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W la pappa! Lo svezzamento continua

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Ospedale Bambino Gesù - pubblicato il 19/12/17

Gli ingredienti, la preparazione, l'accompagnamento nella scoperta di nuovi sapori. Focus allergie e rischi dieta vegetariana e vegana

La prima pappa: un’esperienza meravigliosa

La ricetta perfetta della prima pappa

Innanzitutto dobbiamo preparare la base della pappa, ovvero il brodo vegetale. Il brodo vegetale va preparato utilizzando inizialmente carote e patate o anche solo carote, se si vuole ottenere un gusto più dolce.

In un secondo momento, si aggiungono al brodo vegetale i seguenti componenti:

  • Crema di riso o farina di mais e tapioca o farina di miglio, vanno aggiunte fino a far acquisire la giusta densità al pasto (in genere 8-10 g ogni 100 ml di liquido). La giusta densità è quella per cui la pappa rimane facilmente nel cucchiaino senza debordare (vd.Figura 1). Le farine non necessitano di cottura.
  • Olio extra vergine d’oliva, 1 cucchiaino (5 ml)
  • 5 g di parmigiano reggiano grattugiato ben stagionato.

Si completa il primo pasto con frutta fresca grattata o omogeneizzato di frutta. È consigliabile utilizzare pera, mela o bananasenza aggiunta di zucchero e neppure di miele che, oltre tutto, è pericoloso nel piccolo bambino in quanto può provocare il botulismo, un’intossicazione alimentare che può essere mortale.

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© Bambin Gesù

Prima della prima pappa

È sempre bene procedere gradualmente all’introduzione di alimenti diversi allo scopo di abituare il bambino ad accettare nuovi sapori. Ma come fare?

Un buon trucco è quello di iniziare a offrire al bambino centrifugati di carote o di mela o purea di carote e frutta (mela, pera, banana o prugna) prima della vera e propria pappa. Una volta giunto il momento della prima pappa, è buona norma proporla al posto della 3° poppata sotto forma di pappa semplice (ad esempio, farina di cereali in brodo di carota).

Appena il bambino mostrerà di accettare bene la nuova pappa, si potrà aggiungere un cucchiaino di olio e un cucchiaino di parmigiano. In seguito, si potrà arricchire il brodo vegetale con 1 o 2 cucchiai di passato di verdure.

Passate circa due settimane dall’inizio dello svezzamento, è tempo di inserire le proteine sotto forma di 1 cucchiaio da tavola di ricotta fresca di pecora o mista di capra, 20 g di carne frullata, 1 liofilizzato di carne, oppure 50 g di omogeneizzato di carne, iniziando sempre con carne di agnello o coniglio. Dopo qualche settimana dall’avvio dello svezzamento, si potrà introdurre come base delle pappe anche il brodo di carne, magari a cena per variare il menu.

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© Bambin Gesù

Tra gli ingredienti più importanti, comunicazione, pazienza e voglia di giocare

Anche per il lattante – né più né meno che per noi adulti – la tavola è un’ottima occasione per far conversazione e tessere rapporti. Sedetevi e tenete in braccio il bimbo quando mangia: il pasto è anche una scuola di comunicazione. Se il piccolo vuole un cucchiaio in mano, lasciatelo fare: con un altro cucchiaio gli darete da mangiare. È probabile che ripeta più volte lo stesso gioco: lascerà cadere il cucchiaio, abbasserà la testa per guardarlo e poi vi guarderà per farselo raccogliere. Ma attraverso questo meccanismo di gioco sta imparando la “permanenza degli oggetti” (“l’oggetto è ancora al suo posto anche se non lo vedo”) che diventerà più tardi la “permanenza delle persone” (“mamma e papà esistono ancora anche se vanno in un’altra stanza”).

Fatelo partecipare attivamente al gioco della pappa

Incoraggiate la sperimentazione. Ha appena imparato a prendere le cose e desidera toccare il cibo. Fornitegli 2 o 3 pezzetti morbidi di cibo da prendere, spappolare e portare alla bocca. Sarà affascinato e soddisfatto per essere riuscito a mangiare
da solo. Non intromettetevi nel suo gioco per non innescare pericolosi rifiuti che potranno creare in futuro un approccio negativo verso il cibo.

Dategli tempo!

Un po’ di astuzia: non interpretate il suo modo di giocare come un rifiuto verso il cibo. Non sempre i bambini rifiutano il cibo solido ma semplicemente devono imparare a mangiarlo.




