel bosco, costruita nel 1920 da Gunnar Asplund nel cimitero di Stoccolma.
Ognuno di loro dovrà progettare una cappella facendo anche attenzione ai diversi materiali e al loro impatto sull’ambiente circostante. Si ipotizza anche un successivo riutilizzo di queste strutture.