Noi siamo anche il nostro lato oscuro.
Senza il nostro lato oscuro non siamo perfetti, siamo incompleti, atrocemente zoppi e si dice zoppi non diversamente abili.
Nel Vangelo c’è scritto zoppo, cieco e muto: quelle sono le parole del dolore, perché il dolore può essere consolato e può anche renderci forti come lo sono le spade di acciaio temprate nel fuoco, ma a patto di non negarlo, di guardarlo in faccia.
Il lato demente della nostra epoca è l’eliminazione del dolore. Tutto. La vergogna è dolore. La paura è dolore. Quindi li eliminiamo.
Eliminiamo il lato oscuro.
Schiacciare un bambino con la vergogna è un gesto grave, che lo renderà insicuro.
Permettere a un bambino di non provare mai vergogna è un comportamento folle che lo spingerà verso il disturbo narcisistico di personalità e il disturbo antisociale, ampollosi termini in psicologichese con cui oggi si indica il piacere di fare il male.

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Quanto la mia cagnolina Favola è scappata in mezzo alle vigne con il labrador della vicina di casa mentre era in calore e mi ha scodellato i cuccioli, sono rimasta ammirata per la sua capacità di fare la cosa giusta al momento giusto.
Quando i cuccioli erano piccolissimi per loro era dolcissima, quando sono stati più grandi lei li metteva in riga quando sgarravano a sganascioni e ringhiando. Si rifugiavano sotto il termosifone. Quindi il processo educativo necessita di amore, guida, accoglienza e timore.
Dove non c’è timore non può esserci processo educativo. Questo suona terribile. Il timore? No Mai.
E invece è così: il processo educativo necessita di timore, il timore di rabbuiare la mamma, il timore dell’insufficienza. Tra l’altro imparando a sfidare il timore si impara il coraggio.
Bambini di tre anni che tengono in pugno i genitori, sedicenni che informano che loro non andranno più a scuola? Questi figli sono stati allevati secondo i dettami della pedagogia demente: senza timore.

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Che nessuno si faccia illusioni: dove non c’è timore il processo educativo si ferma. Non può esserci solo timore come nella terrificante pedagogia cosiddetta nera (Shreber) ma non può esserci l’assenza del timore.
Un bambino è perfettamente in grado di tollerare il timore del padre o della madre. È la mancanza di processo educativo che lo annienta, lo riduce a un piccolo reuccio terrorizzato.