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Liliana Segre e le donazioni ai francescani per i poveri

LILIANA SEGRE

Rai.tv

Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 29/01/18

Lei di famiglia ebraica, sopravvissuta alla Shoah, conosce bene la fame ha scelto i francescani della sua Milano per aiutare chi non ha da mangiare

Di recente nominata Senatrice a Vita, Liliana Segre è una donna di grande umanità, della cui esperienza nei campi di concentramento di Auschwitz abbiamo avuto modo di raccontare in questo articolo, è stata domenica 28 gennaio ospite di Fabio Fazio a Che Tempo che fa, a Rai Uno dove ha ricordato come sia stata avvisata della nomina: «Nessuno mi aveva minimamente preparata, quindi la telefonata del presidente della Repubblica mi ha lasciata sbalordita. Io ero in un negozio quando mi ha telefonato il cerimoniale del Quirinale e mi ha detto: la chiamerà il presidente della Repubblica, mi sono dovuta sedere su una sedia. Nel pomeriggio mi ha poi chiamato Mattarella con una semplicità incredibile, è un uomo straordinario e mi ha detto di avermi nominata senatrice a vita».

Durante la conversazione con il noto conduttore, ha poi confidato che devolve il ricavato dei suoi libri ad un frate francescano che dà da mangiare a tutte le persone che lo chiedono alla stazione di Milano Centrale (la Onlus “Opera San Francesco”), senza chiedere altro.

La sua storia, per la prima volta, viene raccontata in un libro dedicato ai ragazzi. “Fino a quando la mia stella brillerà”, edito da Piemme, è stato scritto assieme a Daniela Palumbo, giornalista del mensile di strada Scarp de’ Tenis, un progetto sociale della Caritas Ambrosiana. Una bella copertina con una stella luminosa e una scritta che brilla ancora di più, questa: “Per volontà di Liliana Segre, il ricavato derivante dai propri diritti sarà devoluto all’associazione Opera San Francesco per i Poveri di Milano” (OSF).

La senatrice Segre ha aggiunto che lei sa bene cosa vuol dire non poter mangiare e ha ricordato la durezza del periodo delle leggi razziali durante la guerra e la sua permanenza, lei tra le pochissime a tornare a casa, nel campo di concentramento. Un libro, quello che abbiamo citato, che nasce da una domanda, quella del nipotino, Filippo, che rivolto a Liliana chiese: Nonna, mi racconti di quando eri bambina? e che si avvale della prefazione di Ferruccio de Bortoli, storico direttore del Corriere della Sera. Il quale tiene subito a sottolineare: «Chi salva una vita, salva il mondo intero, recita un detto del Talmud. Ma anche chi racconta la propria vita può contribuire a salvarlo. Soprattutto se è una vita eccezionale. Una vita che ne racchiude idealmente tante altre che non ci sono più».

Una storia che parte da quel 30 gennaio 1944 dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano: sarà l’unica bambina di quel treno a tornare indietro. Con ancora nella mente le camminate a piedi scalzi nella neve e fra i cadaveri. Lei che ogni sera nel campo in cui era stata internata cercava in cielo la sua stella, facendosi coraggio con queste parole: Finché io sarò viva, tu continuerai a brillare.

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