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Maria di Edessa: da anacoreta a prostituta e alla fine santa

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PD

Meg Hunter-Kilmer - pubblicato il 13/11/17

Una santa per chi ha amato Gesù ma poi si è allontanato

Alcuni santi sono dolci e puri per tutta la loro vita, altri vivono per anni come peccatori prima di sperimentare una grande conversione. E poi ci sono quelli che provano con un po’ di tutto. A chi di noi sente di essere nella fase di post-conversione della propria vita ma continua a cadere, questi ultimi santi ricordano che anche Gesù è caduto sotto il peso della croce. L’importante è rialzarsi e andare avanti.

Santa Maria di Edessa nacque in una nobile famiglia siriana del IV secolo. I suoi genitori morirono quando aveva appena 7 anni, e venne adottata dallo zio, Sant’Abramo Kidunaia, iniziando una vita straordinariamente santa.

Per vent’anni Maria visse come anacoreta, seguendo il consiglio dello zio eremita, cercando una vita profonda di preghiera e sacrificio. Un giorno, però, un monaco indegno di questo nome vide Maria mentre visitava padre Abramo. Deciso a sedurla, dedicò un anno a conquistarsi l’amicizia della ragazza, intimandole sempre più di consegnarsi a lei in corpo e anima.

Sconcertata dal suo peccato, Maria lacerò la sua tunica e desiderò la morte. Come Adamo ed Eva, si vergognava così tanto che si nascose da chi la amava. “Come potrei anche solo parlare con il mio santo zio?”, si chiedeva angosciata. “Visto che ormai sono morta e senza speranza di conquistare la salvezza, farei meglio ad andarmene da qui e a recarmi in qualche terra straniera dove nessuno mi conosce”.

Avrebbe dovuto sapere che poteva fare di meglio. Anche dopo essersi arresa alla debolezza della carne, dopo essere caduta, avrebbe dovuto ricordare la misericordia di Dio e affidarsi a questa. Essere cristiani, dopo tutto, significa essere profondamente amati da un Dio che ci vede con tutti i nostri peccati e ci ama comunque. Dopo che Maria era caduta, doveva solo volgersi nuovamente al Signore e supplicarne il perdono, ma invece di fare questo cedette alla disperazione.

È una storia che risulta familiare a tutti noi. Un “buon cristiano” commette un grande errore e non ritorna mai. Il diavolo sfrutta il nostro orgoglio nella convinzione che non potremo mai essere perdonati, che non saremo più quello che eravamo, e quindi ci buttiamo a capofitto nel peccato, lasciando che questo ci definisca invece di permettere a Cristo di inscrivere ancora una volta il suo nome sul nostro passato e di reclamarci come sua proprietà.

La disperazione di Maria la convinse che essendo caduta una volta non avrebbe più potuto tornare ad essere santa. Fuggì dal suo luogo sacro nel deserto e lo scambiò per un postribolo, dove visse come la peccatrice che era convinta di essere.

Nel frattempo, Abramo non sapeva nulla di quanto era accaduto, ma una notte ebbe la visione di un dragone che mangiava una colomba. Due giorni dopo vide lo stesso dragone con la pancia aperta. Si avvicinò per estrarre la colomba, miracolosamente intatta. Quando chiamò la nipote per raccontarle la sua visione e non ricevette risposta, Abramo si rese conto che era lei il soggetto della visione. Il diavolo l’aveva rapita, e tutto ciò che poteva fare in sua assenza era pregare per lei.

E pregò, per due anni. Alla fine ricevette la notizia che la sua dolce e pura Maria viveva come una prostituta. Se avesse saputo che suo zio aveva scoperto il suo stile di vita, Maria si sarebbe senz’altro aspettata che si mostrasse indignato, ma Abramo era un sacerdote cristiano e un padre spirituale; come il Buon Pastore, partì senza esitare un solo attimo, disposto a riportare a casa la pecorella smarrita.

Da decenni Abramo non si allontanava dal suo ritiro, ma si camuffò da soldato e iniziò il suo viaggio. Prese un appuntamento con Maria la prostituta, che non lo riconobbe fino a quando non iniziò a piangere e a supplicarla di tornare a casa. Commossa dalla forza del suo amore, Maria tornò al suo eremo e iniziò una vita di penitenza. Dopo tre anni, Dio riconobbe la sua conversione autentica (e diede dimostrazione della sua grande misericordia) concedendole il dono dei miracoli. Più che tornare semplicemente al suo stato originale di santità, Maria venne condotta attraverso la perversità per arrivare a una maggiore preghiera, a una maggiore virtù e a un maggior potere in Cristo.

Mentre parlava con Maria nel postribolo, Sant’Abramo le ricordò: “Non c’è niente di nuovo nel cadere durante la lotta; è rimanere a terra che è sbagliato”. Santa Maria di Edessa è una testimone potente di quello che Dio è in grado di fare quando gli offriamo il nostro peccato, e anche di ciò di cui siamo capaci noi quando non lo facciamo.

Chiediamo a Santa Maria di Edessa e a Sant’Abramo Kidunaia, la cui festa si celebra il 29 ottobre, di intercedere per tutti coloro che hanno amato Gesù ma hanno perso la retta via, perché abbiano il coraggio di confessare i propri peccati e di rinascere. Santa Maria di Edessa, prega per noi!

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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