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Cosa fare con un’immagine sacra benedetta che si è rotta?

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Jean-Matthieu GAUTIER/CIRIC

Canção Nova - pubblicato il 04/01/18

Un'immagine rotta o danneggiata non raggiunge completamente il suo obiettivo

Di Márcio Leandro Fernandes

Prima di chiarire cosa si può fare con un’immagine sacra che si è rotta, è bene sottolineare l’importanza e il valore delle immagini nella Chiesa. Inizio ricordando che il cattolico non adora l’immagine, ma la venera.

San Giovanni Damasceno diceva: “Un tempo Dio, non avendo né corpo, né figura, non poteva in alcun modo essere rappresentato da una immagine. Ma ora che si è fatto vedere nella carne e che ha vissuto con gli uomini, posso fare una immagine di ciò che ho visto di Dio. […] A viso scoperto, noi contempliamo la gloria del Signore” (CCC, n. 1159).

In questa prospettiva, il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che “seguendo la dottrina divinamente ispirata dei nostri santi Padri e la Tradizione della Chiesa cattolica – riconosciamo, infatti, che lo Spirito Santo abita in essa – noi definiamo con ogni rigore e cura che, a somiglianza della raffigurazione della croce preziosa e vivificante, così le venerande e sante immagini, sia dipinte che in mosaico o in qualsiasi altro materiale adatto, debbono essere esposte nelle sante chiese di Dio, sulle sacre suppellettili, sui sacri paramenti, sulle pareti e sulle tavole, nelle case e nelle vie; siano esse l’immagine del Signore Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, o quella dell’immacolata Signora nostra, la santa Madre di Dio, dei santi angeli, di tutti i santi e giusti” (CCC, n. 1161). La Chiesa ha sempre valorizzato queste pratiche, che conducono a Dio.

Come separarsi con devozione dalle immagini sacre benedette che si sono rotte?

Un primo punto da osservare in relazione a un’immagine sacra che si è rotta è verificare la possibilità di ripararla, nel caso fosse opportuno. Dopo una valutazione dello stato dell’immagine e se non c’è la possibilità o l’interesse a ripararla, il passo successivo sarebbe usare il modo più coerente per disfarsi dell’oggetto tenendo conto del suo significato.

Il suggerimento è che non c’è bisogno di portare le immagini rotte nelle chiese o nei cimiteri, o di gettarle nei fiumi o altrove, ma si possono frantumare e sotterrare in giardino o in un vaso di fiori di casa. Il senso è evitare la possibilità che le immagini che sono state benedette vengano trattate senza reverenza, venendo gettate nella spazzatura o lasciate in un luogo indebito.

Non ci si deve quindi disfare delle immagini danneggiate in un modo che ne intacchi il valore spirituale e il significato religioso, e va dunque evitato qualsiasi segno di mancanza di rispetto.

San Giovanni Damasceno diceva che “la bellezza e il colore delle immagini sono uno stimolo per la mia preghiera. È una festa per i miei occhi, così come lo spettacolo della campagna apre il mio cuore a rendere gloria a Dio” (San Giovanni Damasceno, De sacris imaginibus oratio, n. 127).

“La contemplazione delle sante icone, unita alla meditazione della Parola di Dio e al canto degli inni liturgici, entra nell’armonia dei segni della celebrazione in modo che il mistero celebrato si imprima nella memoria del cuore e si esprima poi nella novità di vita dei fedeli” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1162). Un’immagine rotta o danneggiata non raggiunge quindi pienamente il suo obiettivo, e per questo una persona se ne può disfare senza alcun problema.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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