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Tutta la verità sullo stipendio (e non solo) del cardinale Rodríguez Maradiaga

Pope Francis and Card. Maradiaga

© M. MIGLIORATO/CPP

Maradiaga abbraccia Papa Francesco (di spalle), in Vaticano.

Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 27/12/17

Papa Francesco gli rinnova la solidarietà: mi spiace per il male che ti stanno facendo. E lui si difende così dalle accuse de L'Espresso

Il 29 dicembre il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa (capitale dell’Honduras) e strettissimo collaboratore di Papa Francesco, compirà 75 anni. Ma sarà un compleanno tutt’altro che sereno per il porporato, che è anche a capo del collegio cardinalizio “C9”, istituito dal papa per riformare la Curia Vaticana.

Un’inchiesta de L’Espresso (21 dicembre) lo ha accusato di aver ricevuto per un decennio uno “stipendio” mensile di 35mila euro (più una tredicesima di 54mila a dicembre) dall’Università Cattolica dell’Honduras, per l’incarico di “Gran Cancelliere” della stessa università.

Il cardinale ha replicato sostenendo che si tratta di calunnie, poiché quei fondi ricevuti servono per aiutare i poveri in Honduras (il 60% della popolazione vive sotto la linea di povertà secondo il rapporto CIA World factbook, 31 marzo 2015) e le parrocchie locali.

Rodriguez Maradiaga ha anche ricevuto la solidarietà di Papa Francesco (che avrebbe visionato già sei mesi fa il dossier “anti-Maradiaga”). Una volta compiuti i 75 il cardinale presenterà, come previsto dalle norme, le dimissioni da tutti gli incarichi di governo. Ma il pontefice sarebbe orientato a prorogare la sua missione.

Ricostruiamo allora quanto accaduto a Rodriguez Maradiaga.

Il Vaticano III è lontano
© Orlando SIERRA / AFP

Cosa sostiene L’Espresso

L’accusa principale mossa nell’inchiesta de L’Espresso riguarda, dunque, uno “stipendio” che percepirebbe il presule honduregno: circa 35mila euro al mese versati al cardinale dall’Università cattolica di Tegucigalpa.

Tale importo, però, da quanto risulta a Il Giornale (22 dicembre) non viene accreditato su un conto corrente personale del porporato, che peraltro non ha nessun conto in banca, ma sul conto dell’arcidiocesi e, a seguito di un accordo con l’ateneo, viene utilizzato per il sostentamento mensile di tutto il clero (circa 120 sacerdoti) e per la sopravvivenza di decine di parrocchie, molte delle quali in zone rurali totalmente abbandonate.

Operazioni finanziarie “spericolate”

L’Espresso sostiene ancora che vari testimoni, sia ecclesiastici sia laici (in tutto una cinquantina) accusano Maradiaga per alcuni investimenti milionari in società londinesi come la Leman Wealth Management (il cui titolare, a leggere i registri della Company House dell’Inghilterra e del Galles, è tal Youssry Henien), e adesso parte dei soldi dati in affidamento (e depositati su conti di istituti tedeschi) sarebbero scomparsi.

Le indagini della Corte dei Conti

Secondo altre accuse citate dal settimanale, la Corte dei Conti dell’Honduras starebbe indagando sull’utilizzo di enormi somme di denaro girate dal governo honduregno tra il 2012 e il 2014 alla “Fondazione per l’educazione e la comunicazione sociale” e alla “Fondazione Suyapa”, entrambe facenti capo alla Chiesa locale e quindi allo stesso Maradiaga.




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L’ispezione al collaboratore

L’Espresso aggiunge contro il cardinale salesiano, anche la notizia di una visita apostolica, una sorta di ispezione, compiuta nell’arcidiocesi dal vescovo argentino Jorge Pedro Casaretto, che avrebbe indagato a seguito di segnalazioni anche contro il vescovo ausiliare di Tegucigalpa, Juan José Pineda, fedelissimo di Maradiaga: sarebbe lui a guidare alcune delle operazioni finanziarie “spericolate”.

Dalla documentazione depositata in Vaticano, però, scrive Il Giornale, risulta che a richiedere la visita sia stato lo stesso monsignor Pineda, per mettere a tacere le calunnie rivolte contro di lui da decine di persone. Il nome del visitatore apostolico, peraltro, è sempre rimasto nel mistero: a sapere l’identità dell’”ispettore” papale, fino ad oggi, erano soltanto tre persone: il Papa, il cardinale Rodriguez Maradiaga e il Prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale canadese Marc Ouellet.

“Mi spiace per il male che ti hanno fatto”

In una telefonata Papa Francesco ha espresso la sua solidarietà all’amico cardinale, come rivela lo stesso Rodriguez Maradiaga in un’intervista a Suyapa Tv, canale televisivo della Chiesa dell’Honduras.

