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Iraq: Mar Behnam, un monastero condiviso

Monastery of the Martyrs Mar Behnam and Marth Sarah

Monastero di Mar Behnam, particolare della facciata.

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Maxime Dalle - pubblicato il 26/12/17
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Da secoli, i monaci siro-cattolici sono i fedeli guardiani della tomba di Mar Behnam, tra Mosul ed Erbil. Si tratta di un luogo-simbolo: i cristiani vi si recano a pregare ma è pure meta di pellegrinaggio per i musulmani. Un reportage di Maxime Dalle dall’Iraq.

Da più di 1700 anni i cristiani sono figli irriducibili dell’Iraq. Contrariamente alle elucubrazioni dell’Isis, la loro presenza precede di gran lunga l’invasione islamica. I cristiani sono stati evangelizzati prestissimo da san Tommaso e fin da subito hanno saputo costituirsi come Chiesa. C’è poi questo mitico santo, Mar Behnam, uno dei primi principi assiri convertiti a Cristo. Egli iniziò il proprio popolo agli insegnamenti di Gesù prima di essere martirizzato dal padre. Da secoli, i monaci siro-cattolici sono i fedeli guardiani della tomba di Mar Behnam, e questo fino all’invasione dello Stato islamico nel 2014. I jihadisti hanno stabilito per più di due anni il loro quartier generale nel monastero, cosa che ha garantito – o felix culpa! – la relativa conservazione del luogo.

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D’altro canto, tutti i simboli cristiani sono stati martellati, distrutti, sbeccati. Tutte le iscrizioni in siriaco o in aramaico sono state deliberatamente scalpellate via. «L’Isis ha distrutto tutto quello che poteva assomigliare a una croce», conferma Faraj-Benoît Camurrat, presidente di Fraternité en Irak. Anche le figure dei monaci, di antichissimi santi e di poveri animali sono state disintegrate. Nella sua follia iconoclasta, l’Isis ha voluto sradicare i simboli della presenza cristiana in Iraq. «Del passato, facciamo tabula rasa». Una ben nota antifona totalitaria.



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Mentre sbaraccavano, i gli islamisti hanno tentato di far saltare in aria il monastero… ma invano. I diciannove ordigni a orologeria non hanno brillato – miracolosamente. Ciononostante, la tomba di Mar Behnam è stata gravemente danneggiata. Rappresentava tutto quello che lo Stato islamico aborrisce: la venerazione dei santi da una parte, ma anche il fatto di essere un luogo di pellegrinaggio interreligioso. Mar Behnam, un santo iracheno che da secoli ha saputo raccogliere attorno a sé i cristiani, naturalmente, ma anche degli yazidi e dei sunniti che continuano a rendergli omaggio. Per l’Isis si trattava di un crocevia spirituale scandaloso, che perverte la pietà musulmana.

Ad oggi la chiesa del monastero è rimasta in piedi. Il magnifico edificio del XII secolo custodisce una cupola dedicata alla Vergine Maria, unica in tutto il Medio Oriente: in essa figurano frammenti di ceramiche riportanti delle preghiere scritte in aramaico frammiste a ipnotici raggi di sole… il tutto eleva inesorabilmente a Dio. «Uno splendore…», conclude silenziosamente mons. Petros Mouché, l’arcivescovo di Mosul.

Cinquanta metri più in là, la celebre tomba di Mar Behnam. Una struttura ottagonale a cielo aperto. La cupola è stata ridotta in mille pezzi. Due tunnel, ancora molto fragili, conducono alla tomba. Per penetrarvi, bisogna inchinarsi umilmente.

Il tempo della ricostruzione

Al cuore della tomba, è già l’ora della ricostruzione. Una ventina di operai iracheni si danno da fare e terminano di evacuare le macerie. Guillaume de Beaurepaire, giovane architetto francese e membro di Fraternité en Irak, supervisiona questo storico cantiere.

Dopo aver spostato più di 600 metri cubi di detriti, fra cui si mescolavano statue, croci decorate, l’imponente coperchio della tomba di Mar Behnam, degli ex voto… adesso edificheremo di nuovo la cupola.

La sua squadra di lavoro e lui si basano su un vecchio modellino della tomba, realizzato nel 1910 e gentilmente prestato dal servizio archeologico di Mosul.

Per il momento, la tomba resta senza tetto. Delle pareti bianche appena coperte di calce accolgono i pochi pellegrini che vengono a raccogliersi. La nicchia dove riposano i santi Behnam e Sarah è fatta di marmo di Mosul. Viene in mente la mangiatoia di Betlemme… umile e spogliata.

Per la comunità cristiana, il cammino resta ancora lungo. Bisogna rilanciare la pietà popolare attorno a questo gioiello di chiesa. Ripristinare l’antica tradizione dei pellegrinaggi. Ritrovare l’unità simbolica del popolo attorno a questa santa tomba. Mar Behnam non sarà riedificato in un giorno. Fraternité en Irak prende di petto questo gravoso lavoro di restauro – un cantiere da 250mila euro –, perché per i cristiani d’Iraq quel monastero è, come Notre-Dame de Paris [in Francia e san Giovanni in Laterano in Italia, N.d.T.], il simbolo e lo splendore di una spiritualità bimillenaria.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]