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Perché le persone si inchinano quando passano davanti a una cappella o a un altare?

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Canção Nova - pubblicato il 10/01/18

di Lino Rampazzo

Potrei dare l’impressione di non voler rispondere alla domanda in esame, ma credo che aiuti la nostra riflessione considerare alcuni gesti della vita pubblica di Gesù come ci vengono presentati nei Vangeli.

Stiamo attenti ai verbi che indicano i gesti di Gesù:

“La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli” (Marco 1, 29-31).“Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». Subito la lebbra scomparve ed egli guarì” (Marco 1, 40-42).“Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quegli, alzando gli occhi, disse: «Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa” (Marco 8, 22-25).

Tra i tanti esempi dei gesti di Gesù che si trovano narrati nei Vangeli, questi che abbiamo sottolineato sono un’espressione della realtà dell’essere umano.

I gesti manifestano amore e unione

Nella sua opera Il Personalismo, pubblicata nel 1949, il filosofo francese di ispirazione cristiana Emmanuel Mounier indicava come prima caratteristica dell’uomo il fatto di essere un’“esistenza incorporata”. Per Mounier, l’espressione “esistenza incorporata”, o “esistenza incarnata”, mostra che tra anima e corpo c’è una profonda unità. “Non posso pensare di essere senza il mio corpo”, diceva; “attraverso di esso sono esposto a me stesso, al mondo e agli altri”.

Quante volte ci esprimiamo con i gesti! Basta pensare a quelli espressi nei rapporti tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra amici, o ai gesti che esprimono il nostro rispetto per la patria quando stiamo in piedi mentre cantiamo l’inno nazionale. Baciando i nostri familiari, esprimiamo l’amore che proviamo per loro. E quanti altri gesti manifestano questo amore!

I gesti esprimono anche la nostra unione con Dio, con Cristo, la Madonna e i santi.

In questo senso, facciamo il segno della croce con l’acqua benedetta (segno del Battesimo) quando entriamo in chiesa. Ci inginocchiamo davanti al tabernacolo che contiene il Santissimo Sacramento. Restiamo in piedi per la processione di ingresso, chiniamo la testa quando il crocifisso, segno visibile del sacrificio di Cristo, passa in processione, ci battiamo il petto dicendo “mea culpa”, ecc.

Comunione con Dio

Quando ci inchiniamo, restiamo più in basso. Riconosciamo la superiorità, naturalmente in grado diverso, di Gesù, di Maria, la “piena di grazia”, dei santi, che “hanno saputo amare molto più di noi” Dio e i fratelli. Chiediamo la loro intercessione, confessando la nostra comunione con loro.

Cappella e altare sono luoghi sacri, in cui ci riuniamo ed esprimiamo la nostra fede con parole e gesti, anche chinando il capo.

L’importante è che questi gesti non restino solo esteriori, ma siano manifestazioni sincere della nostra comunione profonda con tutto ciò che ci unisce maggiormente a Dio.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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