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“Sono cattolica e non mi sono sposata in chiesa per questo motivo…”

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Sharshonm / Shutterstock

Greg Kandra - pubblicato il 15/11/17

È questo il titolo provocatore della scrittrice Ximena N. Larkin, che ha sostenuto questa argomentazione:

Abbiamo iniziato a chiamare le varie chiese per informarci sui prezzi. Sono rimasta scioccata scoprendo che la nostra prima scelta chiedeva una donazione obbligatoria di 1.200 dollari per l’utilizzo della chiesa per 45 minuti (più di 10 volte il costo della location serale). Da quel momento le nostre opzioni sono diventate sempre meno attraenti. Un matrimonio simboleggia l’inizio di una vita insieme. Il processo di pianificazione è uno dei primi passi ufficiali del lavorare come squadra e decidere cos’è meglio per noi come coppia. Sposarsi in chiesa è una tradizione splendida, ma abbiamo dovuto considerare le nostre opzioni in modo obiettivo per decidere se era qualcosa per cui valeva la pena di sacrificarsi e potenzialmente sforare il budget. Abbiamo deciso che non era così. La chiesa non aveva avuto un ruolo nel nostro rapporto. Onoravamo e rispettavamo le tradizioni di familiari e amici, ma abbiamo capito che dovevamo scegliere tra ciò che “dovevamo fare” e quello che era meglio per noi. Per noi significava prometterci di onorarci, amarci e rispettarci ogni giorno. Un impegno che richiedeva un contributo da entrambe le parti e nessuna divinità religiosa a fare il “lavoro sporco” per noi. È stata una decisione presa non per protesta, ma come sguardo pratico alle nostre finanze e alle interazioni con la nostra religione. Non tutti ne sono rimasti entusiasti, e c’è voluto del tempo perché alcuni accettassero la nostra decisione, ma alla fine, dopo aver ascoltato le nostre spiegazioni, tutti hanno capito il nostro approccio alla situazione e l’hanno completamente accolto. Ha aiutato il fatto che stessimo pagando da noi la maggior parte del matrimonio, perché ci ha dato la libertà di fare quello che volevamo.

Beh, non trovo la sua argomentazione così persuasiva. In base a una fonte, il costo medio di un matrimonio negli Stati Uniti è attualmente di quasi 27.000 dollari. 1.200 dollari di donazione a una chiesa farebbe difficilmente sforare il budget. A prima vista, penso che lei e il suo fidanzato semplicemente non pensassero che fosse abbastanza importante. Scrive che non sono mai andati a Messa insieme – “La chiesa non aveva avuto un ruolo nel nostro rapporto” -, e quindi la fede ovviamente non era una priorità. L’ammiccamento a “una divinità religiosa” non rende la sua argomentazione più convincente.

Biasimare una chiesa avida che richiede una donazione sembra una forzatura – e a essere sinceri uno stratagemma di convenienza.

Se poi si vuole parlare ancora di dollari e centesimi, non conosco alcun sacerdote o alcuna parrocchia che negherebbe a qualcuno un sacramento perché non si può permettere il contributo suggerito. Si può sempre fare qualcosa. Sempre.

Ma la fonte di preoccupazione più seria è che questa donna e il suo fidanzato, per qualsiasi ragione, non pensano che la grazia di un matrimonio sacramentale valga la pena. E temo che ce ne siano molti come loro – molti di più di quelli a cui possiamo pensare.

Cosa possiamo fare al riguardo?

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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