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Qual è il compito che mi ha affidato Dio?

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Bardia Photography-(CC BY-NC-ND 2.0)

padre Carlos Padilla - pubblicato il 08/12/17

In questo Avvento voglio vigilare e non essere chiuso in me stesso

Inizia l’Avvento e voglio stare attento al passaggio di Dio nella mia vita. Voglio vigilare e non essere chiuso in me stesso. Ascolto: “Vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!

So che Dio dà a ciascuno un compito. Qual è il mio? Che missione mi ha affidato? Spesso vedo molti compiti e mi sento piccolo di fronte a quella sfida immensa. Resto sopraffatto da quello che ci si aspetta da me. Da tutto quello che non faccio. Vedo le persone che Dio mi ha affidato. Mi ha messo lì per vigilare. Per stare attento ai pericoli. Voglio vegliare, voglio vigilare. Ma a volte vivo chiuso in me stesso.

Giorni fa una persona mi parlava del pericolo di chiudersi in sé. Succede quando penso solo a me, a quello che sta accadendo nella mia anima. Vivo angosciato da tutto ciò che mi succede. Soffro tra le mie paure. E allora smetto di guardare al di là delle mie preoccupazioni immediate. Non vedo nessuno se non me stesso. Non vedo Dio che agisce in mezzo al mio deserto.

Sono chiuso in me stesso, preoccupato, angosciato. Non vedo Dio che sostiene i miei passi. Mi piace quando Gesù mi dice di vigilare, di stare attento, perché viene da me. Mi piace pensare che venga. È vero che non conosco il momento in cui verrà da me. Non so quando mi abbraccerà senza che me lo aspetti. Non so quando mi dirà di agire o di rimanere tranquillo. Non riesco a vedere la sua presenza nelle mie notti e in mezzo alle mie paure. Non distinguo il suo volto. Non sento la sua voce dentro di me perché non taccio.

Voglio guardare e scoprire Gesù nei miei giorni e nelle mie oscurità. Nelle mie tenebre e nel mio freddo. E aspetto un incontro profondo con Lui che mi cambi la vita. Sogno di vedere il suo volto e di toccare le sue piaghe. Voglio convertirmi una volta per tutte. Vorrei vedere Gesù che nasce per dare un senso alla mia vita, io inginocchiato in quella grotta fredda. Mi rallegra pensare alla possibilità di vederlo quando sono angosciato per il tanto lavoro e le preoccupazioni.

Vorrei vivere senza preoccupazioni. Quando gli impegni mi schiacciano e non riesco a star loro dietro. Quando vivo chiuso in me stesso, preoccupato e angosciato. E allora mi mancano le forze per camminare da solo. E voglio che Gesù venga da me e mi dica che è con me, che ha bisogno di me, che è nato per dare un senso alla mia vita. Desidero toccarlo, come Maria toccava Gesù tra le sue braccia. O come San Giuseppe lo guardava commosso. O come lo contemplavano quei magi e quei pastori che hanno lasciato tutto per vedere Gesù.

Voglio vedere il suo volto in mezzo a una grotta, in mezzo alla mia notte, in quella notte di Betlemme, quella fredda notte invernale. Ma credo che spesso mi preoccupo del mondo che mi inquieta. Mi mancano le forze per vigilare sempre e stare attento a ciò che può accadere. Sarà colpa del mio peccato. Delle mie mancanze e delle mie imperfezioni. Non sono perfetto. Mi stanco di sforzarmi e vigilare. Mi stanca essere sempre attento.

Ho bisogno della forza di Dio per continuare a stare in piedi. Diceva padre Kentenich che “quando quel compito di vigilanza riposa solo nella virtù non potremo liberarci dalla stanchezza, come la vedetta sulla sua torre soffre quando si affatica a mantenere l’attenzione fissa sull’orizzonte ed evitare ogni distrazione. Per svolgere il lavoro di vegliare e stare attenti serve l’aiuto dello Spirito Santo”.

Vedo tante imperfezioni nella mia anima. Tanto peccato. Tanti buoni propositi incompiuti. Vedo che non faccio ciò che voglio fare. Non faccio il bene che voglio e non evito il male che temo. Non vigilo. Non sto attento per vedere dove sono tentato nella vita e mi lascio trasportare. Non amo profondamente chi mi ama. Non mi dono con generosità quando mi viene richiesto. Ho bisogno che venga il suo Spirito.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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