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13 alternative alla punizione per un bambino

Les enfants face à la mort : en parler en vérité

© Shutterstock

Mathilde Dugueyt - pubblicato il 29/12/17

«Se continui così, niente dolce». La punizione può dare l’idea di essere efficace e di consolidare l’autorità genitoriale. Per il bambino, però, è disastrosa e non aiuta in alcun modo l’apprendimento. Scoprite 13 idee per far capire le regole a un bambino, evitare sciocchezze o migliorare il suo comportamento senza passare per le punizioni.

Con la punizione, il bambino impara a obbedire perché ha paura dell’adulto. Di questo passo, il legame tessuto tra il bambino e il genitore si affievolisce, poiché diminuiscono la fiducia, la complicità e il piacere di stare insieme. Ecco perché in numerosi Paesi come la Danimarca o la Svezia, la sculacciata e ogni altra violenza sui bambini sono proibite. Alzare la voce non è una soluzione e non risulta efficace nel lungo periodo.

Gli specialisti sono concordi nel riconoscere l’utilità del dialogo, con un bambino, e l’assunzione delle sue emozioni. Audrey Akoun, psicologa e co-autrice di Vive les Zatypiques (edizioni Leduc.s) [Viva gli “z-atipici”, N.d.T.], c’illumina sull’argomento.

La punizione ha per unico scopo lo sfogo dei nostri nervi e non serve a nulla – sottolinea la psicologa. Bisogna far prendere coscienza al bambino dei suoi gesti e offrirgli la possibilità di riparare. Dicendogli: «Sei insopportabile» o ancora: «Non sei gentile», a lui giunge una sentenza senza appello. Non ha alcuna possibilità di comprendere i suoi errori e di rimediarvi.

Fortunatamente, non è mai troppo tardi per raddrizzare la barra.

È importante rompere le corna a questo determinismo che vorrebbe convincerci che tutto si giochi entro i 7 anni di età – insiste Audrey –. Rassicuratevi, se una relazione va di male in peggio: potrà andare anche di bene in meglio!

Con qualche trucchetto da usare in alternativa alla punizione, scoprite un altro approccio per tirare su un bambino. Mettendosi al suo livello e assumendo le sue capacità di riflessione, dimenticate le grida e i rapporti di forza a vantaggio di una relazione fiduciaria. «È una vera cucina, un lavoro di binomio tra genitore e figlio», riassume Audrey. Seguite i trucchetti palliativi alla punizione e ritrovate una certa serenità in casa.

1. Comprendere i bisogni del bambino

Dietro ogni comportamento inadatto ci sono una sofferenza o un bisogno insoddisfatto. Il bambino ci dice qualcosa. Per esempio, se il bambino ha un bisogno di riconoscimento, avrà la tendenza a fare qualche sciocchezza per farsi notare. L’idea è di andare a cercare il bisogno insoddisfatto che ha generato il comportamento. Se un bambino non tiene in ordine e rompe spesso delle cose, forse ha bisogno di muoversi, di sfogarsi. Quando la situazione degenera e lui comincia ad essere agitato, è il momento di proporgli un bel giro fuori.

2. Accordare del tempo al bambino

Spesso quando ci sono molti figli ai genitori manca il tempo per stare soli con ciascuno. Eppure accordare un momento esclusivo al figlio, anche solo 15 minuti, permette di smorzare il conflitto. Il bambino si sente valorizzato e può approfittare di questo momento privilegiato per confrontarsi col genitore quanto a ciò che vuole, alle sue riflessioni o alle sue difficoltà.

3. Distendere le proprie tensioni

Se siamo noi stessi preoccupati da pensieri personali o professionali è difficile essere nello stato adatto ad ascoltare il bambino. Quando non siamo equilibrati, in preda a una certa fragilità emozionale, i problemi dell’adulto si ripercuotono sul bambino. Quest’insicurezza suscita un’agitazione o una perturbazione. E tanto più il bambino farà birichinate. L’importante è lavorare su di sé, fare un passo indietro e preparare le energie. Si possono pure far presenti ai bambini le proprie difficoltà, con l’aiuto dei magneti da frigo o di disegni. I giorni in cui tutto va bene, c’è il sole. Per i giorni complicati si attacca una nuvola o lo sticker della pioggia.

4. Incoraggiare il bambino a parlare

Dicendo al proprio figlio: «Vedo che fai i capricci, che non la smetti di picchiare tua sorella… che cosa succede? C’è qualcosa che ti intristisce o ti fa arrabbiare?», lo si incoraggia a non tenere dentro di sé i suoi tormenti. Ponendo una questione, si apre il dibattito e si interroga il bambino sulle sue emozioni e sul suo modo di reagire, con l’intento di anticipare i suoi momenti di rabbia.

