Il maestro spirituale offre ottimi consigli a chi lotta con la preghieraCome sa chiunque abbia provato a sviluppare una vita di preghiera, l’aridità inevitabilmente arriva. Può verificarsi un cambiamento sconvolgente degli eventi, e molti di coloro che sperimentano l’aridità smettono semplicemente di pregare.
La buona notizia è che l’aridità nella preghiera non deve significare la fine di tutto. La maggior parte dei santi (se non tutti) ha sperimentato una lotta simile nella sua vita di preghiera ed è stata tentata di gettare la spugna.
Per aiutare a superare questo ostacolo nella nostra vita, la cosa migliore è guardare questi santi e imparare da loro. In particolare, San Francesco di Sales, un maestro spirituale del XVI secolo, ha scritto una guida preziosissima alla preghiera personale nella sua Introduzione alla Vita Devota. L’ha scritta specificatamente per i laici, e contiene consigli spirituali di ricchezza incomparabile:
1. Parlare a Dio della propria aridità
Se ti capita, (…) di non provare alcuna attrattiva né alcuna consolazione nella meditazione, ti prego di non agitarti, ma apri la porta alle preghiere vocali: lamentati di te stessa con Nostro Signore, confessa la tua indegnità, pregalo di aiutarti, bacia la sua immagine, rivolgigli le parole di Giacobbe: “Io non ti lascio, Signore, finché tu non mi abbia benedetto”; o quelle della Cananea: “Sì, Signore, io sono un cane, ma i cani mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei padroni”.
2. Leggere un libro spirituale
Altre volte prendi un libro e leggilo con attenzione fino a che il tuo spirito si riprenda pienamente.
3. Eseguire un gesto corporeo di preghiera
Qualche volta sprona il cuore con atti e movimenti di devozione esteriore: prostrati per terra, metti le mani in croce sul petto, abbraccia il Crocifisso.
4. Perseverare con fede e continuare a pregare indipendentemente da tutti i sentimenti che si provano
E se, dopo tutto ciò, sei come prima, per quanto grande sia la tua aridità, non avvilirti, ma rimani con devoto contegno davanti a Dio. Quanti cortigiani, nel corso dell’anno, fanno cento volte l’anticamera del principe senza speranza di potergli parlare, ma soltanto per essere visti da lui e compiere il loro dovere. Così, (…) noi dobbiamo recarci all’orazione semplicemente per compiere il nostro dovere e dimostrare la nostra fedeltà. (…) Non per questo dobbiamo andarcene, anzi, al contrario, dobbiamo rimanere lì, davanti alla somma Bontà, con un contegno devoto e sereno; gradirà molto la nostra pazienza e noterà la nostra fedeltà e la nostra perseveranza; e quando ritorneremo davanti a Lui, ci favorirà e si fermerà con noi con le sue consolazioni, facendoci assaporare tutto il fascino dell’orazione. Ma anche se non dovesse farlo, accontentiamoci, (…); è già un grandissimo onore trovarci presso di Lui, al suo cospetto.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]