La sua resistenza è stata la capacità di essere scomodo, tessendo una lotta alla mafia "silenziosa"
Un parroco di periferia, con grandi orecchi e un sorriso disarmante. Un uomo che ha pagato col suo sangue la dimostrazione che il cambiamento è davvero possibile. La sua dolce concretezza – come testimonia chi ha conosciuto Padre Pino Puglisi – ha protetto i bambini e gli adolescenti che le criminalità organizzate volevano sacrificare distruggendone la creatività e il sentimento di efficacia.
Sergio Astori, in “Resilienza” (edizioni San Paolo) accosta il prete siciliano ad un vero e proprio esempio di resilienza.
Padre Pino Puglisi (per tutti i suoi amici “3P”), è stato capace di «accumulare il maggior numero d’informazioni utili, aspettando più che si può, prima di agire», in contro-narrazione rispetto al “presidio del territorio” operato dalle mafie. Forse proprio per questa capacità di “contro-tessitura” 3P è diventato scomodo fino al martirio.
Ucciso in odio al suo ministero sacerdotale
Nelle parole di monsignor Vincenzo Bertolone, vescovo postulatore della causa che il 25 maggio 2013 ha portato alla beatificazione del coraggioso parroco di Palermo assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno, «il riconoscimento del martirio da parte del Santo Padre significa che don Pino Puglisi è stato ucciso in odio al suo ministero sacerdotale».
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La verità di Cristo
«La sua azione – prosegue Bertolone – a favore della giustizia, della pace, della dignità, della promozione dei piccoli affinché fossero liberati dalla malapianta della mafia è stata la ragione di fondo per la quale Bagarella, il capo dei capi della mafia, e i Graviano, che erano i capi di Brancaccio, si vedevano togliere il terreno sotto i piedi in quanto la gente non dipendeva più da loro, e don Pino Puglisi doveva essere eliminato perché in quel territorio non ci doveva essere altro Dio che il dio di “Madre natura” cioè la mafia».
E monsignor Bertolone continua: «Non è stato un prete contro, ma per l’uomo, un sacerdote che ha avvertito il bisogno incoercibile di proporre, in ogni modo e con ogni mezzo, la verità di Cristo».
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La ricetta per vincere la mafia
Per le riflessioni sulla resilienza, 3P è esempio vivo di come si vince la tirannia del tempo vivendo pienamente la propria vita, di come si vince un sistema che controlla con sopruso con la forza di un’inerme debolezza, di come si vince ogni ristrettezza morale e chiusura mentale indicando ai più giovani di guardare con fiducia oltre ogni ristretto confine.
La “strategia” resiliente di Puglisi
Quell’andare e venire di tempi e scelte è proprio della resilienza e il magistrato presso il Tribunale di Caltanissetta Giovanbattista Tona a lo ha riassunto efficacemente in una frase: «Fermarsi, guardarsi indietro, capire che non si è capito e poi riprendere il cammino cercando la direzione, ma senza rinunciare alla strada».
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