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Debora Vezzani, neomamma di Emmanuele Maria: qualche domanda e una sorpresa! (VIDEO)

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© Debora Vezzani - Facebook

Paola Belletti - Aleteia Italia - pubblicato il 12/12/17

Tanti di noi già la conoscono e la apprezzano per la sua ricca e coraggiosa testimonianza di fede al servizio della quale ha messo il suo talento di cantautrice. E' diventata mamma da poco. L’abbiamo contattata per una breve intervista. Come vive l’esperienza della maternità alla luce, sempre nuova, della fede in Cristo?

Cara Debora, come stai? Intanto grazie di cuore della tua disponibilità. La prima domanda è quante ore (non) dormi a notte, così so quante domande farti dopo.

Grazie a voi!

Allora non ho dormito del tutto per i primi quindici, venti giorni dopo il parto; e devo ancora recuperare. La privazione del sonno è dura, infatti ho i nervi a fior di pelle. Ora dormo… un po’.

(Sorride, si sente la tensione tipica del genitore di neonato. Teme di sbilanciarsi. Ndr)

Sono sempre sul chi va là, non voglio cantare vittoria.

Il piccolo Emmanuele Maria è nato il 19 ottobre.

E che santo gli è capitato in sorte?

San Paolo della Croce.

Lo conoscevi già?

No, però ora però lo scomodiamo tutti i giorni.

Com’è il vostro bimbo? Bellissimo, di sicuro. È bello paffuto?

È lungo. Ed è nato di 4 ,580. È stato doloroso il parto!(aggiunge di sua spontanea volontà e come può essere altrimenti? Partorire è un’esperienza potremmo dire quasi iniziatica, proprio per via del dolore e della gioia, del corpo al quale dobbiamo obbedire. ndr). Molto…

Senza analgesici, primo figlio, e in più aveva un braccino girato. Quattro chili e mezzo di bimbo, insomma…

Ho fatto il parto in acqua.

E tuo marito? Come ha partecipato durante il travaglio e la nascita di vostro figlio?

Lui stava a bordo vasca; ha versato acqua esorcizzata, pregava; è stata una cosa molto sacra. Io avevo il crocefisso tra le mani, con il rosario avvolto, un bel momento di preghiera intenso forgiato nel dolore, sincero.

“Quando partorirò voglio dire il rosario”, mi ero ripromessa…

Ma non riuscivo; allora dicevo cose brevi, invocazioni, come “il mio parto, nel Tuo parto” “partoriscilo Tu nella Tua Divina volontà”, questo quando riuscivo ad essere lucida.

Davvero, cara Debora, la nascita di un figlio sconvolge e cambia così profondamente?

Sì, davvero. Ed è così non solo per la parte delle cose pratiche. Il sonno, la gestione della quotidianità…

Cambia, anzi ti si apre un mondo. Si vive di fede, anche ora, ancora di più; ma qualcosa di concreto e pratico. Che è carne; lo è ancora d più.

La cosa in particolare che mi ha sconvolto è stato pensare che Dio si fida così tanto di me da mettere nelle mie mani un figlio!

Un figlio che lui ha pagato col Suo sangue (dovreste sentire come la sua cadenza emiliana esprima il suo essere quasi sopraffatta da questa consapevolezza, ndr); sapendo già che involontariamente gli farò del male; che deluderò il Signore nel prendermi cura di mio figlio, perché è ovvio, non è che io sia perfetta; ma Lui si fida così tanto di me da darmelo in mano… Bè, ho provato un senso di vertigine, un senso di vuoto come quando scendi dalle montagne russe.

Resti incinta e pensi sia una grande dono poi nasce e pensi che Dio abbia giocato d’azzardo: è troppo!

Cioè, finora abbiamo scherzato?

No, però adesso si fa proprio sul serio. Adesso tocca a te davvero, non a parole, ma nella pratica. Non è che avevo scherzato, però essere messi in mezzo ad una cosa così grande è proprio un’altra cosa.

Ho tra le mani un’anima immortale: prima non c’era e ora ci sarà per sempre!

