Una metafora con un "mordente" tutto particolare: la vita interiore del cristiano secondo un dentista "trascendentale"
di Giovanni Biolo
La parte interna del dente, la polpa dentaria, riceve i vasi sanguigni, i vasi linfatici e le fibre nervose per dare al dente il nutrimento e la sensibilità (anche se ho conosciuto denti molto più sensibili dei loro padroni).
Quando la carie arriva troppo vicino alla polpa, il nervo è così infiammato che è necessario toglierlo e mettere al suo posto un cemento come riempitivo e sigillante: la famosa devitalizzazione.
È impropria la definizione “dente morto” del linguaggio comune. Sarebbe più corretto dire “dente vivo, ma non più vitale”.
Da fuori è quasi impossibile dire se un dente è devitalizzato o meno: mastica come gli altri, esteticamente si mimetizza bene… solo ai raggi X la diagnosi è chiara.
E noi? Se facessimo i raggi X, potremmo capire se siamo cristiani “devitalizzati”, ossia “vivi, ma non più vitali”?
La risposta è nella presenza o meno di vita interiore: l’argomento dento-teologico di oggi!
Tutto nasce da un incontro. L’incontro più o meno casuale (?), più o meno felice o anche più o meno doloroso con una persona viva che è Cristo.
E fin qui tutti abili e arruolati.
Il problema però è che questa “conoscenza” va mantenuta viva, presente e quotidiana.

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I santi, infatti, sono tali perché sono connessi in wi-fi h24 con Dio, hanno il 4G che prende sempre e dappertutto (quasi come le trasmissioni di Radio Maria)… ma noi very normal people non possiamo accontentarci di un modem 56k che si connette si e no alla Messa domenicale!
Lascia stare la frase “i veri amici sono quello che li vedi solo due volte l’anno e tutto è come prima”! Prova a dirlo alla tua fidanzata/moglie “vediamoci solo due volte l’anno… tranquilla per me sarà sempre come ora”!