Durissimo richiamo del segretario generale dei Vescovi italiani
«C’è preoccupazione perché il tema dei migranti è stato ridotto a merce elettorale». Il duro richiamo è di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei.
«Viene meno il clima per ragionare con serenità», ha aggiunto il vescovo, rilevando che «tutto sta andando a finire nel tritacarne del tifo da stadio, del tifo curvaiolo. Finché ci sarà un profugo, un migrante, la Chiesa, il credente, non potranno darsi pace» (Agensir, 9 gennaio).
Galantino è intervenuto nel corso della conferenza stampa per presentare le iniziative della Chiesa italiana in vista della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che sarà celebrata domenica 14 gennaio.
“Non intendiamo sostituirci alla politica”
«La Chiesa e le sue realtà – ha detto – non intendono sostituirsi alla politica e alla responsabilità di chi governa. Ma il rispetto per l’autonomia della politica non può impedire alla Chiesa – ha aggiunto Galantino – di annunciare il Vangelo, anche quello dove si dice: “Ero forestiero e mi avete accolto”».
Certo, ha sottolineato, «sta a chi governa decidere strategie, livelli di interventi, modalità e politiche di accoglienza attraverso disposizioni legislative».
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“Il mio referente è il Papa”
Tuttavia il segretario generale della Cei ha detto di non sentirsi supplente della politica in materia di immigrazione, perché, ha spiegato, «il mio referente non è il politico di turno, ma il Vangelo e il Papa». Altrimenti, ha aggiunto, «dopo le batoste che ho preso da destra e da sinistra e anche da settori della Chiesa, mi chiederei “chi me lo fa fare?”».
“Non è un attenzione dell’ultim’ora”
E a proposito di papa Francesco, citando le 16 note con rimandi all’insegnamento di altri pontefici, contenute nel suo Messaggio per la Giornata mondiale del Migrante, Galantino ha commentato: «È pretestuoso il tentativo di far passare l’attenzione di papa Francesco alla realtà della migrazione come un’attenzione dell’ultima ora, riconducibile esclusivamente e colpevolmente all’attuale Pontefice».
Questa è l’opera, conclude Galantino, di «quanti – sconfitti dalla vita o comunque destinati ad essere infelici cronici – stanno lì, tutto il giorno, a cercare la “prova” che ha bestemmiato, per stracciarsi la veste e pretendere il crucifige» (Avvenire, 9 gennaio).
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