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Sacerdoti millennials, il cambiamento di cui la Chiesa aveva bisogno?

WEB PRIESTS YOUNG GROUP SMILE © The Record CC

© THE RECORD CC

Catholic Link - pubblicato il 05/12/17

di Alvaro Díaz

Poco tempo fa è uscito un articolo sulla rivista Time su un fenomeno sempre più comune negli Stati Uniti: l’aumento del numero di seminaristi e sacerdoti millennials.

Per chi non sa cosa sia un millennial, è l’aggettivo che si usa per chi è nato tra gli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta. Sono coloro che sono diventati adulti col cambiamento di millennio in un’epoca di picco economico e sviluppo tecnologico vertiginoso. Le loro caratteristiche sono quelle di chi vive nell’epoca delle nuove tecnologie e comunicazioni. In genere sono attivi su varie reti sociali, i loro rapporti si basano su dispositivi mobili, sono attenti a varie cose allo stesso tempo, vogliono flessibilità per non dover rispettare degli orari, tempo per viaggiare, per avere una vita sociale, per il divertimento, per l’ozio, e quando arrivano in un luogo che elimina queste possibilità si sentono frustrati e infelici.

E questi giovani, presenti in tanti ambiti della società, arrivano anche nei seminari e nelle comunità religiose, senza smettere di sorprendere e di richiamare l’attenzione, perché rompono i paradigmi dei profili tradizionali. Non è quindi raro trovarli su Facebook, su YouTube, perfino nei reality show, a mettere in luce i loro talenti, ecc. Sembrerebbe che ci sia un affanno di pubblicizzazione del fatto che ci siano sacerdoti con questo profilo e di questa generazione, come se fosse qualcosa di utopico, innovativo o strano.

Cosa dice questo fenomeno della vocazione sacerdotale e religiosa oggi? Sarà un segno di un vero rinnovamento della vita consacrata?

Ha sicuramente a che vedere con un rinnovamento e direi anche una rivoluzione, ma non come la pensano molte persone che aspettano il momento in cui i sacerdoti saranno più flessibili, più liberali, e non saranno legati alle norme che ritengono anacronistiche e arcaiche, tra le quali ad esempio la questione del celibato. Chi la pensa così non capisce la vocazione come dono di Dio, intendendola come costruzione dell’essere umano. Essere sacerdoti non è una mera professione, un ufficio che è di moda in certi momenti, non è una carriera tra le tante che si possono scegliere in base a capacità, gusti e inclinazioni.

Ricordiamo che la vocazione ha a che vedere con la chiamata e che oggi non è molto diversa da quello che hanno sperimentato gli apostoli o i santi tempo addietro. La vocazione viene da Dio, e grazie a Lui e alla sua misericordia oggi, anche se i tempi presentano cambiamenti che sembrano non adattarsi alla vita religiosa, Dio continua a scegliere e a convocare persone che annuncino con gioia la sua Parola. E all’interno della Chiesa il Signore suscita con il suo Spirito un vento rinnovato, che si adatta ai tempi moderni. Per questo i sacerdoti possono vivere oggi, come millennials, avvalendosi di Instagram, Internet e gli smartphone. Sono accessori che possono aiutare a far sì che l’evangelizzazione sia più incarnata, il che non cambia il fatto che l’uomo continui ad essere uomo e che il suo cuore sia di Cristo, che la sua vita sia consacrata per rendere presente Cristo in mezzo agli uomini.

Ciò che corrobora questa realtà è che la vocazione è opera di Dio e che è significativo che esistano ancora sacerdoti e consacrati in una cultura che si attacca a ciò che è superficiale, che è attenta a tante cose allo stesso tempo e non a ciò che è essenziale – una cultura dello zapping e dello scarto. Nonostante questo, Dio conquista i cuori di giovani che trascendono questi aspetti che non saziano la loro fame di infinito e felicità.

Rendiamo grazie al Signore che mantiene la sua promessa di stare sempre con noi e di offrirci la sua presenza costante e rinnovata attraverso i suoi sacerdoti, che sono testimonianza del suo amore nel mondo.

Alcune frasi che possono servire:

“Servite Dio, siate buoni e fatelo con allegria, con costanza, con umiltà. Non si tratta di imparare un mestiere, ma di portare Cristo nel cuore per poterlo offrire senza riserve agli altri, soprattutto a chi ne ha più bisogno” (Papa Francesco ai sacerdoti)

“Voi, cari seminaristi, non vi state preparando a fare un mestiere, a diventare funzionari di un’azienda o di un organismo burocratico. (…) State attenti a non cadere in questo! Voi state diventando pastori ad immagine di Gesù Buon Pastore, per essere come Lui e in persona di Lui in mezzo al suo gregge, per pascere le sue pecore” (Papa Francesco ai seminaristi)

“Il sacerdote viene sottratto alle connessioni del mondo e donato a Dio, e proprio così, a partire da Dio, deve essere disponibile per gli altri, per tutti” (Papa Benedetto XVI ai sacerdoti)

“Agite come fari di speranza, irradiando la luce di Cristo nel mondo ed incoraggiando i giovani a scoprire la bellezza di una vita donata completamente al Signore e alla sua Chiesa!” (Papa Benedetto XVI ai sacerdoti).

Qui l’originale

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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