Così il pontefice durante l’omelia di oggi a Casa Santa Martadi Debora Donnini
La colonizzazione culturale e ideologica non tollera le differenze e rende tutto uguale finendo per perseguitare anche i credenti. Lo sottolinea Papa Francesco nell’omelia della Messa mattutina a Casa Santa Marta, stamani tutta incentrata sul martirio di Eleazaro, narrato nel Libro dei Maccabei e proposto dalla Prima Lettura (Maccabei 6,18-31).
Il Papa rileva che vi sono tre tipi principali di persecuzioni: una persecuzione soltanto religiosa, un’altra politico-religiosa, ad esempio – afferma Francesco – la “Guerra dei 30 anni” o la “notte di san Bartolomeo”, “queste guerre religiose o politiche”, e una terza persecuzione di tipo puramente “culturale”, quando arriva “una nuova cultura che vuole fare tutto nuovo e fa piazza pulita delle tradizioni, della storia, anche della religione di un popolo”. Quest’ultimo tipo di persecuzione è quella nella quale si trova Eleazaro, condannato a morire per fedeltà a Dio.
Ieri era iniziato il racconto di questa persecuzione culturale, nota il Papa: alcuni del popolo vedendo il potere e la bellezza magnifica di Antioco Epifane, avevano pensato di fare alleanza per essere moderni e quindi andarono dal re che “diede loro la facoltà di introdurre le istituzioni pagane delle nazioni”. Non le idee o gli dei ma le istituzioni, rileva Francesco. In tal modo, questo popolo cresciuto attorno alla Legge del Signore, fa entrare una nuova cultura, “nuove istituzioni”, che fanno piazza pulita di tutto: “cultura, religione, legge”. “Tutto nuovo”, la “modernità” è una vera colonizzazione ideologica – sottolinea il Papa – che vuole imporre al popolo di Israele “questa abitudine unica”, in base alla quale tutto si fa così e non c’è libertà per altre cose. Alcuni accettarono perché gli sembrava una cosa buona, per essere come gli altri, e così si tolgono le tradizioni e il popolo inizia a vivere in un modo diverso.
Ma per difendere le “vere tradizioni” del popolo, nascono alcune resistenze, come quella di Eleazaro, uomo dignitoso, molto rispettato, e proprio il Libro dei Maccabei racconta la storia di questi martiri, di questi eroi. Una persecuzione nata da una colonizzazione ideologica va avanti sempre così: distrugge, “fa tutto uguale, non è capace di tollerare le differenze”.
La parola chiave che il Papa evidenzia, a partire dalla Lettura di ieri, è proprio “radice perversa”, cioè Antioco Epifane: una radice che viene fatta entrare per far crescere nel popolo di Dio “col potere” queste abitudini “nuove, pagane, mondane”.
“E questo è il cammino delle colonizzazioni culturali che finiscono per perseguitare anche i credenti. Ma non dobbiamo andare troppo lontano per vedere alcuni esempi: pensiamo ai genocidi del secolo scorso, che era una cosa culturale, nuova: ‘Tutti uguali e questi che non hanno il sangue puro fuori e questi’… Tutti uguali, non c’è posto per le differenze, non c’è posto per gli altri, non c’è posto per Dio. E’ la radice perversa. Davanti a queste colonizzazioni culturali che nascono dalla perversità di una radice ideologica, Eleazaro, lui stesso, si fa radice”.
Eleazaro, infatti, muore pensando ai giovani, a lasciargli un nobile esempio, “dà la vita, per amore a Dio e alla legge si fa radice per il futuro”. Quindi, davanti a quella radice perversa che produce questa colonizzazione ideologica e culturale, “c’è quest’altra radice che dà la vita per far crescere il futuro”.
Ciò che era arrivato dal regno di Antioco, era una novità e le novità non sono tutte cattive, basti pensare al Vangelo, a Gesù, che è una novità ma – avverte il Papa – bisogna saper distinguere:
“Bisogna discernere le novità. Questa novità è del Signore, viene dallo Spirito Santo, viene dalla radice di Dio o questa novità viene da una radice perversa? Ma, prima, sì, era peccato non si poteva uccidere i bambini; ma oggi si può, non c’è tanto problema, è una novità perversa. Ieri, le differenze erano chiare, come ha fatto Dio, la creazione si rispettava; ma oggi siamo un po’ moderni… tu fai… tu capisci … le cose non sono tanto differenti… e si fa una mescolanza di cose”.
La novità di Dio, invece, non fa mai “un negoziato” ma fa crescere e guarda il futuro:
“Le colonizzazioni ideologiche e culturali soltanto guardano il presente, rinnegano il passato e non guardano il futuro. Vivono nel momento, non nel tempo, e per questo non possono prometterci niente. E con questo atteggiamento di fare tutti uguali e cancellare le differente commettono, fanno il peccato bruttissimo di bestemmia contro il Dio creatore. Ogni volta che arriva una colonizzazione culturale e ideologica si pecca contro Dio creatore perché si vuole cambiare la Creazione come l’ha fatta Lui. E contro questo fatto che lungo la storia è accaduto tante volte soltanto c’è una medicina: la testimonianza, cioè il martirio”.
Eleazaro dà, infatti, la testimonianza della vita pensando all’eredità che darà con il suo esempio: “Io vivo così. Sì, dialogo con quelli che pensano altrimenti ma la mia testimonianza è così, secondo la legge di Dio”. Eleazaro non pensa a lasciare del denaro o altro ma pensa al futuro, “all’eredità della propria testimonianza”, a quella testimonianza che sarebbe stata “per i giovani una promessa di fecondità”. Si fa, quindi, radice per dare vita agli altri. E il Papa conclude auspicando che il suo esempio “ci aiuti nei momenti forse di confusione davanti alle colonizzazioni culturali e spirituali che ci vengono proposte”.