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La suora che trovò morto Papa Luciani: vi racconto la verità sul suo ultimo giorno

Giovanni Paolo I Albino Luciani

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 15/12/17

Sul letto di morte «stringeva tra le mani tre fogli dattiloscritti. Di quelle pagine ricordo una citazione, il brano evangelico in cui si parla di mangioni e beoni…». Era il 28 settembre 1978

Ecco il racconto delle ultime ore di vita di Papa Luciani. E’ il 28 settembre 1978.

Suor Margherita Marin, 76 anni, delle suore di Maria Bambina, è l’unica sopravvissuta del gruppo di quattro suore – le altre erano Elena Maggi, Vincenza Taffarel e Cecilia Tomaselli – che si presero cura di Giovanni Paolo I nell’appartamento pontificio in Vaticano per 32 giorni, da fine agosto a fine settembre 1978. Tanto durò il suo brevissimo pontificato.

Quel giorno Suor Margherita era lì, con Albino Luciani. In un‘intervista a Vatican Insider (11 dicembre) rievoca dettagliatamente cosa accadde.

Tranquilla mattinata di lavoro

«Fu una giornata normale. Al mattino, in cappella, la messa era alle sette. Poi il Papa ha dato un’occhiata ai quotidiani e infine si è ritirato nel suo studio, perché doveva scrivere un documento per i vescovi. Ha trascorso il resto della mattinata lavorando alla sua scrivania. Poi c’è stato il pranzo…».

Il pranzo

Un pranzo normalissimo perché il papa non seguiva nessuna dieta. «Mangiava quello che mangiavano gli altri e che suor Cecilia preparava per tutti noi con la spesa che veniva portata in appartamento con l’ascensore alle 5.30 di mattina. Non faceva diete particolari».


Pope John Paul I - Luciani

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Il libro

«Dopo il pranzo, c’è stato come sempre un breve momento di riposo. Poi durante il pomeriggio il Papa ha continuato a lavorare camminando per l’appartamento. Lo so perché io stavo nella stanza guardaroba e stiravo. Lo vedevo passare avanti e indietro, teneva un libro in mano e leggeva».

“Non perda troppo tempo”

«Poi a un certo punto si è fermato e si è appoggiato sul mio tavolo per scrivere qualcosa. Era sempre molto affabile con noi suore. Mi disse: “Suore, vi faccio lavorare tanto. Fa tanto caldo e io sudo… Non perda troppo tempo a stirare le camicie, basta soltanto il colletto e i polsi, perché il resto non si vede mica…”».




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La buonanotte alle suore

Poi la sera ha recitato i vespri nella cappellina con i segretari.

«Li recitava in inglese – continua la suora – per impratichirsi con la lingua. La sera ha cenato normalmente. E come al solito, dopo cena, veniva a dare la buonanotte a noi suore in cucina. A me chiedeva che messa avevo preparato per la mattina successiva. Dissi che il giorno dopo, 29 settembre, era la ricorrenza dei santi angeli. E lui: “Bene, così domani mattina, se il Signore vuole, celebriamo insieme”».

La telefonata con il cardinale Colombo

«Era sereno, tranquillo, non appariva affaticato. Ha fatto per allontanarsi, ma si è fermato sulla porta e ci ha salutato ancora. Quella sera prima di ritirarsi aveva parlato al telefono con il cardinale Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano. La telefonata era durata una mezz’oretta».




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Il solito caffè

La mattina avvenne il ritrovamento del corpo senza vita di Papa Luciani.

«Noi suore ci svegliavamo alle 5, alle 5.15 eravamo in piedi. Suor Vicenza preparava il caffè per il Papa, io aspettavo che arrivasse la spesa con l’ascensore alle 5.30. Alle 5 e mezza il Santo Padre andava a prendere il caffè nella sacrestia della cappellina e poi si fermava in preghiera fino alle 7, quando iniziava la messa. Quel giorno il Papa non era uscito. Suor Vincenza aveva visto che il caffè era ancora lì e non era stato toccato. Ricordo che eravamo entrambe nel corridoio dell’appartamento e lei mi disse: “Vieni, proviamo a bussare alla porta, il Santo Padre non è ancora uscito”. Lei andò avanti a bussare. Nessuno rispondeva…».

Tre fogli in mano

Erano le 5.30. A quel punto le suore decisero di aprire la porta.

«Suor Vincenza è entrata per prima, e ho sentito che diceva: “Santità, lei non dovrebbe fare questi scherzi con me”. Mi chiamò ed entrai anch’io. Ho visto anch’io che era morto, immobile disteso sul letto. La luce era accesa e il Papa indossava gli occhiali. Aveva tre fogli dattiloscritti in mano, le mani erano appoggiate sul petto, come accade a chi si addormenta mentre sta leggendo. Non aveva la faccia sofferente, era disteso, con un leggero sorriso, sembrava che dormisse. È morto senza accorgersene, non c’era alcun segno, dev’essere stato qualcosa di fulmineo».




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Preparava l’Angelus?

Su quei fogli nessuna traccia misteriosa. «Ho solo questo ricordo – afferma la religiosa – sui fogli dattiloscritti ho potuto scorgere un paio di righe. Era il brano evangelico dove si citano le parole “mangione” e “beone”…».

Il brano che riporta queste parole di Gesù: «È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori»(Matteo 11, 18-19).

«Si, io ricordo quello – conclude Suor Margherita – Credo che stesse leggendo per prepararsi all’Angelus della domenica successiva o per l’udienza del mercoledì».

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