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“Il Cristo di Charles de Foucauld”

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Vanderlei de Lima - pubblicato il 22/01/18
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Il fedele cattolico crede fermamente che Dio si sia rivelato a noi in modi diversi fin dalla creazione del mondoIl titolo è quello di un libro scritto da parte Leonardo de Salles, della diocesi di Lins (San Paolo, Brasile), e pubblicato nel 2010 (Editora Palavra e Prece, 96 pagine).

Il culmine dell’opera si ritrova nel capitolo 2 (pagg. 39-54) ed è ben delimitato, come lo stesso autore mostra chiaramente dando a questa parte il titolo A Cristologia em alguns escritos de Charles de Foucauld (La Cristologia in alcuni scritti di Charles de Foucauld), anche se non cita alcuna sua opera originale, avvalendosi in gran parte dell’eccellente libro Charles de Foucauld: nos passos de Jesus de Nazaré (Cidade Nova, 2004). Ecco alcuni punti del libro che a mio avviso meritano più attenzione.

A pagina 20, l’autore afferma che Foucauld “trascorse sei anni e mezzo nel monastero di Nostra Signora delle Nevi”. In realtà è un’informazione imprecisa, perché entrò davvero nel monastero nel 1890, ma poi da lì si spostò ad Akbès e quindi alla Trappa di Staueli, vicino Algeri, da dove venne inviato a Roma nel 1896.

A pagina 27 si legge che la preghiera di Foucauld “è quella di un povero. Nessun officio canonico che possa allontanare chi non conosce il latino”.

L’“eremita del Sahara” desiderava per il popolo di Dio una preghiera più accessibile, e tuttavia fu molto fedele all’Officio Divino, anche quando era in viaggio, come si constata in questo passo della lunga lettera scritta il 13 luglio 1905 a padre Huvelin, suo direttore spirituale: “Una cosa mi affligge… vorrei recitare il breviario, fare le ore di preghiera, di meditazione, le piccole letture della Sacra Scrittura, come quando non sono in viaggio, almeno in una certa misura” (Antoine Chatelard. Charles de Foucauld: o caminho rumo a Tamanrasset, San Paolo, Paulinas, 2009, p. 227). Oggi l’Officio Divino è recitato nella lingua di ogni popolo.

Afferma che Cristo era “laico” (p. 46), il che è una cosa seria, perché è corretto dire che Gesù non ha usato, per circostanze storiche, il titolo di sacerdote o di sommo sacerdote, che comunque gli appartengono (cfr. Eb 6-10). Ciò, tuttavia, non vuol mai dire che fosse un laico come lo intendiamo oggi. È oggetto di fede che Gesù Cristo sia il vero e unico Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, e gli altri sacerdoti partecipano a questo sacerdozio.

Appaiono anche affermazioni che prese alle lettera rasentano il relativismo. L’autore del libro in analisi scrive infatti che la spiritualità di Foucauld non è “cattolico-romana”, perché ha vinto le “barriere dottrinali” (p. 57), ma “Foucauld è certo che la religione migliore non sia questa o quella, quanto quella che ci fa meglio” (p. 63).

In risposta, notiamo che non c’è modo di vincere le barriere dottrinali di ogni credo senza cadere nel relativismo o perfino nel sincretismo. Chi decide di mescolare aspetti di due religioni – ad esempio quella cattolica e quella buddista – non presta alcun servizio rilevante all’umanità; al contrario, finisce per fondare una nuova religione, che non sarà né quella cattolica né quella buddista. E sicuramente Foucauld non lo ha fatto.

La religione migliore, inoltre, è oggettivamente quella rivelata da Dio. Il termine stesso deriva dal latino religo, che indica l’unione dell’essere umano al Creatore (trascendente) e non qualcosa di meramente umano (immanente). Il fedele cattolico crede fermamente che Dio si sia rivelato a noi in vari modi fin dalla creazione del mondo, e in modo pieno in Gesù Cristo. Il deposito di quella rivelazione è affidato alla Chiesa per la sua autentica interpretazione (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 51-67 e 84-85).

A pagina 71, trattando della Mistica, si potrebbe dire in termini molto generali che si intende con essa la vita di intima unione con Dio che sfocia nella carità nei confronti del prossimo. Può essere o meno accompagnata da fenomeni come levitazione, stigmate, dono di guarigione, ecc.

A pagina 84 si afferma che Foucauld ha saputo “amare la Chiesa e allo stesso tempo relativizzarla”. Nella vita o si ama o non si ama. Una cosa non può essere e non essere allo stesso tempo e sotto lo stesso aspetto. Questo è elementare nella logica classica.

Ecco alcune osservazioni al libro O Cristo de Charles de Foucauld.

Vanderlei de Lima è eremita della diocesi di brasiliana di Amparo.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]