Intervista esclusiva ad Aleteia del cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del SinodoL’evento più importante nel 2018 per la Chiesa cattolica a livello mondiale è rappresentato dal Sinodo dei Vescovi sui giovani: una risposta alla sfida più grande che affronta oggi il cristianesimo, cioè, come trasmettere il Vangelo alle nuove generazioni.
A marzo 2018, dal 18 al 24, si svolgerà la riunione Pre-Sinodale dei giovani di tutto il mondo, un’occasione importantissima in cui i ragazzi si racconteranno e confronteranno sui temi di senso della propria esistenza.
Il tema ufficiale scelto da Papa Francesco è “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” (http://www.synod2018.va).
Da qui, ne uscirà un documento che verrà consegnato ai vescovi partecipanti al Sinodo a ottobre in Vaticano.
Per capire meglio le intenzioni di Papa Francesco lanciando questa formula senza precedenti per un summit di tali caratteristiche, Aleteia ha incontrato il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi.
Eminenza come è stato scelto l’argomento del prossimo Sinodo?
Questo tema è stato identificato dalla maggioranza di coloro che sono stati consultati, a partire dai vescovi dell’Assemblea del Sinodo, alle Conferenze Episcopali ai cardinali. Il tema dei giovani è quello che è emerso per primo, il più forte. Ed è anche una continuazione del tema della famiglia, su cui ci siamo già interrogati. Il Papa ha accettato subito il tema dei giovani, e ne ha colto l’urgenza.
Cosa si aspetta da questo Sinodo il Papa?
Si aspetta un movimento. Un cammino forte. Un incontro vero con i giovani e noi i giovani li vogliamo ascoltare, accompagnare, li vogliamo vedere tutti: sia quelli all’interno della Chiesa che quelli più lontani.
Che Chiesa troveranno i giovani?
Vorrei che, anche quelli lontani dalla fede, vedano una Chiesa accogliente e capace di offrire un messaggio attraente, di speranza, in grado di dare ideali.
Come sono stati scelti i ragazzi che verranno al Pre-Sinodo?
Noi ci affidiamo principalmente alla Conferenze Episcopali e saranno invitati circa 300 giovani. L’importante è che siano rappresentativi del loro mondo. Per questo ci aiuteranno le Conferenze Episcopali, le Chiese Orientali, gli operatori, quelli che stanno accanto ai giovani, i rappresentanti di movimenti, associazioni e un buon numero di giovani che vengono da fuori, sia cristiani che di altre religioni e non credenti. Vogliamo fare un grande lavoro di discernimento e avere dei rappresentanti significativi di questi gruppi, di queste realtà. Loro intervengono, saranno invitati da noi, e assumiamo anche le spese di questi giovani.
Seguirete una metodologia particolare?
La metodologia interna sarà quasi come quella Sinodale: ci saranno alcuni interventi, i gruppi di studio, e poi alla fine noi vogliamo che ci sia un documento finale da poter consegnare ai Padri Sinodali. Ovviamente questo incontro avverrà prima della pubblicazione dell’Instrumentum Laboris ed è chiaro che se ne terrà conto. E il tutto verrà sottoposto, come da nostro statuto, prima al Consiglio di segreteria e poi al Santo Padre. Ma, il Consiglio di segreteria è presieduto dal Papa, che viene qui. Lui ci tiene a venire, perché è il presidente del Sinodo. E’ l’unico organismo della Santa Sede che ha come presidente il Papa in persona.
Lei già conosceva il Papa prima che salisse al soglio di S.Pietro: cosa vedeva in lui?
L’ho conosciuto indirettamente ad Aparecida. La fama di Bergoglio in America Latina era conosciuta a livello continentale. Il gesuita bravo, perché i gesuiti sono bravi. Aveva una sua idea di lavorare, che naturalmente non era condivisa da tutti. Era riconosciuto come una persona molto competente per redigere alla fine documenti. Infatti, ad Aparecida lui era il presidente della redazione finale del documento. E’ lui che ha dato gli elementi più importanti. Io l’ho conosciuto in quanto nunzio apostolico in Brasile.
[Più informazioni sul Sinodo dei Vescovi sui giovani www.synod2018.va]