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Un antico manoscritto biblico essiccato rivelato con la scansione a raggi X

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Mark Fischer | CC BY SA 2.0

J.P. Mauro - pubblicato il 29/01/18

Gli studiosi sperano che la scansione getti luce sull'elaborazione di questo raro codice

Da quando è stato acquisito dalla Morgan Library and Museum di New York nel 1962, l’antico codice noto come M.910 ha affascinato l’immaginazione degli studiosi della Bibbia. Il codice era purtroppo così fragile che nessuno avrebbe rischiato di danneggiarlo nel processo di esame.

Si crede che M.910 sia stato scritto dai monaci greci in Egitto nel IV secolo e che contenesse una delle prime versioni degli Atti degli Apostoli. Paul Dilley, professore assistente di Religioni Mediterranee Antiche presso l’Università dell’Iowa, ha spiegato a Newsweek che nei decenni passati sono state aperte le prime pagine, e perfino dopo aver dato un’occhiata al contenuto il mistero permane:

“Non possiamo essere sicuri [di cosa contenga], ma ogni prova è preziosa, soprattutto di un libro così antico – non ci sono molte testimonianze della Bibbia risalenti a questo periodo”, ha commentato Dilley a Newsweek.

“Ciascuno di questi antichi manoscritti biblici è un po’ diverso, e quindi ci sono diverse varianti di testo interessanti. Non è escluso che ci sia un altro scritto nel codice che non riusciamo a vedere”.

Nel dicembre 2017, M.910 è stato sottoposto ai raggi x. Le immagini verranno processate nel tentativo di identificare le parole su ogni pagina senza mettere in pericolo il testo. Basandosi sul numero di pagine e lettere per pagina, Dilley teorizza che il libro contenga solo gli Atti degli Apostoli, ma è possibile che ci siano anche altri testi.




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L’ostacolo più grande che affronta il team di Dilley è il fatto che pagine sono fronte-retro. Le pagine scritte solo su un lato risultano meglio ai raggi x, mentre nel caso delle altre non si è sempre in grado di stabilire se l’inchiostro antico appartiene a un lato o all’altro. Un altro ostacolo che devono affrontare gli esperti sono le condizioni della fonte.

Il libro, ha spiegato Dilley, “è essiccato”. “Il caldo ha fatto sì che si restringesse un po’, e le pagine si sono in un certo senso deformate. Sembra come se un tizzone o qualcosa del genere ci sia caduto sopra e l’abbia bruciato”.

Il team sta lavorando partendo dalla fine del testo, sperando che ci possano essere delle note di chi l’ha scritto nelle ultime pagine, il che potrebbe fornire più idee sull’elaborazione di questo codice, come chi l’ha commissionato, dov’è stato creato ed estratti da vari testi. Il processo è lungo e delicato, ma Dilley confida nel fatto che col tempo l’opera rivelerà se stessa.

“Dubito che riusciremo a leggere perfettamente l’intero codice, ma gran parte del valore deriverà dallo stabilire questa procedura in sé e dal determinare come comportarsi in questi casi”, ha affermato. “E auspicabilmente dal leggerne e pubblicarne una parte”.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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