5. Domandargli se il comando è sufficientemente chiaro

Dipende spesso dall’inconscio, ma non di rado le indicazioni dell’adulto non sono molto limpide, chiare, per il bambino. Ci si può porre la domanda “Che cosa voglio per mio figlio?” e “Avrà capito bene?”. Se da un lato è importante far parlare il bambino, non lo è meno esprimergli con chiarezza ciò che vogliamo. «Non accetto che tu o chicchessia faccia del male ai miei figli», per esempio. Il bambino capisce meglio il comando, se esso viene espresso con chiarezza. Il bambino ha bisogno di sentire le regole a ripetizione, ma che subito vi sia integrata l’informazione. È necessaria la pazienza, e soprattutto non bisogna disperare.

6. Proporgli di riparare ai suoi errori

Dopo aver rimproverato il bambino, gli si può offrire l’occasione di riparare agli errori. Un piatto rotto o un gesto fuori posto… è sempre possibile tornare sui propri passi. Emendarsi della sciocchezza commessa spazzando via i frammenti del piatto e rimettendone un altro al suo posto o chiedere all’amico di accettare delle scuse… ci sono tante strade per insegnare il perdono ai bambini.

7. Proporre al bambino un tempo calmo

Invece di dire a un bambino: «Sei in punizione, fila in camera!», gli si proponga di andare in un posto calmo per distendersi, calmarsi e sbollire. In entrambi i casi il bambino viene allontanato. Ma nel primo gli si impone qualcosa, mentre nel secondo è lui che prende l’iniziativa. Gli si offre quindi un’occasione di apprendimento, c’è la possibilità di isolare e di imparare a canalizzare le proprie emozioni. Per i più piccoli, una musica dolce è un’alternativa per inaugurare un rituale. Ascoltandola, comprenderà che quel momento è una parentesi di calma.

8. Fare le coccole al bambino

Quando la crisi è passata, si abbracci il bambino con molta tenerezza. Una piccola frase esplicativa gli sarà utile: «Ti ricordi? Poco fa eri arrabbiato e io ti ho fatto le coccole. La prossima volta, puoi venire subito da me per le coccole». Molto spesso, un capriccio o una manifestazione di violenza da parte del bambino sono solo il segno di un bisogno d’affetto.

9. Attenersi a tre regole

Più il bambino è piccolo, meno è facile per lui rispettare una lunga lista di regole. Attenersi a tre cose essenziali semplifica le attese del genitore e rinforza le chances di rispettare le consegne per il bambino. Per una migliore efficacia, bisogna che la regola sia chiara. «Rimetti a posto la camera»… per esempio, è un comando troppo vasto. Ognuno ha una visione del mondo differente. «Voglio che alla fine della giornata tu metta la tua biancheria nel contenitore dedicato» o «Voglio che tu ti metta a fare i compiti non appena terminata la merenda» sono più limpidi. Gli si danno gli strumenti per imparare il rispetto delle consegne.

10. Lasciare negoziabili alcune cose

Per esempio, al rientro da scuola domandate al bambino in che ordine vorrebbe fare i suoi compiti, lavarsi, mangiare o giocare. Una volta stabilito il ritmo, non potrà più contestarlo, perché è lui che l’ha scelto. Più si impongono le cose, meno avrà voglia di farle e più farà birichinate.

11. Dare l’esempio

Prima di domandare a un bambino di rispettare alcune regole, è intelligente applicarle noi stessi. Tenere in ordine le proprie cose, rifare il letto o presentare le proprie scusa quando ci si fa trasportare dalla foga e si va sopra le righe. Rispettare le regole è necessario per dar loro l’esempio.

12. Gratificare il bambino

Additandogli le sue qualità, si riempie il bambino di positività, si valorizza il suo comportamento. Non si sottolineerà mai abbastanza una buona attitudine. Per visualizzare plasticamente le cose, una lavagnetta di rinforzo positivo con delle puntine colorate può servire a fare il punto della settimana. Quando un comportamento è buono, si mette una puntina verde. In caso di comportamento inappropriato, una puntina rossa. Alla fine della settimana, se non ci sono più puntine verdi, si può offrire un piccolo regalo al bambino. Un buono per dormire nel letto di mamma e papà o per un cartone animato, per esempio. L’idea non è quella di moltiplicare i regali, ma di ricompensare un’attitudine al fine di incoraggiare il bambino.

13. Ricorrere allo humour per attenuare le tensioni

Invece di saltare sul chi va là per tutto, pensate a relativizzare. Con rispetto e humour, si sdrammatizza la situazione e di colpo l’aggressività scompare. Attenzione, humour non vuol dire “pagliacciate”. Non imitate il bambino rotolandovi per terra con lui, per esempio: la prenderebbe come un’umiliazione.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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