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3 dritte per i genitori di un bambino centrato su di sé da una persona che ne sa qualcosa

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padre Michael Rennier - pubblicato il 30/01/18

Usando questi principi, San Giovanni Bosco trasformava orfani indisciplinati in giovani virtuosi

Edie, mia figlia di tre anni, ed io stavamo giocando di recente a Forza Quattro – gioco a cui lei vince sempre perché cambia le regole man mano che andiamo avanti – quando all’improvviso lo ha preso ed è andata via. Le ho chiesto di tornare perché per una volta stavo vincendo e non è giusto bloccare un gioco a metà, ma mi ha spiegato che non aveva intenzione di tornare perché voleva “giocare da sola”. Non provava alcun senso di colpa. Non le è venuto in mente che abbandonandomi mi avrebbe fatto rimanere male. Mi sono messo a ridere. Dopo tutto, l’egoismo inconsapevole è tipico dei bambini piccoli.

Mia moglie ed io abbiamo cinque figli, e ci sono giorni in cui casa nostra diventa una zona di guerra in cui scoppiano risse su chi possiede un certo giocattolo, chi ha rubato cosa a chi e chi è addolorato per il fatto di dover dividere i giochi elettronici con qualcun altro. La mia pazienza di genitore a volte diminuisce parecchio. Con i bambini più piccoli non è molto preoccupante, visto che uno stadio di sviluppo egocentrico è normale, ma spero ardentemente che crescendo cambieranno. Se mi ritroverò con adolescenti o giovani adulti centrati su di sé avrò fallito come genitore?

Quello che mi preoccupa è che non li posso costringere ad essere persone generose e attente. Posso far condividere loro i giochi e punirli quando sono egoisti, ma non potrò far fare loro per sempre quello che voglio. Alla fine cresceranno e faranno le proprie scelte.

San Giovanni Bosco comprende la situazione in cui si trovano i genitori. Essendo stato un sacerdote vissuto nel XIX secolo, tecnicamente non ha avuto figli propri, ma per tutta la sua vita si è dedicato ad essere un padre surrogato per gli orfani. Spesso aveva affidati alle sue cure allo stesso tempo 500 bambini, che preparava per la Prima Comunione, educava, nutriva, ospitava e formava nel lavoro. Prima di arrivare all’orfanotrofio, i ragazzi facevano spesso parte di bande giovanili che vagavano per le strade. Erano concentrati su di sé, perfino violenti. Non sapevano come dare o ricevere amore, e pensavano solo a se stessi. Se non lo facevano morivano di fame.

Nessuno voleva assumersi la responsabilità per loro – nessuno tranne Giovanni Bosco, che vide il loro potenziale e diventando loro padre surrogato e usando una specifica filosofia educativa tirò fuori il meglio di loro. Alla fine, molti dei ragazzi divennero così generosi da diventare sacerdoti e unirsi a don Bosco nel suo operato.

Lo “stile genitoriale” di don Bosco era semplice, e lui stesso lo riassumeva in tre punti: “ragione, religione e amorevolezza”.

Ragione

Quando era giovane, don Bosco riteneva che i suoi insegnanti fossero distanti. Era difficile ottenere i loro consigli, e quindi si impegnò ad avere sempre una politica della porta aperta. Ogni bambino era incoraggiato a porre domande o a cercare consigli in qualsiasi momento. Per questo, l’ambiente dell’orfanotrofio era di supporto, non repressivo. Don Bosco era ogni giorno in compagnia dei bambini e li aiutava a comprendere le regole, offrendo spesso una guida per evitare qualsiasi infrazione prima ancora che venisse commessa. Facendo questo, doveva punire raramente i ragazzi, e si guadagnò la loro fiducia insegnando loro le ragioni delle regole.

I bambini hanno bisogno di spazio per discutere e porre domande, anche se mettono in discussione le regole o discutono per un motivo egoista. Quando lo fanno è un buon segno. Significa che pensano profondamente, che sviluppano le proprie capacità di ragionamento e iniziano a vedere il mondo da una prospettiva più ampia.

Religione

Giovanni Bosco ha introdotto la fede cattolica nella sua interezza come elemento al cuore del suo stile genitoriale. Una delle ragioni per le quali pensava fosse così importante può essere valida per qualsiasi genitore, anche se non è cattolico o molto religioso. Insegnava ai bambini la bellezza della virtù. La virtù è una realtà interiore che ciascuno di noi sviluppa e porta alla felicità attraverso azioni buone e generose.

Come genitori, non possiamo fare affidamento solo sulle conseguenze negative per insegnare ai nostri figli. Potremmo punirli temporaneamente per farli comportare in modo meno egoista, ma se non cambiano dentro potranno ancora essere concentrati solo su di sé. Essendo un esempio di virtù per i nostri figli e trattandoli gentilmente conquisteremo il loro cuore e inizieranno a pensare agli altri e a praticare la virtù da loro.

Amorevolezza

Don Bosco diceva “Facciamoci amare e conquisteremo il loro cuore”. Il suo stile genitoriale consisteva nel trascorrere sempre del tempo con i bambini. Amava fare i loro giochi, li chiamava amici e dava loro delle responsabilità per mostrare la fiducia che nutriva nei loro confronti. È così che divenne il padre di ogni mascalzone e vagabondo della città. La sua amorevolezza li conquistò.

Quando siamo gentili nei confronti dei nostri figli, sanno che anche quando li puniamo è perché li amiamo. Quando permettiamo loro di giocare, combinare pasticci e fare degli errori sapendo sempre che non perderanno il nostro amore, riescono a interiorizzare le lezioni che speriamo impareranno. L’amorevolezza di un genitore va dritto al cuore del bambino, e quando i bambini sanno di essere amati e sostenuti indipendentemente da tutto hanno la fiducia per sviluppare le risorse interiori necessarie per aprire il proprio cuore al mondo.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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