I primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi. E in quel momento non potrete presentarvi dicendo: “Eppure io ho scritto interi libri su di te, so più io di te di tutti gli altri”. Oppure dire: “Ho partecipato a Sinodi e Consigli, ho deliberato questo e quello, sul mio petto porto delle onorificenze”: tutto questo non interessa. Nonostante tutte queste cose si può essere uno al quale il Signore dice: “Non so di dove vieni”. Uno che in realtà, per quanto abbia parlato su Dio, ha vissuto in quel gelo al quale si allude con l’immagine dello stridore di denti. Il fatto che questa evenienza sia molto seria, non toglie assolutamente valore alla seconda frase, anzi:
“Molti verranno, da Oriente e da Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno”. Se si guarda il mondo fermandosi alla superficie, potrebbe sembrare che Dio per così dire abbia perso la partita.
Chi in realtà pensa a lui? Chi lo prende sul serio? Chi in verità lo conosce? Sembrerebbe che sia già escluso dalla storia. Ma il Signore che guarda più in profondità ci dice: “No, ne ho molti, provenienti dai quattro punti cardinali. E anche se voi non lo vedete e non lo riuscite a percepire, sono molti, Dio è il vincitore, sono molti che lo cercano in silenzio, che gli appartengono. Vengono da Oriente e da Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno”. In questo modo non si allude solamente al mistero della Chiesa di tutti i tempi sparsa per tutta la terra che vediamo di fronte a noi come compimento di quelle parole e che deve essere il nostro costante incoraggiamento.
Infatti chi, nel momento in cui Gesù era un piccolo predicatore itinerante in uno sperduto angolo della
terra, poteva immaginare che sarebbe accaduto questo? Egli non allude solamente alla Chiesa sparsa per tutta la terra che abbraccia tutti i punti cardinali, ogni luogo e ogni tempo. Oriente e Occidente, Settentrione e Meridione è come se rappresentassero anche differenti luoghi di provenienza spirituale, professionale e umana. Da ogni luogo, dice il Signore, c’è una via che porta a me. Vengono a me e appartengono a me provenendo da tutti i ceti e mentalità, da ogni tipo di formazione. I santi che festeggiamo in questi giorni ce ne offrono un saggio.
Oggi, Agostino, uomo appassionato e audace pensatore; nei giorni scorsi due sovrani: Stefano d’Ungheria e Luigi di Francia; Rosa da Lima, nella quale sembrano concentrarsi tutte le sofferenze dell’America del Sud; Massimiliano Kolbe, il martire dell’amore per il prossimo – ci mostrano che c’è posto per tutti gli uomini: quale che siano i diversi modi in cui si trovano a vivere, le doti che posseggono, quale che sia il punto cardinale spirituale dal quale essi provengono, ognuno di essi conduce, nella gloria di Dio, alla mensa del banchetto. Questa è la speranza che il Signore con questo Vangelo ci vuole infondere nel cuore.
Da ultimo, custodendo tutto questo in noi, preghiamolo che ci liberi tanto dalla paura pusillanime quanto dalla presunzione e dalla sicurezza di sé; preghiamolo di infonderci nell’anima sia la pazienza per il cammino faticoso che la gioia piena di speranza per la sua grande mensa. Non vogliamo parlare su di lui e a lui senza trovarlo; ma vogliamo, con lui, cercare il suo volto nella fede, speranza e carità, così che un giorno, alla sua porta, siamo riconosciuti da lui e lo riconosciamo con gioia “mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28). Amen.