Non li conosco di persona, me ne arriva un riverbero. Voglio far loro da sponda, al massimo spero di fare la torcia, che ci butta su un po’ di luce. Parlo di loro, marito e moglie. Fotografa professionistaehairstylist per l’alta moda. Figlia e figlio tornati alla fede. Mamma e papà di Francesca Edith.
Carlotta (Bertelli) e Gianluca (Guaitoli) si amano, da sposi, amati. Da Dio e dalla bellezza che li bracca su tutti i fronti, li accerchia e tende loro agguati. (Sentite in questa intervista come Gianluca parla di sé, del suo lavoro e di come è cambiato radicalmente da quando lo fa a quattro mani con il Signore!)
Leggendo la loro storia, qua, mi è tornato alla mente un episodio di dodici anni fa, circa. Un incontro fugace in un parcheggio, due minuti di parole e un affaccio imprevisto sul mondo di luce e spirito al quale la nostra carne fa velo, no, non sempre. Lo mette in scena.
Facevo selezione del personale. Stavamo cercando alcuni commerciali tosti, per vendere servizi complessi ad aziende, il B2B. Con un po’ di ricerca diretta arrivo ad incontrare alcune persone con storie professionali notevoli.
Dietro due fogli di curriculum, dei mondi. La mia fatica, e anche la professionalità cercata, si concentrava nel voler approfondire ma poi nel dovere circoscrivere.
Eppure da quelle “chiacchiere strutturate a scopo ricerca personale” tracimava la vita.
Finisce la mattinata di colloqui. Un candidato ed io ci troviamo per caso vicini nel parcheggio dal quale avevamo voglia di partire entrambi, stanchi della tensione della mattinata e affamati.
Ma quel giovane uomo mi racconta che quello che ci eravamo detti poco prima gli era rimasto attaccato. “Sì, la bellezza chiama, come dicevamo. È proprio vero”. E mi racconta di una modella, una ragazza giovane e bellissima con cui aveva collaborato, che non per la nausea della moda e della bellezza estetica ma perché quella era solo un indizio che lei ha seguito, affamata, lei pure, si era “fatta suora”. Di clausura. Ed era bella, bellissima. Di più ancora, dopo, sebbene “spogliata”. Nel raccontarlo ha capito che non si era ingannato.
Carlotta è una fotografa, donna. Moglie, madre.
Racconta delle sue fatiche e della sua passione che sembrano finestre, sull’interiore e sull’esteriore. Sulla verità del suo intimo e la bellezza dei volti che restano oscuri fino a che lei non li mette al buio, in silenzio.
Poi li illumina e quelli si svelano. La luce, dopo il buio e l’attesa, li fa cantare. Io ne avrei quasi paura. E desiderio.
Niente, pare funzioni davvero così. Se ti attardi a guardare le cose, se indugi, se lasci che la luce le tocchi e le sveli ne resterai rapito. Che benefica distanza dalla smania di ottimizzare ed essere sempre produttivi!
“Tenerezza e incantemanto, incantamento perché quel volto è abitato. Perdersi, perdere tempo, a guardare. L’indugio come premessa allo svelamento…(Don Angelo Casati)”
Questa una delle frasi ad introduzione alla mostra “I silenzi della luce. Il volto rivelato”, allestita a Modena a marzo 2017.
Il volto, lo sguardo. I corpi. Le rughe. (Persino una pancia con le smagliature può essere setaccio che filtra l’acqua della bellezza, vien fatto di pensare).
Ho trovato in rete anche un’altra intervista, a Carlotta, prima che diventasse madre e moglie ma già eccellente fotografa. Era il 2012.
Racconta di come sia esplosa in lei la passione. Grazie ad un amico. Lui sì, allora, fotografo. Ora, invece, monaco buddista (avrà seguito anche lui un richiamo più forte?). E lei fotografa, lightpainter, emadre, ora. Nel servizio uscito su Credere e rilanciato proprio Aleteia dice di come la maternità l’abbia trasformata. E abbia trasformato tutto.
Cosa c’è di più potente e decisivo, innovativo e vero che far nascere un’altra persona? Prima dentro, al buio, nascosta, poi rivelata e rivelatrice? Il parto, i primi sguardi, i primi mesi sono davvero così. Un mistero sconvolgente che inghiotte tutto e sembra ridisegnare con la sua luce i confini alle cose.