«Mi dispiace per tutto il male che hanno fatto contro di te. Tu però non preoccuparti», ha detto Papa Francesco. Il cardinale gli ha risposto: «Santità, io sono in pace. Sono in pace perché sto con il Signore Gesù che conosce il cuore di ognuno».

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Intervistato da Avvenire (24 dicembre), Rodriguez Mardiaga replica punto per punto alle accuse.

1) Lo “stipendio”

Prima di tutto la questione “stipendio”. «Effettivamente – osserva – l’Università cattolica è proprietà dell’arcidiocesi. L’ho fondata io stesso, 25 anni fa, con appena 6mila dollari e grazie a Dio ora è una realtà con 11 Campus e 20mila studenti. Questo dato dice semplicemente della eccellente amministrazione curata dai collaboratori laici. In questo momento stiamo edificando due ospedali. Non abbiamo mai avuto debiti e abbiamo sistematicamente investito le risorse disponibili per sviluppare i nostri Campus. Ripeto e sottolineo: non abbiamo mai lavorato facendo debiti».

Manutenzione delle chiese e aiuto ai poveri

Tra le finalità della Università c’è il sostegno all’attività pastorale della Chiesa, «per questo – prosegue il cardinale honduregno – l’arcidiocesi riceve dall’Università una quantità di fondi quasi equivalente a quella citata nell’articolo che lei cita. Ma non per l’uso personale del cardinale. Quei soldi vengono utilizzati per i seminaristi e per i sacerdoti di parrocchie rurali che non hanno quasi risorse (loro stessi possono testimoniare che ogni mese ricevono una piccola quantità di denaro), si usano inoltre per la manutenzione degli edifici di culto, per le auto delle parrocchie e anche, in diverse situazioni, per aiutare molte persone povere».




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“Siamo una chiesa povera e missionaria”

L’arcidiocesi, precisa il porporato, «non ha beni, perché alla fine del 1880 le sue proprietà vennero confiscate dallo Stato. Né i sacerdoti né i vescovi ricevono stipendio. Viviamo delle offerte dei fedeli. Io stesso quando ricevo offerte e doni dopo qualche conferenza o dibattito all’estero utilizzo quei doni per pagare l’assicurazione previdenziale ad alcuni miei sacerdoti (sono circa 6mila dollari all’anno). Siamo una Chiesa povera, ma felice e apostolicamente missionaria».

2) Le operazioni finanziarie e i soldi scomparsi

Sulle accuse di operazioni finanziarie spericolate, Rodriguez Maradiaga, precisa:

«L’arcidiocesi ha un Consiglio economico che non ha mai autorizzato questo tipo di investimenti. Ma soprattutto: da dove avremmo mai preso quelle somme da investire? Mi sembra una favola triste… Se avessimo avuto risorse così grandi, avremmo potuto costruire molte delle chiese che ci mancano per erigere nuove parrocchie! So che da qualche tempo ci sono persone che fanno circolare teorie diffamatorie contro la Chiesa. Ma la realtà è un’altra. Per quanto mi riguarda non so neanche se a Londra esista una compagnia finanziaria con quel nome…».

3) L’indagine della Corte dei Conti sulla fondazione

Il cardinale tiene anche a precisare cosa è accaduto in relazione alle indagini della Corte dei Conti sulla “Fondazione per l’educazione e la comunicazione sociale” e sulla “Fondazione Suyapa”.

«È vero che c’è un accordo con il Ministero dell’Educazione che sovvenziona i programmi tv educativi realizzati per le comunità rurali, comunità che affrontano molte e diverse difficoltà. La Fondazione, inoltre, realizza e stampa testi didattici di qualità. È vero, anche, che ci sono audizioni frequenti presso la Corte dei Conti e che questa, a volte, segnala imprecisioni. Ma è altrettanto vero che la trasparenza nell’uso dei fondi è totale».

4) L’indagine su monsignor Pineda

Effettivamente, conferma Rodriguez Maradiaga, c’è stata la richiesta alal Santo Padre di una visita apostolica nella diocesi di Tegucigalpa. Ma a richiederla è stato lo stesso vescovo ausiliare Pineda.

«Nei nostri ambienti accade, purtroppo, con facilità che sollevino “questioni morali” contro sacerdoti quando c’è in ballo la riorganizzazione di parrocchie o di istituzioni a esse legate. Il vescovo ausiliare è molto rigoroso e questo, a volte, ha generato degli… anticorpi. Il miglior modo per rispondere, quando non si accettano correzioni, è calunniare».




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Accuse vecchie

Il cardinale, infine, ha precisato che «l’intero contenuto dell’articolo è vecchio. La linea d’attacco sul fronte dell’Università Cattolica è di un anno fa ed è il prodotto di un libello pubblicato in forma anonima de un ex amministratore allontanato per furto. Abbiamo sporto denuncia per diffamazione e calunnia, ma purtroppo la causa in tribunale va estremamente a rilento. Il contenuto dell’articolo pubblicato in Italia ricalca quello del libello».

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