Aleteia logoAleteia logoAleteia
giovedì 25 Aprile |
Aleteia logo
News
separateurCreated with Sketch.

Quello che non si è visto del video dell’esecuzione di 21 cristiani egiziani

web-isis-killed-egyptians-christians-capture-video

Capture video

Forum Libertas - pubblicato il 24/11/17

Si è evitato di mostrare come abbiano invocato Gesù prima di essere decapitati

Nel febbraio 2015, il mondo ha saputo dell’esecuzione di 21 cristiani copti egiziani su una spiaggia della Libia. Il video diffuso con le immagini di questi uomini che camminavano vestiti di arancione è diventato un simbolo dell’intolleranza religiosa del gruppo terroristico dello Stato Islamico.

Il titolo del video diffuso dal Daesh conteneva una minaccia: “Un messaggio firmato con il sangue della nazione della Croce”. Secondo l’avvocato e attivista per i diritti umani Jacqueline Isaac, la maggior parte del materiale non è stata mostrata dai media.

Si è infatti evitato di mostrare il momento in cui le vittime hanno rifiutato di convertirsi all’islam. Alcuni dei cristiani hanno recitato le loro ultime preghiere. Quando stavano per essere decapitati, tutti hanno gridato all’unisono “Ya Rabbi Yasou”, un’invocazione comune tra i cristiani egiziani che significa “O mio Signore Gesù”.




Leggi anche:
Strage copti in Egitto, vedova perdona gli assassini: la reazione del giornalista musulmano è illuminante

“In altre parole, è stata data loro l’opzione di convertirsi all’islam o morire”, ha spiegato l’esperto di terrorismo e autore di vari libri sul tema Walid Shoebat. “E tutti hanno rifiutato, rimanendo fedeli fino alla morte”.

La Isaac ha partecipato questo mese a una riunione sul tema “Stato Islamico e minoranze religiose”, promosso dal Comitato per gli Affari Esteri del Congresso degli Stati Uniti, in cui si è denunciata la difficoltà del Governo a far fronte a quanto accade in Medio Oriente, come il genocidio dei cristiani.




Leggi anche:
Parla Beshir, il fratello di due dei 21 copti uccisi dall’Isis

L’avvocato ha spiegato che era in Egitto e ha fatto visita alle famiglie di 15 degli uomini morti in Libia. “Mi ha colpito la loro fede”, ha detto al sito cristiano CNS. “Essendo cristiana, ho pensato a cosa avrei fatto se mi fossi trovata io in quella situazione. Ho sentito i genitori dire: ‘Grazie a Dio oggi [i miei figli] sono in cielo’”.

La Isaac ha anche sottolineato la storia di uno dei 21 egiziani che si erano recati nella vicina Libia per cercare lavoro finendo per essere catturati e uccisi dagli jihadisti. Qualche giorno prima di essere decapitato, aveva chiesto alla moglie di insegnare ai loro figli “la fede in Gesù Cristo”. La moglie di quest’uomo, di cui non ha rivelato il nome, ha detto che il marito sapeva di trovarsi in una situazione pericolosa e che non ne sarebbe uscito vivo, ma la sua preoccupazione principale era il futuro dei bambini.




Leggi anche:
I copti, un bersaglio non casuale

La Isaac ha affermato di essere stata anche in Iraq, dove a causa della persecuzione molti yazidi si stanno convertendo. “Ho verificato in Iraq, dove un gruppo yazidi ha trovato una chiesa cristiana e ha ricevuto il sostegno di tutti, vedendosi offerti rifugio e assistenza…, [come le minoranze] stanno lottando. Stanno dando tutto ciò che hanno”.

Il missionario libico Shahid (nome modificato per motivi di sicurezza) ha detto al programma cristiano Leading The Way di aver battezzato musulmani convertiti su quella stessa spiaggia della Libia in cui i cristiani copti sono stati decapitati dagli estremisti dello Stato Islamico.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

Tags:
cristiani perseguitati in iraqdaeshisisterrorismo
Top 10
See More