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Se la vergogna ti paralizza, ecco come liberartene!

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Artem Postoev - Shutterstock

Maja Krzemień - pubblicato il 29/11/17

Provare vergogna per le cose che abbiamo fatto è naturale, e può aiutarci a migliorare la nostra vita

Brene Brown è una ricercatrice dell’Università di Houston e autrice di Daring Greatly: How the Courage to Be Vulnerable Transforms the Way We Live, Parent, and Lead (Osare alla grande: come il coraggio di essere vulnerabili trasforma il modo in cui viviamo, siamo genitori e guidiamo gli altri). Nel suo libro, scrive che “la vergogna è il sentimento intensamente doloroso per cui siamo sbagliati e quindi indegni di amore e appartenenza. È la sensazione che la ‘versione’ di me che lavora è troppo imperfetta per essere mostrata al mondo”.

La spiacevole esperienza della vergogna è universale. Chi non ha familiarità con il sudore freddo che ci avvolge quando facciamo qualcosa di imbarazzante? La vergogna, insieme alla paura, è una delle prime emozioni descritte nella Bibbia. Conosciamo tutti la storia di Adamo ed Eva, che vergognandosi coprirono il proprio corpo con delle foglie di fico di modo che Dio non vedesse che erano nudi.

La paura di non essere accettati

Una fonte comune di vergogna è la mancanza di accettazione del nostro aspetto fisico. Forse non ci sentiamo abbastanza magri, o abbastanza in forma o sufficientemente ben proporzionati. A volte è solo la nostra immaginazione, o forse non ci prendiamo abbastanza cura del nostro corpo, o semplicemente abbiamo geni che non ci permettono di essere particolarmente belli in base agli standard comuni.

In questi casi, la vergogna è quasi sempre fuori luogo e dovuta a ideali irrealistici. Se non la superiamo, può influire in modo irragionevole sulla nostra vita sociale e la nostra autosima. Dobbiamo accettare il nostro corpo come ci è stato dato da Dio, e fare quello che possiamo per prendercene cura in modo responsabile. Ci sarà sempre qualcuno dall’aspetto più gradevole del nostro. Allo stesso modo, dobbiamo anche essere sicuri di non far mai vergognare gli altri per caratteristiche fisiche che esulano dal loro controllo.

Non tutta la vergogna è collegata a qualcosa di ovvio come il nostro aspetto esteriore. Spesso ci vergogniamo di cose che abbiamo fatto o che abbiamo sperimentato per mano altrui e che sono note a poche persone se non solo a noi. Problemi familiari, violenza, abusi, malattia, dipendenze, cattive abitudini o peccati abituali: una qualsiasi di queste cose – in genere nascoste dietro le porte chiuse delle nostre case, delle nostre labbra e del nostro cuore – può essere fonte di vergogna. Sono momenti o aspetti della nostra vita che cerchiamo di tenere isolati, nascosti dal mondo, e ci provocano un disagio tale che preferiremmo non doverne mai parlare con nessuno.

La vergogna, quindi, è un’emozione sociale, intendendo che la proviamo sempre in relazione ad altre persone. Ci vergogniamo perché qualcuno potrebbe giudicarci e non accettarci. Abbiamo paura di poter essere rifiutati, o di poter perdere il rispetto altrui. Questa paura ci fa nascondere agli altri parte di ciò che siamo.

La Brown spiega che “tutti abbiamo storie personali di vergogna, in genere chiuse a chiave e custodite con cura. A volte ne parliamo con il nostro confessore, il nostro psicoterapeuta o i nostri cari. In genere, però, portiamo questo peso da soli, con la speranza fuorviata di poter far fronte alla vergogna da soli”.

Il rimedio migliore: aprirsi

Purtroppo, più nascondiamo le cose di cui ci vergogniamo, più le rafforziamo. Come dice la Brown, “la paura si nutre di segreti”. Ciò che ha il potere di liberarci dalla vergogna è l’apertura: raccontare a una persona di fiducia la storia della nostra vita, esprimere le nostre emozioni più complicate e condividere i nostri segreti. Anche se è estremamente difficile e richiede l’abbandono della nostra zona di comfort, è l’unica cosa che ci può guarire e aiutare.

In primo luogo, ottenendo il punto di vista obiettivo di una terza persona possiamo capire che non c’è nulla di cui vergognarsi. È possibile che quello che ci provoca ansia e ci fa sentire isolati sia in realtà un’esperienza quasi universale. Nessuno è perfetto, e la maggior parte di noi ha difetti e debolezze simili da un punto di vista o dall’altro. È anche possibile che non siamo le persone che dovrebbero vergognarsi, perché dovrebbe farlo qualcun altro che ci ha fatto del male; in questo caso dobbiamo riconoscere chi è davvero da biasimare, imparare a recuperare l’autostima e perdonare, e se possiamo anche cercare giustizia per il bene della società. Di recente sono venuti alla luce molti casi di vittime di abusi sessuali che hanno provato vergogna e avevano paura di parlare, ma facendolo hanno trovato forza, giustizia e libertà interiore.

In secondo luogo, anche se abbiamo davvero fatto qualcosa di cui vergognarci, scopriremo che c’è la possibilità di superare il nostro passato cercando perdono e redenzione. In entrambi i casi – colpevoli o meno –, una combinazione di confessione sacramentale e assistenza psicologica professionale può aiutare molto a superare la vergogna, e potrebbe essere il passo necessario per farci andare avanti.

C’è posto per la vergogna se siamo davvero colpevoli di qualcosa che merita questo sentimento, ma anche in quel caso non dovremmo mai permetterci di affondare in essa permettendole di imprigionarci. La vergogna è naturale, e dovrebbe spingerci a migliorare la nostra vita. Dobbiamo accettare la verità su chi siamo – molto probabilmente persone comuni con debolezze come chiunque altro – e imparare ad amarci e a perdonarci, e compiere passi quotidiani per diventare persone migliori. Ma non possiamo farlo da soli; aprirci alle persone di cui ci fidiamo e cercare aiuto è il primo passo per una vita più libera e più felice.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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