Mi ha scioccato, lo sapevo, è vero; ma ora è lì davvero. Non c’era e ci sarà per sempre, ora. E poi anche sapere che hai la responsabilità di riportarlo a casa. Attraverso di te, il Signore, lo aspetta di nuovo nelle Sue braccia. Nasce nell’esilio ed è compito nostro, di genitori, riaccompagnarlo alla vera casa.

Sappiamo che sei impegnata anche a ultimare il tuo libro: ci puoi accennare qualche cosa per il pubblico di Aleteia e in particolare per For Her?

Ho ultimato il libro, sì. Ora lo devo correggere, rileggere; sì è ancora è in corso, questo libro.

Mi è stato richiesto dal teologo Robert Cheaib. Sarà per la Tau editrice, all’interno di una collana che si chiamerà “Cronache di resurrezione”, una serie di libri in cui si racconteranno storie di conversione e resurrezione. Uscirà a febbraio 2018.

È stato faticoso; mi è stato chiesto negli ultimi mesi di gravidanza; ho passato gli ultimi due mesi prima del parto e il primo mese della vita del mio bimbo dedicandomi anche alla stesura di questo libro.

Ho avuto giorni interi di contrazioni (una fase prodromica decisamente lunghetta, in effetti…ndr)

Tra una contrazione e l’altra scrivevo il libro. Credo sia un libro materno. Dio mi ha messo in questa condizione; come se mi dicesse nella pratica ti insegno cosa vuol dire fare il genitore. Partorire un libro e un figlio, quasi contemporaneamente. Mi ha fatto ripercorrere la mia vita e il Suo accompagnamento materno, nella mia vita, proprio mentre io stavo per diventare mamma! Tutto concreto. Il libro, il parto, la fede, tutto!

“Adesso non parliamo più. Fai e basta”.

Così, è come se mi avesse detto, con queste circostanze.

Quando è nato mio figlio scrivevo mentre allattavo …una specie di scrittura acrobatica.

(Guardate che belle foto! C’è tutto: gioia, stanchezza, fatica, bellezza, testimonianza, vita! E la scrittura acrobatica, mentre allatta)

Ora che sei mamma, oltre ad essere ancora più bella – e magari un po’ stanca, ma poi passa-  come è cambiato il tuo sguardo su di te? Su tuo marito?

È una domanda enorme. Guardo la mia vita così, rispetto a mio figlio: vedo la necessità di accompagnarlo a casa. Mi è venuta voglia di fare un popolo di figli, di avere un popolo in casa. Siamo aperti alla vita, senza ansia quel che vuole il Signore noi lo prendiamo.

Lo sguardo su mio marito è ancora più di amore, ancora più di vocazione, di una vocazione che sta andando verso il suo compimento. Perché la nostra vocazione è per la santità, e di quella, se ne parla a fine corsa. Si è chiarito di più qual è la vocazione nostra, nel matrimonio e nella famiglia.

Ma prima di tutto io sono figlia di Dio, donna e mamma. Mi si è chiarito di più come la vocazione principale della donna è fare la mamma. Prima dicevo che ero una cantante. Ora vedo che tutto il corpo e tutta l’anima sono fatti per la maternità.… è stato spaventoso scoprire le potenzialità del mio corpo.




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Anche ora che di mio sarei una dormigliona, reggo anche se non dormo o dormo poco. In noi è tutto fatto per essere mamma, per accogliere un’altra vita. Ed è bello anche vedere in atto i due ruoli di mamma e papà che sono complementari e per nulla uguali; si vede che la mamma è una cosa e il papà è un’altra. E il nostro amore vediamo che dà la gioia al bimbo.

Un’altra cosa che mi ha fatto riflettere è il suo atteggiamento, di mio figlio intendo: quando nella scrittura si dice “come bimbo svezzato in braccio a sua madre” (cfr Sal 130, 1-3) ecco, lui sta completamente abbandonato nelle mie braccia, potrei fargli tutto.

