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Gesù non è il tuo “asso nella manica”

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Randy | CC BY 2.0

David Mills - pubblicato il 07/12/17

Il Signore non ha permesso accidentalmente a chi lo seguiva di insegnare con autorità

Sulla pagina Facebook di un amico, un commentatore ha inserito una tirata lunga, ripetitiva e non molto coerente dichiarando il Purgatorio “non biblico”. Tra le altre cose ha scritto che “Paolo era un ebreo convertito al cristianesimo, e le lettere che ha scritto erano indirizzate a Chiese specifiche con specifici pregiudizi. Essendo stato ebreo, non poteva sicuramente scrollarsi di dosso tutte le antiche tradizioni di questa linea di pensiero, un po’ come fa lei. Per noi non è importante perché non è quello che ha detto Gesù. Paolo non è superiore a Gesù”.




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Quest’uomo dichiara con certezza cos’è e cosa non è “biblico”, e dal suo punto di vista in modo abbastanza corretto. Ma ecco l’aspetto bizzarro. Ritiene che San Paolo non solo sbagli, ma sia fondamentalmente inaffidabile. L’apostolo avrebbe scritto sulla base di “pregiudizi” e “antiche tradizioni” che non poteva “scrollarsi di dosso”. Il suo criterio per decidere ciò che in Paolo è pregiudizio e tradizione sembra essere “le cose che Paolo ha detto e che Gesù non aveva ancora detto”. Penso che si tratti in realtà delle “cose che Paolo ha detto che non mi piace che Gesù non abbia ancora detto”, ma forse non è così.

Che lo sappia o no, sta dicendo che il Nuovo Testamento al di fuori dei Vangeli non insegna con autorità. Paolo e gli altri scrittori non potevano liberarsi dell’educazione che avevano ricevuto. Dicevano cose con quella che ritenevano un’autorità apostolica ma non erano vere. Solo Gesù parla con vera autorità.

Questo vuol dire non “Gesù”, ma “la mia versione di Gesù”. Il problema nell’usare Gesù come fa quest’uomo è ritenerlo un recipiente in cui possiamo inserire tutto ciò che vogliamo. Egli è venuto a predicare la buona novella e a morire e risorgere, non a dirci tutto ciò che dobbiamo sapere per seguirlo fedelmente dopo che è tornato al Padre.

Separare Gesù da Paolo e dal resto del Nuovo Testamento, e dalla Chiesa che è il suo Corpo, ce lo fa usare come “asso nella manica” che prevale su ogni argomentazione. È una tentazione cristiana perenne da cui la Chiesa ci difende, e una delle cose che mi hanno attirato alla Chiesa stessa.

Alla ricerca di Gesù

Quando ero un ragazzo vagamente cristianizzato, la gente ha provato a mostrarmi Gesù, e la benedico per averlo fatto. Notavo che Gesù cambiava da persona a persona, e che nessuno dei Gesù che mi venivano presentati si adattava a quello di cui leggevo nei Vangeli.

Quelli che mi venivano presentati erano sempre più belli di quello della Bibbia, e molto più prevedibili. Questi Gesù tendevano a rispettare un modello, quello dei Vangeli no. Non lo avevo etichettato. Questo mi suggeriva, per quanto fossi annebbiato all’epoca, che le storie indicassero un uomo reale. Uno scrittore avrebbe poi buttato giù la storia.

E i miei amici facevano in effetti così. Presentavano due versioni diverse. Alcuni mostravano quello che immaginavo un Gesù biondo simile a un surfista, il Gesù tranquillo che ci diceva che andavamo benissimo così, altri presentavano il Gesù rivoluzionario. Ora lo chiamerei il “Gesù della giustizia sociale”, ed era quello che voleva portarci in prima linea, farci agitare i pugni in aria e e lottare contro l’establishment. Preferivo di gran lunga il secondo.

Per essere giusti, alcuni amici evangelici presentavano un Gesù più simile a quello di cui leggevo nei Vangeli, ma anche quello era un altro modello. Era un Gesù salvatore. Ci diceva che avevamo peccato e si offriva di salvarci, ma non molto altro. Anche questa versione non corrispondeva all’uomo complesso ed esigente ma anche sorprendente dei Vangeli.

L’effetto su di me era sentire che Gesù era in gioco. Mi chiamava, ma non sapevo bene chi fosse. Aggiungiamo a questo il fatto che i miei amici cristiani discordavano su alcune questioni importanti. Non sapevo come sarebbe finita, ma perfino io riuscivo a vedere il grande gap tra la Messa cattolica amata da alcuni amici e il semplice memoriale amato da altri. Ritenevo che questa differenza ne esprimesse molte altre. Tutti dichiaravano di seguire Gesù in modo vero e pieno, a significare che gli altri non lo facevano.

In seguito, quando ero diventato un cristiano protestante di stampo episcopale, ho adottato un altro uso di Gesù, come recipiente e asso nella manica. Gli episcopali rinnovatori non amavano molte delle discipline cristiane classiche, soprattutto quelle relative a quello che si poteva fare a letto. San Paolo ne aveva previste, e loro sostenevano che sbagliava. Dovevano farlo, visto che leggevano le sue lettere in chiesa quasi ogni domenica. Paolo non capiva il Vangelo liberatore predicato da Gesù e imponeva una serie di regole alla nuova comunità cristiana.

Ora che ci penso, combinavano il Gesù surfista con quello rivoluzionario. L’effetto su di me era sentire che perfino in un corpo protestante che sottolineava la tradizione Gesù era in gioco.

La Chiesa cattolica

Entrambe le esperienze mi hanno spinto verso la Chiesa cattolica. Mi hanno fatto vedere che quel Gesù non era abbastanza. Il Gesù di cui leggiamo nei Vangeli lasciava molte cose non dette. Non è venuto a dirci quello che ci dicono San Paolo e altri autori del Nuovo Testamento, né quello che la Chiesa ha tratto dal deposito scritto iniziale e dalle tradizioni non scritte (cfr. le sezioni 8-10 del documento Dei Verbum).

È un grande problema, a meno che non intendesse fare così, ed essendo Dio è andata senz’altro in questo modo. Ha formato degli apostoli che “riempissero” la storia per noi e ci mostrassero i meccanismi delle cose. È probabilmente attendibile dire che voleva che avessimo un Nuovo Testamento con delle lettere così come i Vangeli. Ci ha lasciato il suo Corpo, un corpo che si muove e cresce nel corso della storia e che spiega le cose in modo più dettagliato.

Gesù non è in gioco. È nella Chiesa.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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