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Le 3 provocazioni di Gesù

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 26/01/18
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Il commento al Vangelo di oggi di don Luigi Maria EpicocoIn quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». (Luca 10, 1-9)

La pagina di Luca che ci viene consegnata oggi la potremmo dividere idealmente in tre provocazioni. La prima è quello della concretezza di Gesù: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe”. Gesù conosce bene le proporzioni della realtà in cui siamo immersi: c’è un gran bisogno di prendersi a cuore le persone e sono pochi quelli che vogliono farlo, che vogliono diventare la concretezza dell’azione di Cristo nella storia. Gesù è come un mendicante che chiede le nostre mani per poter continuare a fasciare le ferite, il nostro cuore per continuare ad amare chi è disperato e solo, i nostri piedi per poter andare lì dove nessuno vuole andare. Molti sono quelli che vogliono prendere, ma pochi sono quelli che vogliono dare: pregate perché qualcuno si decida a rimpolpare il popolo dei pochi che vogliono dare. La seconda provocazione è di un grande realismo: “ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi”. Gesù sa bene che il nostro entrare nel mondo non ha i colori di una passeggiata ma dello stesso rischio che corrono gli agnelli quando vogliono attraversare un branco di lupi. Gesù ce lo dice prima perché non è un ingenuo e vuole salvare anche noi dall’ingenuità. Essere cristiani in questo mondo e in questo momento storico è come essere davanti a un plotone di lupi, ma la nostra forza non risiede in artigli o furbizie più grandi, ma nella serenità di avere le spalle coperte da un pastore che ci ama fino a dare la vita per noi. Ha ragione il salmista quando canta “Il Signore è il mio pastore non manco di nulla”. Non dobbiamo diventare più forti o più cattivi degli altri, per sopravvivere, ma dobbiamo esattamente rimanere fondamentalmente degli agnelli, nella semplicità, nella purezza dei ragionamenti e nella fiducia in Dio. La terza provocazione ci viene dalle istruzioni dell’annuncio: “non portate borsa, né bisaccia, né sandali”. Cioè non confidate nei mezzi, ma solo in Chi vi manda. La Provvidenza esiste e provvede sempre.

#dalvangelodioggi

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