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Perché ci sentiamo rassicurati quando facciamo tutti le stesse cose?

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 15/01/18

Il commento al Vangelo di oggi di don Luigi Maria Epicoco

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!». (Marco 2, 18-22)

“Perché non fate come noi?”. È una di quelle espressioni che sovente si sente ripetere ovunque, dentro e fuori la Chiesa. La cosa che ci risulta insopportabile è vedere gente che vive e fa cose diverse da ciò che noi pensiamo essere giusto e vero. È un po’ quello che accade nella narrazione del vangelo di Marco di oggi: “Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?»”. Ci sentiamo rassicurati quando tutti facciamo le stesse cose, eppure ciò che conta non è fare le stesse cose ma preservare il cuore della vita nel suo significato più profondo. Possiamo fare un esempio apparentemente banale: a qualcuno aiuta molto svegliarsi presto la mattina e fare mezzora di corsa. A qualcun altro aiuta iniziare la giornata con mezzora di silenzio. Ad altri aiuta fare colazione con le persone che gli vogliono bene. Ad altri pregare fin da subito leggendo la Parola di Dio. Chi di questi fa la cosa giusta? Saremmo portati a credere che quelli che iniziano pregando sono quelli che fanno la cosa giusta, ma Gesù nel vangelo rettifica il nostro metro di giudizio perché ci dice che una cosa va fatta non perché è buona in se, ma se è opportuna rispetto a ciò che sono e vivo adesso nella mia vita. Perché ognuna delle scelte delle persone descritte prima, fa ciò che fa perché lo aiuta a stare bene, a sentire il bene della vita, a prendersene il buono per affrontare la giornata. E non è forse in ultima istanza Dio stesso questo bene? Allora non è forse quindi una preghiera fare sport se lo sport mi ricollega al bene della vita? Non è preghiera passare del tempo con persone che mi vogliono bene se quelle persone mi ricollegano al bene della vita? Non è bene il silenzio o la Parola di Dio se mi ricollegano al bene della vita? Noi invece facciamo magari cose giuste ma non ne capiamo più il bene. E a che serve quindi essere giusti e infelici? Dovremmo scorgere Dio in ogni cosa, non solo in una cosa.

#dalvangelodioggi

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