La diocesi di Maiduguri, nel nord-est della Nigeria, è in preda alla furia degli islamisti. Sui cristiani vengono perpetrate violenze in ragione della loro fede, però questi conservano una fede viva.
I cristiani della fascia saharo-sahelita non terminano più di soffrire. Oggi ci giunge notizia dei fedeli della città di Maiduguri, in Nigeria. Il Vescovo della diocesi, mons. Olivier Dashe Doeme, ha recentemente denunciato la morte di più di sessantatré persone dall’inizio dell’anno. Tutte vittime della violenza islamista. Crimini commessi un po’ da Boko Haram e un po’ da loro tirapiedi, primi fra tutti i Peul-Fulani, sunniti per la maggior parte.
La diocesi di mons. Doeme è uno dei bersagli privilegiati di Boko Haram. Del resto è qui che nacque il movimento terrorista, nel 2002, sotto l’egida di Mahamed Yusuf. Per una quindicina d’anni decine di migliaia di persone – uomini, donne e bambini – sono passati per le grinfie mortifere di questi “talebani africani”. La scelta che veniva lasciata loro? La conversione a un islam rigorista importato dall’Arabia Saudita, dove Mahamed Yusuf aveva studiato, oppure la morte. È così che duecento chiese sono state vandalizzate, oltre a venticinque scuole, tre conventi e tre ospedali gestiti dalla Chiesa. Un triste record per questa diocesi tanto provata.
La fede invincibile dei cristiani nigeriani
La situazione dei cattolici della regione sembrerebbe quasi disperata, a occhio umano. Tanto più che il governo nigeriano non muove un dito per impedire gli assassinii commessi dagli jihadisti, stando a quanto dichiara il prelato cattolico. E quando i crimini non sono commessi direttamente da Boko Haram, altri islamisti si prendono la briga di prendere il testimone. Per il vescovo di Maiduguri, gli attentati perpetrati nel corso del veglione di Capodanno nella cattedrale di Ilorin, capitale del Paese, sono stati pianificati da pastori Peul-Fulani. Comportarono decine di morti.
Malgrado la violenza degli islamisti, tuttavia i cattolici conservano la fede. Una fede “invincibile”, secondo il loro Vescovo. Continuano fedelmente ad assistere alla messa e a partecipare alle attività pastorali, riferisce con stupore mons. Doeme:
Sono attaccati, respinti, uccisi a causa della loro fede. Eppure sono pronti a tutto per mostrare la loro devozione.
Da parte sua, il clero fa di tutto per assistere la popolazione abusata. Migliaia di famiglie soffrono e devono fuggire le violenze anti-cristiane. «Molti non hanno più niente per vivere», ritiene il prelato, che accoglie numerosi orfani per assicurar loro un’educazione
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]