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I tesori poco noti sepolti sotto la basilica di San Pietro

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Antoine Mekary / Aleteia

i.Media per Aleteia - pubblicato il 22/01/18

I turisti che la visitano spesso si perdono i ritrovamenti archeologici sotto il tempio

Il testamento di Papa Pio XI stabiliva che voleva essere sepolto il più vicino possibile a quella che la tradizione ritiene sia la tomba di San Pietro. Pio XII ha quindi fatto iniziare gli scavi sotto la basilica di San Pietro per rispettare le ultime volontà del suo predecessore. Con quel gesto, ha anche mostrato fiducia sia nell’archeologia che nelle innumerevoli generazioni di cristiani che ritenevano la basilica il luogo di sepoltura dell’apostolo.

Dopo gli scavi, seguiti da studi esaustivi a livello storico, archeologico e architettonico, Pio XII ha concluso il Giubileo del 1950 esclamando: “La conclusione dei lavori e degli studi risponde con un chiarissimo ‘Sì’. La tomba del Principe degli Apostoli è stata ritrovata!”.




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Dal Circo di Nerone alla basilica di San Pietro

Dopo l’incendio di Roma del 64, l’imperatore Nerone avviò una nuova persecuzione cristiana, durante la quale – secondo la tradizione – San Pietro venne crocifisso a testa in giù nel Circo (uno spazio ovale usato per le corse e altri spettacoli pubblici) situato sul colle Vaticano. Il corpo del santo venne poi collocato in una tomba sotto una piccola tettoia nella necropoli pagana sulla stessa collina. Man mano che la necropoli arrivava fino alle rive del Tevere, il luogo di sepoltura di San Pietro iniziò ad attirare i pellegrini, anche se all’inizio con grande discrezione.

Nel IV secolo, l’imperatore Costantino permise la pratica della fede cristiana e decise di costruire una basilica in onore di San Pietro, con l’altare allineato alla tomba dell’apostolo. Sopra la tomba originale, Costantino fece costruire un monumento alto tre metri in marmo e porfido, di cui si conservano ancora una colonna e una sezione. Quando venne costruita la basilica attuale, l’altare papale venne collocato sopra la tomba di San Pietro.


San Peter

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Le reliquie di San Pietro

Nel 1941 venne trovata una cassa contenente delle ossa non lontano dalla tomba, in una piccola nicchia vicino a uno dei muri del monumento originale di Costantino. Un decennio dopo, durante la seconda campagna di scavi, dal 1952 al 1958, l’archeologa Margherita Guarducci scoprì su un frammento dello stesso muro un’iscrizione greca che recitava “Pietro è qui”.

La cassa venne portata in laboratorio per analizzare i resti ossei che conteneva. Le analisi stabilirono che le ossa corrispondevano a un uomo di costituzione robusta, di età avanzata e con segni di osteoartrite, una malattia comune tra i pescatori. Avvolti ai resti ossei vennero trovati alcuni resti di veste porpora, cucita con fili d’oro, segno indiscutibile di venerazione. Le presunte ossa dell’apostolo erano state leggermente spostate dalla tomba alla nicchia, senz’altro dai cristiani desiderosi di evitare qualsiasi profanazione. I resti sono stati fatti risalire al I secolo.

Il 26 giugno 1968, durante un’udienza, Papa Paolo VI ha dichiarato: “Le reliquie di San Pietro sono state identificate in modo che possiamo ritenere convincente”. La maggior parte dei resti è stata deposta nella nicchia, tranne alcune reliquie destinate alla cappella privata dal Papa.

Visita guidata

Al giorno d’oggi gli scavi sono accessibili attraverso un ingresso situato vicino alla sagrestia della basilica. Accanto all’ingresso, a terra, c’è un quadrato che indica la collocazione dell’obelisco eretto in passato al centro del Circo di Nerone. I visitatori scendono lungo una scala stretta per arrivare alla necropoli pagana, e camminano accanto ai mausolei di varie famiglie romane prima di arrivare al luogo in cui sono conservate le reliquie dell’apostolo. Esattamente sotto l’altare della basilica, al centro della cupola di Michelangelo, in una nicchia scavata in un muro, si trovano gli umili resti del primo Papa.

Le visite agli scavi richiedono la prenotazione. Il sito web del Vaticano offre la possibilità di effettuare un tour virtuale.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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