(I Salmi e soprattutto questi così viscerali e materni sono particolarmente significativi nella vita e nella conversione di Debora. Ora, ne siamo certi, il suo commovente canto Come un prodigio è ancora più vero perché lo sta “pagando” con le sue stesse viscere, con il suo stesso amore materno per Emmanuele. E il suo cuore è già stato dilatato per comprendere che quel figlio viene da più lontano. Che è un prodigio e non è un suo possesso! Ndr)




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Mio figlio mi insegna come devo essere io con Dio.

Mi cambi, mi svesti, mi dondoli, va bene tutto, mamma!…Ecco come devo stare io nei confronti di Dio. Di quel che mi succede intorno non mi devo nemmeno preoccupare troppo. La fame? Non è per sempre, dormo, mi porta Lui, manco me ne accorgo. Tutti concetti che insegna un bambino, un neonato. Questa cosa mi ha proprio sconvolto; io ci pensavo già che dovevo fidarmi di più. Ma non è così! È un’altra cosa ancora! E’ di più!

Il mio sforzo di capire l’abbandono era una cosa pallidissima in confronto a questa esperienza: non avevo capito niente!

E il tuo rapporto con la Madre Celeste? È cambiato?

Sì! Ho vissuto tutta la gravidanza meditando di fondermi nella Sua gravidanza e parto, nelle sue aspettative e attese. Avere Emmanuele tra le mani e pensare a Maria che sapeva che fine doveva fare Suo figlio, per il bene di chi l’avrebbe ammazzato…io ho provato a fare questo esercizio. Facciamo che io sono Maria e lui è Gesù. Devo offrirlo, con infinito dolore e infinita gioia e amore. Perché lei godeva di Dio. Adesso questo bambino lo do al macello per la salvezza di tutti. Lì non resisto; provo una vertigine, io mi ritiro…

Negli scritti della Piccarreta, (la Serva di Dio Luisa Piccarreta che ha avuto rivelazioni private raccolte in vai scritti nei quali si riferisce spesso alla Divina Volontà, ndr) c’è scritto che la Madonna dopo che ha sepolto Gesù è tornata lungo la strada del Calvario; e ha detto passando accanto al luogo della crocifissione: “Croce così dolorosa e così santa” e ha baciato la Croce perché ha salvato le anime… come posso immaginare io di dare mio figlio e di ringraziare?

Allora io Le chiedo di aiutarmi ad essere mamma, di essere lei la mamma, addirittura mentre io mi limito a fare l’”assistonta”, neanche l’assistente; e Le chiedo di insegnarmi ad amare.

Perché Dio è Dio, ma Lei che è creatura ha avuto un amore come Dio: Le chiedo di vedere un po’ così mio figlio, di saperlo lasciare andare. Non ho paura di lasciarlo andare, alla morte o alla sua vocazione, di darlo a Dio. Con quella fiducia che ha avuto Lei e che mi insegna mio figlio con il suo atteggiamento di abbandono.

Il rapporto tra me e Lei, ora, è di contemplare quello che ha fatto Lei, di stare zitta ad ascoltare di modo che Lei mi faccia scuola. Chissà se uno ci arriverà mai! Chiedo di fare dei piccoli passi.

La maternità, il parto e prima la gravidanza mi hanno permesso di amarLa ancora di più.

Voglio essere lì con Lei, in questo mistero gigante; a compatirLa, ad amarLa a consolarLa perché ha fatto tanto.

Hai già una canzone che è sgorgata da questo nuovo grande amore, dedicata al tuo bimbo?

Sì, gli ho scritto una ninna nanna quando ero incinta, all’inizio. Gliel’ho scritta, affidandolo ai Tre Sacri cuori (Gesù, Giuseppe e Maria) e alla Divina volontà.




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Gliela stai cantando?

Sì sì sul fasciatoio, quando lo cambio gli piace. Quando mangia e dorme no; è tutto preso da altro; sul fasciatoio invece si concede il momento ricreativo musicale.

Puoi salutare i nostri lettori che già ti seguono con affetto? La tua voce e il tuo sorriso per Aleteia, please!

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