Le ingiustizie tipiche in questo campo vengono chiamate evasione fiscale (non pagare le tasse che spetterebbero legalmente) ed elusione fiscale (sfuggire dalle imposte con escamotages legali, ad esempio fatturando in paradisi fiscali). Sono ingiustizie associate a uno stato della legge civile, che si viola o si elude.
Nella concezione cattolica la legge non definisce la giustizia morale; la giustizia viene prima e la legge deve obbedirle. Un altro problema di giustizia si può porre se le norme legali non sono del tutto giuste – ad esempio, se la raccolta delle imposte si basa più sul consumo (a cui i poveri dedicano tutto ciò che guadagnano) che sulle entrate, o se le imposte sono più sul lavoro (la fonte delle entrate di poveri e classe media) che sul capitale (dal quale traggono entrate apprezzabili solo i più abbienti), o se il patrimonio (in cui la disuguaglianza è superiore che nelle entrate) finisce per essere quasi esente…
Consideriamo un altro aspetto: il bene comune esige non solo una certa equiparazione tra i cittadini, ma anche uguali condizioni per tutte le imprese, di modo che queste ottengano dei vantaggi competitivi, e quindi più mercato e maggiori guadagni, dalla loro produttività, innovazione, ecc., ovvero dal loro migliore servizio alla società. Non, ad esempio, dal pagare meno imposte fatturando in Paesi diversi da quelli in cui generano i propri affari, non servendo così nel società in cui operano. Qualunque sia la qualifica legale, dal punto di vista morale è ingiusto, perché rappresenta una concorrenza sleale nei confronti di chi non ha altro rimedio che pagare lì le proprie imposte, e perché priva la società di risorse necessarie per i servizi di base che promuove l’uguaglianza sociale.
La giustizia economica è un gioco a vari livelli. Comprare prodotti più economici perché il nostro fornitore risparmia le imposte corrispondenti nella nostra società ci rende beneficiari e partecipi della sua ingiustizia. Nella concezione cattolica, la giustizia morale non costituisce in primo luogo un’arma per censurare l’altro, ma una sfida a cui adattare la nostra azione per renderla positiva agli occhi di Dio. Anche nel caso della discussione sulle imposte.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]