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Dividere il sonno notturno in due parti una volta era comune

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J.P. Mauro - pubblicato il 20/12/17

Il sonno polifasico distribuisce il sonno in un arco di 12 ore

È sempre bello godersi una notte intera di sonno, ma questo concetto è cambiato molto nel corso degli anni. Se oggi riteniamo che otto ore di riposo siano una quantità di sonno sana, se non un’impresa di cui meravigliarsi, prima del 1800 non era raro che la gente dormisse per due periodi in un arco di 12 ore.

Questa pratica è stata portata alla luce negli anni Novanta del Novecento da Roger Ekirch, docente di Storia presso il Virginia Tech. Ekirch ha trovato dei riferimenti al sonno in due fasi in documenti storici, letteratura, documenti giuridici e carte personali. Il tono in cui se ne parla suggerisce che il sonno diviso in due fasi fosse considerato un costume diffuso.

La gente iniziava con un periodo di 3 o 4 ore di sonno, quindi stava sveglia due o tre ore per poi tornare a dormire fino alla mattina. Le ore di veglia tra le due fasi venivano impiegate leggendo o scrivendo alla luce delle candele, procreando, fumando e parlando, e le persone più socievoli le utilizzavano anche per andare a trovare gli amici.

Pregare era un altro modo diffuso per trascorrere quel tempo. Alcuni libri di preghiera avevano perfino delle preghiere speciali per le ore tra la prima e la seconda fase di sonno, all’epoca una parte naturale della pratica monastica.

Slumberwise.com offre una spiegazione del motivo per cui questa pratica è poi scomparsa:

“Come sappiamo, questa pratica alla fine è venuta meno. Ekirch attribuisce il cambiamento all’avvento dell’illuminazione stradale e della luce elettrica nelle abitazioni, così come alla popolarità dei caffè. L’autore Craig Koslofsky offre un’altra teoria nel suo libro Evening’s Empire. Con l’avvento di una maggiore illuminazione stradale, la notte smise di essere il dominio dei criminali e delle sottoclassi e divenne un tempo da dedicare al lavoro o alla socializzazione. Le due fasi di sonno vennero alla fine considerate uno spreco”.

Tutto questo è simile al metodo polifasico del sonno praticato da Leonardo da Vinci, che dormiva 15 minuti ogni 4 ore. L’artista era convinto che dormendo stesse sprecando un terzo della sua vita, e questo sistema gli permetteva di riposare solo un’ora e mezza al giorno, lasciandogli molto tempo per creare i suoi capolavori.

Se non ci sono indicazioni sul fatto che il sonno polifasico sia migliore di dormire otto ore di seguito, si suggerisce che l’invenzione della luce artificiale abbia influito sulle nostre abitudini di sonno precedenti. All’inizio degli anni Novanta, lo psichiatra Thomas Wehr dei National Institutes of Mental Health ha condotto uno studio sulla fotoperiodicità (esposizione alla luce) e i suoi effetti sui modelli di sonno. Lo studio ha ristretto le ore di esposizione alla luce per 15 uomini, simulando i mesi invernali. Dopo quattro settimane, tutti loro dormivano due volte per notte.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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