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Il passaggio dalla suzione alla deglutizione non è scontato: con il biberon il flusso del cibo è continuo e regolare e gli intervalli sono gestiti dal bambino e non da chi propone il pasto. Aiutatelo usando un cucchiaio da minestra al posto del cucchiaino; avvicinandolo alle sue labbra gradualmente riconoscerà il passaggio dalla suzione alla deglutizione. E non vi arrabbiate se il piccolo si mette le dita in bocca: serve ad attivare la suzione che lo aiuta a deglutire i solidi. I bambini non vogliono provocarvi quando sputano il cibo; pertanto una reazione violenta è inadeguata e controproducente, perché rafforza questo comportamento.

Sperimentate e variate la sua dieta

Se la difficoltà di assunzione sembra dettata dal fatto che un determinato sapore non gli piace, provate a ridurre o evitare di aggiungere l’alimento nuovo (per esempio il liofilizzato di carne) per qualche giorno, per poi reintrodurlo gradualmente fino ad arrivare alla quantità voluta. Non aggiungete zucchero o frutta nel tentativo di rendere più gradevole il pasto.

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© Bambin Gesù

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© Bambin Gesù

E dopo la prima pappa che succede?

I cambiamenti principali dal punto di vista qualitativo sono rappresentati dall’utilizzo di semolino di grano e di farine contenenti glutine e dalla sostituzionedel latte formulato di partenza con il latte di proseguimento.

Naturalmente, i bimbi che sono allattati al seno proseguiranno con il latte materno anche durante il divezzamento. L’altro elemento di novità è rappresentato dalla diversificazione della dieta e quindi dalla progressiva introduzione di nuovi alimenti.

In particolare si inseriranno gradualmente i legumi (7° mese), il pesce e l’uovo entro il 9° mese. Dal punto di vista quantitativo, invece, si riduce progressivamente la quota di latte assunto a favore delle pappe. Anche il contenuto di carboidrati, di proteine e di lipidi (i cosiddetti macronutrienti) si modifica progressivamente in relazione all’aumentare del peso del piccolo, pur mantenendo di fatto un rapporto fra di loro invariato.

Allergie alimentari

In fatto di prevenzione delle allergie, il periodo migliore per introdurre i cibi solidi allo scopo di favorire la tolleranza orale è quello compreso tra il 4° e il 6° mese. Naturalmente, è importante introdurre un alimento alla volta e poi aspettare almeno 4-7 giorni prima di introdurre un altro alimento, per valutare la comparsa di eventuali reazioni di intolleranza.

E se il piccolo è allergico?

Quando invece il piccolo ha già una diagnosi di allergia alimentare bisogna escludere l’alimento incriminato e quindi fare delle “diete di eliminazione” che però se non correttamente prescritte e/o eseguite possono portare a problemi nutrizionali anche gravi che potrebbero condizionare la crescita e la salute in modo significativo.

I bambini con allergia alimentare in dieta di eliminazione, infatti, possono avere un apporto calorico e lipidico deficitario a causa delle restrizioni dietetiche e un apporto in proteine scadente in termini di qualità. Inoltre bisogna anche fare attenzione ai carboidrati, che non dovrebbero essere costituiti da zuccheri semplici per più del 25% (difficile soprattutto nei bimbi con allergia alimentare a cereali come frumento e riso). Ci vuole attenzione, infine, anche ai micronutrienti: per esempio i bambini con allergia alle proteine del latte vaccino o con allergie multiple potrebbero avere un apporto inadeguato di calcio rispetto ai coetanei.

Parola d’ordine: affidabilità e supporto pediatrico

Naturalmente, esistono dei prodotti ad hoc per affrontare le diete di eliminazione, ma comunque tali diete vanno sempre tenute sotto stretto controllo dal pediatra o dallo specialista che deve prescrivere la dieta. È poi importante effettuare un primo controllo a 3-4 settimane dall’inizio del programma e poi ogni 3-6 mesi per controllare la crescita e programmare i controlli successivi.

Ma attenzione! La diagnosi di allergia alimentare non è affatto semplice e va sempre verificata in un centro altamente specializzato e di riconosciuta professionalità. Sono in circolazione decine di “test” per l’allergia alimentare che in realtà sono soltanto bufale: vari studi hanno dimostrato che la maggior parte dei bambini considerati “allergici” non lo sono per nulla.

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© Bambin Gesù

Le curiosità: dal veganesimo alle pappe nel mondo

Come tutti gli schemi dietetici restrittivi, la dieta vegetariana e soprattutto quella vegana, in particolare in età evolutiva, necessitano di una specifica attenzione affinché venga assicurato un apporto adeguato di energia e nutrienti.

In particolare, la dieta vegana in pediatria dovrebbe essere usata solo con un’appropriata supervisione medica o dietetica, e i genitori dovrebbero comprendere le serie conseguenze riguardo la mancata adesione alle raccomandazioni sulle supplementazioni della dieta.

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© Bambin Gesù

E se mamma e papà sono vegetariani o vegani?




