Il bambino non ha neanche pianto per la prima volta che l'80% del suo risultato economico nella vita è già determinato da quello dei suoi genitori
di Raúl González Fabre, S.J.
La pubblicazione dei Paradise Papers, notizie filtrate di documenti riservati di studi internazionali e paradisi fiscali, rimette in gioco la questione del pagamento delle tasse dove si generano i guadagni corrispondenti. Grandi personaggi della politica, del mondo degli affari e di quello dello spettacolo appaiono nei documenti dei paradisi fiscali per eludere questo obbligo morale senza – nella maggior parte dei casi – violare chiaramente la legge. Questa alchimia dell’immoralità nella legalità è realizzata da consulenti fiscali esperti.
Pagare le tasse fa da sempre parte della vita morale dei cristiani. San Tommaso d’Aquino e i suoi seguaci, ad esempio, sostenevano che pagare le imposte è un dovere di giustizia dei cittadini, e usarle bene è un dovere di giustizia dei governanti. In entrambi i casi, l’idea del bene comune permette di discernere ciò che è giusto e ciò che non lo è. Si noti che non si parla della convenienza individuale né della qualifica legale dell’atto, ma del bene comune.
Uno degli aspetti fondamentali del bene comune consiste nell’uguaglianza di opportunità per la vita economica. Dal punto di vista dei cittadini è un ideale: non avremo mai tutti le stesse opportunità, ma tutti possiamo muoverci o meno in direzione dell’uguaglianza di opportunità – possiamo renderci più uguali o più diversi.
Una grande preoccupazione del magistero sociale della Chiesa, di cui Papa Francesco parla spesso, consiste nell’aumento della disuguaglianza in molte società contemporanee. È una disuguaglianza che si diffonde a livello generazionale, perché non nasciamo adulti e perché una percentuale delle nostre entrate nel corso della vita si spiega con quelle dei nostri genitori.
In chiave di raccolta
La cosa giusta sarebbe che le nostre entrate personale dipendessero da opzioni, sforzo, meriti, ecc., non tanto dal fatto di essere nati in una famiglia ricca o povera, in un Paese più o meno sviluppato. Nel nostro mondo, però, la disuguaglianza ereditata è circa dell’80%. Il bambino non ha neanche emesso il suo primo vagito che già l’80% del suo risultato economico nella vita viene statisticamente determinato da quello dei genitori.
La disuguaglianza non si gioca solo su come lo Stato spende il denaro (quali servizi di base di istruzione, salute e benessere sociale offre ai propri cittadini), ma anche su come lo raccoglie. La disuguaglianza diminuisce se chi ha di più contribuisce maggiormente alla cassa comune, dalla quale poi escono le spese di cui beneficiano i meno abbienti. Due principi fondamentali sono la capacità (che dove se ne ha la possibilità si contribuisca alla cosa pubblica) e la progressività (che nei segmenti più alti con maggiori capacità si paghi proporzionalmente di più che in quelli inferiori).