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Pene d’amore: come elaborare il lutto di una relazione e andare avanti

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Bénédicte de Dinechin - pubblicato il 18/12/17

Talvolta i dolori di una delusione amorosa travolgono tutto, al loro passaggio. Che si venga mollati alla fine dell’estate a quindici anni o dopo anni di vita condivisa, può provocarsi uno tsunami emozionale passibile di diventare una vera e propria malattia. Quando le emozioni non si esprimono, è il corpo a parlare. Riprendersi da un “mal d’amore” significa decidere di prendersi cura di sé, cessare di sperare in un ritorno, vivere le tappe di un lutto e osare di chiedere aiuto.

Denis Sonet, prete cattolico deceduto nel 2015 e grande specialista del cuore e dei suoi tormenti, dava consigli molto concreti a chi vive pene d’amore:

Anzitutto assicurasi di dormire sufficientemente bene, trovare una persona che ci ascolti e a cui si possa gridare la propria tristezza, la propria delusione, il proprio malessere. Poi realizzare che potere esorbitante si è dato a una persona, poiché ha il potere di farci esistere e quello di distruggerci. È pure essenziale il cessare di sperare in un ritorno: non si può guarire dal “mal d’amore” finché non si acquisisce la certezza che l’essere amato non tornerà più.

I piccoli possono avere anche loro dei grandi mal d’amore

I genitori sorridono, talvolta, davanti alle pene d’amore dei figli oppure gli amici consolano malaccortamente il sofferente al motto di: «Una ne perdi e cento ne trovi». Eppure il mal d’amore va sempre preso sul serio: in un bambino può provocare un trauma da abbandono, e in un giovane o un adulto una pena d’amore potrebbe anche riattivare un trauma da abbandono non guarito.

Come fare per essere un poco d’aiuto? Dare una mano a dare un nome alle emozioni, ad appoggiarsi ad altre relazioni, durevoli. Superare questa perdita necessita un cammino di elaborazione del lutto che Jean Monbourquette scandisce in otto tappe, nella sua opera Aimer, perdre et grandir [Amare, perdere e crescere, N.d.T.] (Bayard).

1. Lo choc

È una forma di protezione dall’insostenibile sofferenza, che prende forme variegate e sorprendenti: apparante insensibilità, ronzii nella testa, freddo interiore, risate isteriche e perfino allucinazioni.

2. La negazione

Permette di negare la realtà della perdita. Il suo prolungamento è nocivo, e può essere accresciuta da consigli malaccorti: «Cambierà idea…», «Non tutto è perduto…» e via dicendo. Giulia conserva quindi la foto di Giulio nel portafogli, o le lettere ricevute da lui. Paul rimpiazza la fidanzata con un’altra due mesi dopo, come uno stratagemma inconscio per dispensarsi dall’elaborazione del lutto…

3. L’espressione delle emozioni e dei sentimenti

Apparente o drammatica, l’espressione dei sentimenti può destabilizzare quanti sono accanto al “paziente”, i quali hanno un ruolo prezioso. Sommessamente o in modo roboante si succedono oppure si mescolano collera, tristezza, amore, sollievo, stupore, depressione, senso di colpa e lacrime, tante lacrime. Si rivelano minacciose quando sono trattenute, ma liberatrici quando possono sfogarsi e dirsi: le emozioni espresse svaniranno per far posto a più pace.

4. La realizzazione dei compiti legati al lutto

Non crediate di rendere un servizio ai vostri amici togliendo dalla loro libreria i libri lasciati dai compagni scomparsi con un nuovo arrivo. Questi compiti concreti sono una maniera di rafforzare il distacco, che si realizza poco a poco. A ciascuno il suo ritmo, quando la fase di espressione delle emozioni sembra passata, per togliere fotografie, dare via abiti, traslocare…

5. La scoperta del senso della perdita

Dare un senso alle tragedie delle nostre vite permette di ritrovare il gusto di vivere, ciò che non è possibile se non in fondo al cammino del lutto, e con un aiuto adeguato. Bando alle frasi maldestre: di fronte al dolore altrui, s’impone l’umiltà. È l’intuito che ci aiuterà a realizzare come le pene d’amore possano aiutarci a conoscerci meglio, a dare alle nostre vite un nuovo orientamento ed essere fonte di crescita spirituale.

6. Lo scambio del perdono

Una pena d’amore implica dei sensi di colpa: «Ho fatto tutto perché l’altro mi amasse?» «Non avrei dovuto dargli fiducia, è colpa mia se se n’è andato». Naturalmente c’è anche della collera nei confronti della parte che abbandona: perdonarsi permetterà una pacificazione interiore che potrà condurre alla grazia di perdonare l’altro.

7. L’eredità

Per Jean Monbourquette, il lutto prosegue recuperando le qualità della persona che fu amata: così Florence ha fatto propria l’energia che adorava in Raja, e Téo si è appropriato delle birichinate di Tina.

8. La celebrazione della fine del lutto e la vita nuova

Celebrate la ritrovata gioia di vivere con un rituale che sarà tutto vostro: una festa coi vostri migliori amici, un viaggio, una risistemazione dell’appartamento, la celebrazione simbolica del vostro ritorno, arricchito dalle prove, nella vita.

I segni della guarigione dal mal d’amore

Per Denis Sonet,

la guarigione è ottenuta quando l’abbandonato arriva a pensare: questa persona non mi ama più, peggio per lei, non sa cosa si perde.

Avverrà nel sorprendersi a canticchiare, a concedersi un piccolo piacere oppure nel mettersi in ascolto del proprio terapeuta, se c’è stato modo di consultarne uno. Il pensiero dell’essere amato non scatenerà più onde d’emozione, ma della nostalgia, oppure della determinazione: sapete di nuovo chi siete, avete ripreso il gusto della vita. Sì, si può guarire dal mal d’amore!

Il ruolo degli amici di fronte alle pene d’amore

Come aiutare un amico che sta male? Con l’empatia, il più bel gesto d’amicizia: non potete mettervi al suo posto, ma potete avvicinarvi il più possibile per essere con lui senza giudizi o parole inutili, solo riformulando i sentimenti che vorrà affidarvi, come un dono.

Potete ritenere nel cuore queste parole di Jean Monbourquette:

Voglio accompagnarti nella tua solitudine, nella tua tristezza, che talvolta sfiora la depressione interiore. […] Come l’organismo ferito mobilita tutte le sue forze per guarire, così avviene sul piano psichico tramortito da un lutto. Possiede in sé tutto per guarirti e farti crescere. Lascia lavorare in te il tuo guaritore interiore, che tutto metterà in opera per venirti in soccorso. Affidati alla sua sapienza: il dolore se ne andrà, la vita ti apparirà ancora più preziosa. Un benessere profondo e insospettato scaccerà la tristezza. Diventerai più te stesso e più umano verso gli altri. Per la tua guarigione, ti invito a non negare il tuo male, ma a riconoscerlo senza inutili vergogne. Così faciliterai la tua guarigione. Con questa scoprirai in te una nuova maturità e una più grande possibilità di amare.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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