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Presunti abusi sui chierichetti, la verità del cardinale Angelo Comastri

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 21/11/17
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Dopo il servizio de “Le Iene”, il Vaticano prova a far luce su una vicenda che sta scuotendo in queste ore la Chiesa

Presunti abusi al preseminario San Pio X, il cardinale Angelo Comastri respinge ogni accusa e ricostruisce la storia delle informative sui presunti abusi nei confronti dei chierichetti.

Cerchiamo di ricostruire questa storia che il Vaticano intende approfondire per far emergere la verità.

I presunti abusi sessuali

Tutto nasce dopo il servizio giornalistico del programma televisivo Le Iene (12 e 19 novembre) e la denuncia di un testimone dei presunti abusi raccolta da Gianluigi Nuzzi nel libro Peccato originale.

La denuncia è di presunte violenze sessuali che un giovane sacerdote, nato in provincia di Sondrio e che fino a pochi giorni fa operava a Colorina (sempre in provincia di Sondrio), avrebbe usato nei confronti di chierichetti poco più giovani di lui all’interno del preseminario nella Città del Vaticano. I primi abusi risalirebbero al 2005 e 2006 e sarebbero proseguiti per diversi anni.

Il prete oggi 25enne, che dalla nascita e fino ai 12 anni ha vissuto con la famiglia nel Comasco prima di trasferirsi al preseminario a Roma, da giorni non si è più visto in Valtellina, forse allontanato dalla Diocesi di Como quando è scoppiato lo scandalo, come sostiene Il Giorno (23 novembre).

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Il vicario giudiziale

Dal servizio de Le Iene emerge questo scenario: ci sono tre ex chierichetti che denunciano abusi da parte di questo loro coetaneo quando frequentavano il preseminario. Avrebbero raccontato al loro padre spirituale, ma solo nel 2013, gli abusi che sostengono di aver subìto. Questi si era rivolto a don Andrea Stabellini, il vicario giudiziale della Santa Sede, di fatto il titolare della pubblica accusa di fronte alla magistratura vaticana (oggi non ricopre più quell’incarico), chiedendo un suo intervento sulla vicenda.



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Il vescovo e il cardinale

Don Andrea, a microfoni spenti, ha affermato che monsignor Diego Coletti, allora vescovo di Como, che seguì da vicino il caso, bloccò tutto e trasferì il padre spirituale in una zona remota d’Italia. Non solo: uno dei ragazzi oggetto di abusi, il polacco Kamil, fu espulso dal preseminario.  

Non solo. Anche il cardinale Angelo Comastri, d’intesa con Coletti, secondo l’ex vicario giudiziale, avrebbe fermato le indagini. Fin qui l’accusa.

La posizione della diocesi

Sulla vicenda, la diocesi di Como, il 20 novembre, ha inviato una nota:

«Riguardo alle ultime informazioni che stanno circolando in merito alla vicenda dell’ex allievo del Preseminario “San Pio X”, ordinato sacerdote in Diocesi di Como, si precisa quanto segue: i presunti fatti denunciati a mezzo lettera nel 2013, in seguito agli accertamenti conclusi nel 2014 da parte di tutte le competenti sedi ecclesiastiche, erano stati ritenuti infondati e tutte le valutazioni sulla personalità del seminarista erano risultate positive. Tra la documentazione prodotta non risultava alcun parere negativo da parte delle persone a conoscenza della vicenda» (La Provincia di Sondrio, 20 novembre).



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L’intervento del Vaticano

iI Vaticano ha ordinato una nuova indagine per fare piena luce sulle vicende del preseminario (gestito dall’opera don Folci, che ha sede in Valtellina, per cui cade sotto la giurisdizione della diocesi comasca).

La sala stampa il Vaticano ha precisato che «a seguito di alcune segnalazioni, anonime e non, a partire dal 2013 furono compiute, a più riprese, delle indagini sia da parte dei Superiori del preseminario sia da parte del vescovo di Como – atteso che la Comunità degli educatori appartiene alla sua Diocesi – I fatti denunciati, che risalivano agli anni precedenti e che avrebbero coinvolto alunni coetanei tra loro, alcuni dei quali non più presenti nell’Istituto al momento degli accertamenti, non trovarono adeguata conferma. In considerazione di nuovi elementi recentemente emersi, è in corso una nuova indagine che faccia piena luce su quanto realmente accaduto» (Il Giornale, 19 novembre).



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Il chiarimento di Comastri

Il cardinale Comastri, vicario del Papa per lo stato della Città del Vaticano, in una dichiarazione all’Ansa (21 novembre) ha ricostruito il caso del preseminario. «Non solo non ho insabbiato nulla – evidenzia – ma ho ordinato ben tre indagini, raccomandando il massimo rigore nel compierle, dopo che avevo ricevuto una segnalazione anonima secondo cui al preseminario San Pio X accadevano cose brutte».

La prime due indagini

«Nell’estate del 2013 – afferma – mi arriva una lettera anonima che mi dice che nell’istituto avvenivano cose brutte. Le segnalazioni anonime sono sempre da prendere con le molle, ma io chiamo il rettore e gli dico di svolgere con delicatezza e rigore una indagine per capire se c’era qualcosa di vero. Dopo alcune settimane mi arriva la sua risposta e mi dice che sono calunnie. Non contento – prosegue chiamo il superiore dei sacerdoti del preseminario, don Angelo Magistrelli, e gli dico: ti prego fai anche tu una indagine. Anche lui è tornato da me dicendo che si trattava di calunnie».

La terza indagine

«A quel punto – aggiunge Comastri – siamo già nel giugno 2013 e chiamo il vescovo di Como da cui dipendono i sacerdoti del preseminario e anche a lui chiedo di fare una indagine accurata. Nel gennaio 2014 mi risponde con una relazione molto dettagliata di quattro cartelle in cui in sintesi si dice che non c’è fumus, non risulta nulla e a quel punto mi propone di archiviare il caso».

“Non ho archviato nulla”

«Non contento neanche di questo – continua il vicario del papa – dico comunque di togliere dal preseminario un ragazzo e di portarlo a Como in modo che i suoi superiori potessero vigilare meglio raccomandando scrupolosamente di controllare sulla maturità umana dei futuri sacerdoti».

«Per essere ancora più tranquillo ho deciso di cambiare completamente l’equipe educativa del San Pio X in modo che ci fosse aria nuova e così i superiori del collegio sono cambiati. Potevo fare di più? Da parte mia – conclude – non ho archiviato nulla, anzi, ho fatto il possibile per fare luce su quanto avveniva nel collegio».