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Che cosa è accaduto a Jacob, 11 anni, morto pregando?

Jacob Therrien

Sandra Lessard | Facebook

Isabelle Cousturie - pubblicato il 13/11/17

La sua famiglia non ha risposte sulle ragioni del suo decesso, avvenuto nel bel mezzo di un’escursione, ma comprende che la preghiera e il segno di croce lasciati loro dal figlio, solo battezzato e non più educato nella fede, sono un tesoro prezioso da conservare.

È il 22 ottobre. Come ogni anno, la famiglia Therrien parte per un’escursione con pranzo al sacco per respirare aria buona ai piedi delle montagne della catena degli Appalachi, a Saint-Joseph-de-Coleraine, in Québec. Jacob ha 11 anni. È un ragazzino molto sportivo e in perfetta salute. Eppure, arrivato a un certo punto, il bambino ha dei dolori alle gambe che lo obbligano a fermarsi. Riparte, ma un secondo malore lo sorprende in piena scalata. Un attimo di pausa, poi la ripartenza e la terza pausa… l’ultima. Perde conoscenza e muore sotto gli occhi di Sandra, sua madre, inorridita, alla quale aveva chiesto l’autorizzazione per pregare. Lui, questo ometto “soltanto battezzato” e cresciuto in una famiglia non praticante – avrebbe raccontato la donna.

Non mi aveva mai detto della sua vita. […] Ho trovato la cosa bizzarra, ma se avesse potuto motivarlo a riprendere la salita… gli ho detto: «Ma certo, tesoro, puoi pregare», racconta sua madre.

Si è fatto il segno della croce e in quel preciso momento è partito. I suoi occhi erano quelli di uno che perda conoscenza. Gli davo dei colpi dicendogli: «Jacob, che cosa succede? Ha detto “Mamma, non lo so”, e sono state le sue ultime parole».

Che cosa ha visto il piccolo Jacob?

Che cosa ha visto il piccolo Jacob? Perché questa subitanea voglia di pregare? Essere figli di Dio “è nel nostro dna”, ha dichiarato Papa Francesco durante la messa di Pentecoste. Un fatto “interiorizzato” nel cuore dell’uomo mediante lo Spirito santo che agisce nella vita di ciscuno. E se non si vede, lo Spirito santo si sente, specie nei bambini che – fin dai tre anni – hanno questa stupefacente capacità di percepire il mistero, l’Invisibile.

Suor Emmanuelle, morta nel 2008, spiega nel suo libro Un pauvre a crié, le Seigneur l’écoute [Un povero ha gridato, il signore lo ascolta, N.d.T.], che gli occhi di un bambino sono capaci di vedere l’invisibile perché

la sua preghiera oltrepassa le contingenze terrene e raggiunge il paradiso perduto dove l’uomo, prima della sua caduta, parlava con Dio alla brezza della sera.

La preghiera di Jacob sarebbe dunque quella preghiera «spontanea, fiduciosa, caratteristica degli anni giovanili» di cui parla «la suora preferita di Francesco» in una sua opera dedicata a quelli che non sanno pregare. Quella preghiera – spiega – che «generalmente sparisce quando l’intelligenza si sviluppa ed esige delle prove razionali per acconsentire a quanto le viene presentato».

Il dono dello Spirito santo

Circa tre settimane dopo questo triste avvenimento, i genitori non hanno ancora risposte per spiegarsi la morte del figlio. La tesi della malformazione cardiaca è stata comunque scartata, così come ogni anomalia al livello della gabbia toracica – dice Le Journal de Montréal. Ma quello che sanno è che il loro bambino sapeva amare. Non è questo il dono dello Spirito santo che egli aveva in sé?

Il mio piccolo ometto ha avuto una bella vita, noi abbiamo avuto una bella vita di famiglia. Poteva venire a farci quindici coccole al giorno senza che glie le chiedessimo. La cosa più importante che mi ha insegnato è mostrare agli altri quanto li amiamo, e questo nessuno può portarmelo via. Stringetevi forte i vostri bambini tra le braccia,

esorta oggi sua madre, senza forse rendersi conto che il suo Jacob le aveva presentato, prima di “partire”, l’amico più prezioso degli uomini… Dio.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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bambinimortetestimonianze di vita e di fede
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