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Vaccini: le risposte ai nostri dubbi

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BenEssere - pubblicato il 27/12/17

Intorno a questo tema circolano legittime preoccupazioni delle famiglie e non è sempre facile distinguere tra informazioni reali e false credenze. Cerchiamo di fare chiarezza in quindici domande

di Paola Rinaldi in collaborazione con il dottor Giovanni Rezza epidemiologo, dirigente di ricerca dell’Istituto superiore di sanità

E’ una vera e propria guerra di posizione quella sui vaccini, sia che si tratti di quelli antinfluenzali, sia che si intendano i dieci resi obbligatori dal Decreto Lorenzin per potersi iscrivere a scuola. Accanto ai favorevoli, sono sempre più numerosi e agguerriti gli oppositori, che considerano le vaccinazioni come bombe a orologeria, destinate nel tempo a indurre varie patologie.

Il dottor Giovanni Rezza, epidemiologo e dirigente di ricerca dell’Istituto superiore di sanità, risponde ai principali dubbi.

1- Non è inutile vaccinarsi contro malattie che ormai sono state debellate? 

«L’unica malattia attualmente debellata è il vaiolo, per il quale non è più necessario il vaccino, mentre le altre – comprese poliomielite e difterite – sono ancora circolanti in molti Paesi del mondo e gli agenti patogeni che le causano possono attraversare i confini geografici tramite i viaggiatori.

2- È vero che i vaccini possono avere effetti dannosi a lungo termine, alcuni dei quali ancora sconosciuti, e che talvolta sono addirittura fatali?

«Non esistono evidenze scienti€fiche che dimostrino l’esistenza di un nesso causa-effetto tra vaccini e allergie, malattie autoimmuni, sclerosi laterale amiotro€fica, epilessia, morte in culla, sindrome di Guillan-Barrè e altre patologie di cui la pro€filassi viene spesso accusata. Destinati a soggetti sani, vengono sottoposti a una lunga sperimentazione e a controlli ancora più stringenti rispetto ai normali farmaci; pertanto, sono sicuri».

3- Esiste o no una relazione con l’autismo?

«No. La fobia è iniziata nel 1998 a causa di uno studio pubblicato su un’importante rivista scienti€fica, The Lancet, dove l’allora medico Andrew J. Wake€field accusava il vaccino trivalente (morbillo-parotite-rosolia) di causare una grave in€fiammazione intestinale, collegata al rischio di sviluppare autismo. Alcuni anni dopo, gli altri autori della ricerca ne ritrattarono le conclusioni e fu dimostrato che Wake€field aveva costruito una vera e propria frode scientifica, tanto che venne radiato dall’albo dei medici e non poté più esercitare la professione in Gran Bretagna».




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4- Dopo aver fatto un vaccino, si può essere contagiosi?

«Si parla spesso di questo rischio per i vaccini contro morbillo, parotite, rosolia e varicella, perché contengono virus vivi ma  comunque attenuati, cioè trattati in modo tale da non risultare infettivi. È piuttosto improbabile che questi microrganismi si riproducano al punto tale da diventare contagiosi, per cui l’eventualità che questo accada va considerata un fatto eccezionale».

5- C’è il rischio di contrarre l’influenza o altre malattie dai vaccini stessi?

«No. L’unica controindicazione riguarda i bambini immunodepressi, cui non devono essere somministrati per precauzione i vaccini con virus vivi e attenuati».

6- Mercurio, formaldeide, alluminio: all’interno ci sono additivi pericolosi?

«Oltre agli antigeni verso i quali si vuole indurre la risposta immunitaria, ovvero batteri e virus (attenuati, uccisi o loro componenti), i vaccini contengono in tracce altre sostanze, come antibiotici e antisettici, che servono per migliorare stabilità e conservazione, ma talvolta anche adiuvanti (idrossido di alluminio o fosfato di alluminio), aggiunti per rendere più valida la risposta degli anticorpi. Nessuno studio però ha mai associato questi eccipienti a un potenziale rischio per la salute. Il mercurio invece non viene utilizzato da oltre dieci anni, seppure le indagini retrospettive non abbiano portato alla luce alcun pericolo, e nei vaccini o erti alla prima infanzia non sono contenuti neppure formaldeide o fenossietanolo. Si tratta comunque di un falso allarme, perché tutte queste sostanze sono presenti ovunque, all’interno di cibo, acqua, aria e ambiente».

