Su questa domanda – che molto inchiostro ha fatto versare – Sébastien Morgan sviluppa, a partire da una visione ispirata ai Padri della Chiesa, delle interpretazioni storiche che alcuni troveranno interessanti.
All’origine sta un passaggio dell’Apocalisse:
Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.
Apoc 13, 16-18
Come dice il testo stesso, c’è qualcosa da capire, in questo 666, qualcosa da interpretare, un mistero che il lettore di tutte le epoche può penetrare, ammesso che abbia discernimento e intelligenza. Si possono dunque cestinare in un momento le interpretazioni fumose, letterali o pseudo-scientifiche che germinano in rete e in ambienti cospirazionisti, dove il 666 diventa di volta in volta un codice a barre che verrebbe tatuato sui cittadini del futuro, una cimice installata sottopelle o in numero-chiave che darebbe il controllo dell’Internet.
La simbolica dei numeri
Del resto, l’interpretazione si colloca altrove – sul piano simbolico e spirituale. È senza dubbio sant’Ireneo di Lione che ha meglio compreso il senso del 666. Per l’antico scrittore ecclesiastico, come per i suoi contemporanei e per i redattori della Bibbia, le cifre hanno una loro simbolica, un loro significato, per non dire una propria anima. Come fin dai tempi più remoti il 7 è il numero della perfezione, somma del 4 (cifra del mondo creato) e del 3 (cifra divina per eccellenza, cifra della Trinità). Il 7 è pure la cifra della Creazione, poiché l’universo fu creato in sette giorni. E se l’8 è la cifra del mondo trasfigurato, compiuto, il 6 è quella della mancanza, dell’incompiuto.
Il settimo giorno, Dio si riposa, vale a dire che Egli contempla la sua creazione, installata da lui in una relazione libera con lui. Relazione di alterità ma anche di eternità. Il riposo di Dio è il suo non-intervenire nel mondo per rispettare la libertà di chi vi abita. Ma questo non-intervento non è passivo, non si tratta di indifferenza. Al contrario, esso è presenza, luce infusa nel cuore della materia non ancora trasfigurata. La creazione non è sola, essa sperimenta in permanenza una relazione che è vita, dinamismo, godimento, inalterabile estasi d’amore con l’Infinito.
Tirannie ad ogni livello dell’essere
Ora, il 6 rifiuta di entrare in questa dinamica di vita eterna e beatifica. Il 6 rigetta il compimento, esso chiude le porte, si rinchiude in una visione finita della realtà. Il 6 si taglia fuori dalla trascendenza e, facendolo, si ripiega su sé stesso.
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