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La dieta vegana non esclude solo carne e pesce (come la dieta vegetariana) ma anche i derivati animali (come i derivati del latte e l’uovo) che sono fonti importanti di proteine di elevato valore biologico, calcio e altri nutrienti.

Durante i primi 6 mesi di vita il regime alimentare vegetariano o vegano può non rappresentare un problema perché il latte materno e le formule per l’infanzia garantiscono un adeguato apporto di energia e di nutrienti.

Eppure, le mamme vegane che allattano al seno devono almeno ricevere una adeguata supplementazione con vitamina B12. Quale sostituto del latte materno, per una dieta vegana del lattante, la scelta migliore è rappresentata dalle formule a base di soia.

Al momento del divezzamento, gli alimenti solidi possono essere introdotti seguendo una “scaletta” simile a quella degli schemi non vegetariani con prodotti a base di carne sostituiti da passati di tofu, purea di legumi e, negli schemi vegetariani, tuorlo d’uovo e formaggio.

A partire dai 7-10 mesi potranno essere impiegate piccole quantità di hamburger vegetali come derivati della soia (come il tempeh) o del glutine di frumento (come il seitan). Un adeguato apporto di grassi potrà essere assicurato dal consumo di olio d’oliva e da piccole quantità di frutta secca quali mandorle e noci e avocado schiacciato.

Autosvezzamento

Attenzione alle raccomandazioni del pediatra

L’autosvezzamento, o “alimentazione complementare a richiesta”, presenta tanti vantaggi quanti svantaggi. Sicuramente permette di non essere estremamente rigidi nei tempi e nei modi della prescrizione delle nuove pappe; sposta l’attenzione sugli aspetti relazionali della alimentazione (più del “cosa” venga offerto è importante il “come, quando e da chi”) e, infine, favorisce il gusto e amplia la scelta alimentare del bambino.

Però attenzione a queste raccomandazioni da non perdere mai di vista:

Non è vero che “il piccolo può mangiare di tutto senza alcun problema”. La sua dieta deve essere equilibrata in termini di nutrienti e non deve contenere eccessive quantità di zuccheri e di sale perché questo potrebbe danneggiare il rene ancora in via di sviluppo e potrebbe determinare un innalzamento della soglia di percezione del sapore, che potrebbe andare a condizionare anche la sua dieta adulta.

• Lo sviluppo di una masticazione adeguata richiede tempo. Per esempio, solo verso i 10 mesi la lingua è in grado di spostare lateralmente i cibi in bocca, e solo a 24-30 mesi la mandibola è in grado di compiere movimenti laterali. Ogni bambino, poi, è diverso dall’altro: alcuni lattanti sono già pronti a masticare anche prima dei 6 mesi; altri invece potrebbero non esserlo neanche dopo il primo semestre di vita.

• L’esposizione improvvisa ad alimenti che richiedono una masticazione più complessa (ortaggi crudi, frutti croccanti, carne fibrosa) può esporre i lattanti al rischio di soffocamento.

Ma allora quale è la soluzione migliore?

Essere attenti ai gusti del bambino e alle sue capacità orali. D’altra parte anche il pediatra più severo non negherebbe mai ai 7-8 mesi un pezzo di pane per imparare a masticare e a coordinare mano e bocca!

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© Bambin Gesù

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© Bambin Gesù

Paese che vai, pappa che trovi

La natura ci mette gli ingredienti…ma l’arte sta nella ricetta!

Nella maggior parte dei paesi si inizia con la frutta: in genere il primo assaggio è a base di mela, pera, banana ma anche mango
e papaya. In seguito, si passa a una pappa di verdure e cereali. In Oriente, il cereale base è il riso o il miso, mentre in Africa si
usano il miglio o il mais bianco, in Irlanda e in Brasile l’avena, in Maghreb il cous cous. In America Latina è comune trovare nella dieta del divezzo i tuberi (patata, patate dolci, tapioca). Anche il brodo vegetale può variare di regione in regione: in Giappone spesso si confeziona con le alghe o l’orzo. In India, invece, si introducono le spezie fin dalle prime pappe. Al di là, però, delle differenze culturali, l’elemento fondamentale della prima pappa rimane sempre e comunque l’equilibrio nella composizione: la pappa deve garantire non solo la giusta quota di calorie ma anche la giusta quota di macro e micronutrienti.




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Oms nella lotta alla malnutrizione

A questo scopo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nell’ambito dei progetti di lotta alla malnutrizione, ha voluto redigere dei libretti informativi per aiutare i genitori dei Paesi in via di sviluppo a usare bene gli ingredienti a disposizione (a volte scarsi) per garantire al lattante un pasto ricco ed equilibrato. Da questi paesi riceviamo un insegnamento: il segreto non sta solo negli ingredienti, ma anche e soprattutto nell’equilibrio della preparazione!

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