Scontro con il governo. C'è sempre più il timore che sia il primo passo verso l'eutanasia. Ruini: stessa trafila delle nozze gay
Una presa di posizione unitaria e che si annuncia decisamente contraria alla legge sarà partorita dalla discussione al consiglio permanente della Cei, all’inizio del 2018.
La Conferenza episcopale italiana, dal cardinale presidente Gualtiero Bassetti in giù, scrive Vatican insider (18 dicembre), appare infatti compatta nell’esprimere un giudizio fortemente negativo sul biotestamento all’italiana. E la chiamata all’obiezione di coscienza nelle strutture ospedaliere cattoliche è un dato di fatto.
“Gesti essenziali”
Bassetti, ai microfoni di Radio Vaticana (14 dicembre), prima dell’approvazione della legge, aveva dichiarato: «Come Cei ci sta a cuore anche che venga riconosciuta – oltre alla possibilità di obiezione di coscienza del singolo medico – quella che riguarda le nostre strutture». Il cardinale presidente dei vescovi italiani, pur ammettendo che «non è facile stabilire a priori un confine netto che distingua accanimento terapeutico ed eutanasia», ribadiva che dar da mangiare e da bere sono «gesti essenziali», non terapie.
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Una protesta sempre più ampia
La nuova legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento (DAT), è stata definita «censurabile» dal vescovo di Ascoli Piceno Giovanni D’Ercole; «inaccettabile» dal vescovo di Trieste Gianpaolo Crepaldi. Mentre l’ex presidente dei vescovi italiani, cardinale Angelo Bagnasco, dice: «Questa legge non mi rallegra, non è un segno di civiltà».
Nella nuova Carta per gli Operatori Sanitari, pubblicata dal Vaticano a febbraio, si afferma che eventuali legalizzazioni dell’eutanasia suscitano «un grave e preciso obbligo di opporsi mediante obiezione di coscienza».
Insomma, nel mondo cattolico prevalgono largamente le perplessità sulla legge, come documentato anche in questo articolo di Aleteia (14 dicembre).
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Cosa pensa realmente Papa Francesco
Ora chiariamo bene anche quella che è la posizione del pontefice, che nei fatti è in linea con la Cei: no all’eutanasia e no all’accanimento terapeutico, fermo restando che alimentare e idratare un paziente non è una forma di accanimento.