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“Sarco”, la prima macchina al mondo per suicidarsi

SARCO MACCHINA SUICIDIO

Public Domain

Community La Croce - pubblicato il 06/12/17

di Davide Vairani

E’ stata lanciata la prima macchina al mondo per suicidarsi. Non si tratta né di una storia di fantascienza e tantomeno meno di una fantasia da fumetto. Si chiama “Sarco” è stata costruita esattamente come una automobile che contiene all’interno una capsula che può essere sganciata dalla base ed essere utilizzata anche come una bara.

Philip Nitschke, soprannominato “Dr Death”, ha sviluppato “Sarco” (abbreviativo di “Sarcofago”) con l’ingegnere Alexander Bannick nei Paesi Bassi, con l’obiettivo di renderlo disponibile in tutto il mondo. Ha dichiarato alla rivista australiana “The Weekend” che “il limite sarà la disponibilità delle nuove stampanti 3D”. Il suo team sta “guardando alla stampa 3d usando legno biodegradabile e plastica per la capsula”. I materiali di stampa sono facilmente disponibili, così come l’azoto liquido. Il costo di stampa si aggirerà molto probabilmente attorno ai 1.000 euro. Insomma, uno strumento facilmente accessibile a chiunque.

Secondo Nitschke“Sarco non usa droghe e non richiede alcuna esperienza speciale come l’inserimento di un ago endovenoso … Chiunque possa superare il test di ingresso può entrare nella macchina e terminare la propria vita”. Il test d’ingresso cui fa riferimento è un questionario online, che ha lo scopo di valutare il benessere mentale dei potenziali utenti, al fine di giudicare se siano o meno candidati idonei a togliersi la vita. A questo punto, gli utenti ricevono un codice di accesso che funziona per 24 ore. Dopo che il codice è stato inserito e viene fornita un’ulteriore conferma, la capsula Sarco si riempirà di azoto liquido per portare il livello di ossigeno a circa il 5%. Entro un minuto l’utente sviene e pochi minuti dopo arriva la morte. La capsula può quindi essere rilevata e utilizzata come bara, mentre la base può essere riutilizzata da un’altra persona che voglia suicidarsi.

Ma chi è Philip Nitschke? Celebre per aver eseguito la prima eutanasia in Australia nel 1996 e aver fondato nel 1997 l’associazione “Exit” per il suicidio assistito, periodicamente Nitschke sale alla ribalta delle cronache per le sue trovate in tema di morte procurata.

L’ultima occasione è coincisa col meeting annuale di Toronto organizzato da Exit in ottobre 2017 nel quale è stato dato ufficialmente il lancio di “Sarco”. Da anni Nitschke ha messo in atto il suo piano che si potrebbe definire di ‘anarchia eutanasica’. Su Internet è facilmente reperibile un vademecum per suicidarsi a sua firma, dal titolo “Peaceful Pill Handbook”. Pubblicato nel 2013 e aggiornato in ottobre, è acquistabile al prezzo di 85 dollari e fornisce “informazioni pratiche sulle strategie di fine vita, come farmaci da banco e farmaci da prescrizione, gas e veleni”. Nitschke aveva precedentemente pubblicato un kit di suicidio online che era camuffato come equipaggiamento per la birra artigianale. Venduto per circa 300 euro è stato disponibile nel Regno Unito per oltre tre anni. Prima di diventare uno degli attivisti di eutanasia più famosi del mondo, Nitschke era un medico che praticava in Australia. Entrato in contrasto con la legge dopo non aver segnalato un paziente potenzialmente suicida – che alla fine si è suicidato – ad uno psichiatra. Questo episodio lo ha portato a perdere la sua licenza medica e ad avviare la campagna di suicidio assistito tramite la “Exit International” da lui fondata. Il suo lavoro è stato apparentemente motivato dalla crescente domanda di scelte da parte degli anziani e dall’invecchiamento della popolazione, nonché dalle difficoltà associate all’approvvigionamento dei migliori farmaci per porre fine a una vita in modo sicuro e confortevole.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Nitschke non è un folle solitario. Al contrario. “Exit International” conta ormai dieci filiali in tutto il mondo, dai Paesi Bassi agli Stati Uniti fino nel Regno Unito ed in Australia. Negli ultimi 20 anni, il diritto al suicidio assistito dal medico è stato legalizzato a Washington, in California, nel Vermont, nell’Oregon e in diversi paesi europei. Nitschke crede che il cambiamento di atteggiamento sia derivato dall’invecchiamento della generazione dei Baby Boomer“Ho visto una marcata differenza tra le generazioni”, ha dichiarato a in una intervista a “Newswek”-. “I boomer vogliono avere il controllo della propria morte. A loro non piace l’idea che qualcuno li picchietti sulla testa e gli dica cosa fare”. Ma ogni stato e ogni paese ha una propria serie di regole sull’aiuto medico nella morte, mentre Nitschke crede che il diritto di morire sia un diritto umano, non un privilegio medico o legale. “Nessuno dovrebbe essere soggetto a regole sul fatto che una persona sia malata abbastanza da scegliere di morire”, ha detto.

Un pensiero folle. Ma – se ci pensate bene – in fondo il Nitschke pensiero rappresenta la traduzione più coerente in assoluto dell’idea che ogni uomo ed ogni donna debba essere libero di fare ciò che vuole della propria vita. Se infatti sono libero di decidere da me il destino della mia vita, ne consegue che devo essere altrettanto libero di decidere come, quando e dove terminare la mia vita.

Curiosa e strana idea di libertà. “La libertà ha prodotto scetticismo, e lo scetticismo ha distrutto la libertà. Gli amanti della libertà credevano di renderla illimitata, mentre la lasciavano soltanto indefinita. Credevano di lasciarla soltanto indefinita, mentre in realtà la lasciavano indifesa. Per il solo fatto di trovarsi liberi, gli uomini si trovarono liberi di mettere in discussione il valore della libertà” – G. K. Chesterton, “Eugenetica e altri malanni”, pubblicato  nel 1922

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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