7- Un vaccino può essere inefficace?

«Sì, nessun vaccino funziona al 100 per cento: quelli più e caci (come l’antimorbillo) hanno una copertura pari al 90Ž95 per cento dei casi, perché alcuni soggetti non riescono a produrre sufficienti anticorpi contro speci­fiche patologie».




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8- Quanto dura la protezione di un vaccino?

«Dipende dalla memoria immunologica, ossia dalla capacità del sistema immunitario di riconoscere un agente biologico dopo un precedente incontro. Per alcuni vaccini (come difterite e tetano) sono necessari richiami periodici, per altri no. Ovviamente, l’immunità indotta è inferiore rispetto a quella acquisita con le malattie naturali, che ci espongono all’intero virus – o batterio – con tutti i suoi antigeni».

9- Ma allora l’infezione naturale non è meglio della vaccinazione?

«No, è meglio prevenire. Alcune malattie infatti possono avere e etti anche molto gravi, come un ritardo mentale nel caso dell’infezione da Haemophilus influenzae di tipo b, difetti congeniti per quanto riguarda la rosolia, cancro del fegato per il virus dell’epatite B e morte nel caso del morbillo».

10- Come mai alcuni vaccinati contro l’influenza si ammalano ugualmente?

«Innanzitutto, dal momento della vaccinazione, occorrono tre settimane per ottenere una copertura efficace, per cui in quel lasso di tempo si resta vulnerabili. In secondo luogo, il fallimento del vaccino è solo apparente, perché i sintomi possono essere dovuti a virus parainfluenzali, sui quali la pro­filassi non ha logicamente alcuna efficacia».

11- Tanti vaccini somministrati in un’unica puntura non sono pericolosi?

«No, perché il sistema immunitario dei bambini non è fragile come pensiamo: se così fosse, gran parte dei neonati non sopravvivrebbe alla moltitudine di virus, batteri e funghi che si trova a fronteggiare subito dopo la nascita».

12- Quali effetti collaterali possono comparire dopo la vaccinazione?

«In alcuni casi, nel punto di iniezione, possono manifestarsi reazioni locali come gon­fiore, arrossamento dolore, sempre di lieve entità, che possono trovare sollievo con impacchi freddi. Talvolta può comparire febbre moderata, da trattare con un normale antipiretico, ma non devono preoccupare neppure irritabilità, perdita di appetito o diarrea. L’importante è comprendere che un vaccino non è necessariamente responsabile di tutto ciò che accade o compare nel periodo successivo alla somministrazione: è corretto parlare di reazione avversa solo quando esiste una documentata correlazione causa-effetto».

13- Non dovrebbero essere i genitori a decidere se il loro bambino deve essere vaccinato oppure no?

«La maggior parte di loro non ha gli strumenti necessari per prendere una decisione consapevole, perché in Italia la formazione scienti­fica di base non è solida come nei Paesi scandinavi ad esempio, dove i vaccini infatti non sono obbligatori eppure si aggiungono comunque coperture elevate».

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© BenEssere - San Paolo Edizioni

14- Esistono test che possano prevedere gli effetti collaterali di un vaccino?

«No, non ci sono esami allergologici, immunologici o genetici in grado di escludere pericoli per la salute, anche perché a oggi la scienza non correla i vaccini a particolari effetti collaterali, che dunque non possono essere indagati».

15- È vero che i vaccini impediscono ai bambini di venire a contatto con germi importanti per la loro maturazione immunitaria?

«La maturazione e l’efficienza del sistema immunitario non dipendono dall’incontro con più o meno microrganismi, ma piuttosto dallo stile di vita che viene seguito».

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