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Ti voglio bene, e per questo ti correggo

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Raul Lieberwirth-(CC BY-NC-ND 2.0)

Luz Ivonne Ream - pubblicato il 25/01/18

L'obiettivo della correzione fraterna è riparare la relazione che quella persona cara ha rotto con Dio

La correzione fraterna è un atto di carità. È un mezzo formativo evangelico, ma non per questo devono praticarla solo i credenti. No, è un dovere – e un diritto – di chiunque ama e cerca il bene dei suoi simili.

Ciò vuol dire che correggiamo – e dobbiamo essere corretti – come frutto di un profondo amore nei confronti dell’anima della persona e, cosa ancor più importante, della “Verità”. Per questo, bisogna fare della correzione fraterna uno strumento di giustizia – virtù cardinale – per crescere nell’amore.

Quando ci viene l’ispirazione interiore di voler correggere il prossimo è perché abbiamo osservato ripetutamente che ha qualche comportamento disordinato che non si addice alla sua persona. Non lo stiamo condannando, anzi, lo amiamo tanto da desiderare che senta la pienezza dell’amore di Dio.

La correzione fraterna ha le sue regole, di cui bisogna tener conto perché la persona a cui vogliamo far conoscere il nostro amore attraverso la nostra osservazione si senta abbracciata dal nostro affetto e della nostra compassione e non attaccata o giudicata negativamente.

Prima di mettere in atto una correzione fraterna è bene:

  • Fare preghiere, sacrificio e penitenza per la persona che si desidera correggere e per quell’intenzione. Prima di affrontare la persona è importante pregare e parlare di lei a Dio. Egli ci dirà cosa e come dire le cose. È Dio che cambierà il cuore dell’altra persona, e non quello che diremo noi. Ciò significa che Dio disporrà il suo atteggiamento e il suo cuore ad ascoltare quello che Egli vuole dire attraverso di noi. È anche importante mettere in pratica il nostro giudizio morale – la capacità di ragionare correttamente su quello che bisogna fare in una situazione specifica. Questo giudizio ci aiuta a prendere decisioni e a esprimere giudizi di valore su ciò che va bene e ciò che va male.
  • Consultarsi sulla correzione con qualcuno che sia rispettabile, abbia peso morale e ci aiuti a vedere le cose in modo imparziale e a discernere le ragioni che ci portano a quella correzione. Si tratta di chiedere aiuto per intraprendere in modo sincero la nostra lotta personale in quell’aspetto che desideriamo correggere, perché a volte possiamo ostinarci sullo stesso difetto. Correggiamo non ciò che ci infastidisce in modo personale, ma quello che mette a rischio l’anima dei nostri simili.

Una volta che sono state predisposte le armi spirituali, segue il passo che ci costa di più: effettuare la correzione. Cosa bisogna fare?

  • Farlo in tempo e in modo prudente, non quando voglio io o per un mero capriccio personale, ma dopo aver verificato che ci sono tutte le condizioni per farlo. Non bisogna disperare, perché può richiedere tempo. Il trucco non è rinviare o lasciar perdere per codardia. Ricordiamo che è l’anima ad essere a rischio.
  • Non temere di ferire la persona. Se non correggiamo, è allora che feriamo e non stiamo amando. Costa più fatica fare una correzione che riceverla. Bisogna sempre ricordare che la correzione fraterna non ha lo scopo di umiliare qualcuno, né di dimostrare che siamo nel giusto o che siamo bravi; non stiamo giudicando la persona, ma aiutandola a modificare il suo modo di agire e a correggere – facendo uso del suo libero arbitrio – quello che le può togliere dignità.
  • Correggere in privato – faccia a faccia – e mai, in nessuna circostanza, mostrare agli altri i difetti del prossimo. Il fatto che ci si consulti prima di effettuare una correzione fraterna è una misura di prudenza e carità, e il suo fine non sarà mai esporre le debolezze di qualcuno.
  • Parlare in modo amorevole. Ognni parola che diciamo dev’essere piena di carità. Ogni frase che pronunciamo deve far sentire il nostro amore e che cerchiamo solo il bene. Se la persona non sente amore e si sente giudicata, si chiuderà subito e non ci ascolterà.

Ripeto: non si corregge perché ci infastidisce ciò che una persona dice o fa, ma perché la sua anima e il suo benessere sono in pericolo. Se la persona si sente davvero amata da noi accetterà meglio il suggerimento, perché avrà la certezza che viene da qualcuno che la ama in modo incondizionato e cerca solo il suo bene.

Come diceva Sant’Agostino, “dobbiamo correggere per amore; non con il desiderio di danneggiare, ma con l’intenzione affettuosa di far sì che la persona emendi il suo comportamento”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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