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Un umile sacerdote francese mi sta insegnando a trovare pace e crescita nella sofferenza

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Kimberly Cook - pubblicato il 25/01/18
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Se non avete ancora iniziato a imparare da lui dovreste farloAttraverso vari episodi di lotta spirituale e discernimento, a volte in confessione, ho sentito menzionare più volte il nome di un sacerdote francese e i suoi popolarissimi libri sul tema della pace.

Padre Jacques Philippe, membro della Comunità delle Beatitudini dal 1985, ha dedicato il suo sacerdozio alla direzione spirituale, alla formazione comunitaria e a impartire ritiri.

Gli interventi di padre Jacques in questi ritiri vengono pubblicati in libretti così sottili che riescono a malapena a far cogliere le lezioni straordinarie che contengono.

Solo quando un sacerdote mi ha messo tra le mani una copia di Cercare e Mantenere la Pace ho inziato a capire perché le parole di questo umile autore stessero toccando tante vite. Ho impiegato un’infinità di tempo a leggere quel testo di appena 86 pagine, perché la ricchezza di ogni sezione era così intensa che spesso dovevo chiudere il testo e digerire la piccola porzione che avevo appena assorbito.

Ho fatto un’orecchia a molte pagine in cui trovavo un pensiero o un’illuminazione che mi colpiva talmente da sapere che dovevo ritornarci su. Il messaggio era semplice: voglio la pace e ne ho bisogno, ma la pace si può trovare nella sua pienezza solo in Gesù Cristo.

“Finché una persona che deve saltare con un paracadute non salta nel vuoto, non può sentire che le corde del paracadute la sosterranno, perché il paracadute non ha ancora avuto la possibilità di aprirsi. Bisogna prima saltare, e solo dopo ci si sente trasportati. Nella vita spirituale accade lo stesso” – Cercare e Mantenere la Pace, p. 28.

Provvidenzialmente, questo semplice sacerdote è venuto a condividere le sue lezioni divine nella nostra parrocchia proprio quando aveva appena finito il libro! Le sue parole sono diventate vive mentre esponeva i modi in cui crescere attraverso le prove e la sofferenza. Mi sono ritrovata in un banco a scrivere febbrilmente e a sperare di riuscire ad assorbire davvero le sue parole.

Il messaggio di padre Jacques era semplice e chiaro: anche se ogni prova nella vita è diversa, ciascun incontro è una prova di fede, speranza o amore.

Le prove di fede mi fanno chiedere perché Dio abbia permesso che mi raggiungesse quella sofferenza. La difficoltà mi può far ribellare contro Dio o confidare in Lui malgrado l’oscurità.

Le prove della speranza sfidano la mia sicurezza. Spesso riponiamo la nostra sicurezza in ciò che è fuggevole o può cambiare in un istante: la salute, le capacità o perfino un’altra persona. Le nostre prove espongono la nostra povertà, ma questa povertà è un’opportunità di andare al di là della nostra sicurezza umana e di confidare in Dio e nella sua misericordia.

Le sfide della carità sfidano la mia capacità di amare davvero. Sono in grado di amare un’altra persona indipendentemente dalle sue limitazioni e da ciò che ricevo da lei? Se è così, allora sono in grado di sperimentare un amore più profondo, che supera ampiamente il mio amore per me stessa.

“La sofferenza ci rende poveri, ma questa è una grazia perché distrugge il nostro orgoglio”.

In ogni momento di sofferenza mi viene chiesto di accettare l’invito ad avere speranza, una fede più profonda e amore disinteressato. Devo chiedere a Dio qual è il lavoro interiore a cui mi sta chiamando in quel momento. La mia speranza è nella chiamata personale che mi viene rivolta – un’opportunità per una conversione più profonda. Dio mi chiede di vivere e confidare solo nel momento presente, senza cercare di capire o di risolvere il passato o il futuro.

La cosa più difficile da accettare nei momenti di prova è la mancanza di risposte o spiegazioni immediate. E tuttavia nella resa e nell’abbandono alla saggezza divina sono in grado di raggiungere la pace e di iniziare a capire come vivere attraverso la sofferenza. La mia capacità di amare e comprendere gli altri viene approfondita, così come la mia conoscenza e la mia accettazione di me stessa. Indipendentemente dalle prove che affronto, sono ancora capace di amare, e se riesco ancora ad amare non è tutto perduto.

“Dio può far sbocciare splendidi frutti dalle prove”.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]