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Cosa fai mentre aspetti il ritorno di Cristo?

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Silas Henderson - pubblicato il 13/11/17

Viviamo nel periodo tra le due venute di Gesù, che secondo la Scrittura potrebbe arrivare in qualsiasi momento

Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.
Antifona d’ingresso della 32ma Domenica del Tempo Ordinario, basata su Matteo 24, 42a, 44

Come molti dei primi cristiani, inclusi San Paolo e gli abitanti di Tessalonica, l’evangelista Matteo e la sua comunità avranno probabilmente lottato per conciliare la propria speranza nel ritorno di Gesù con la delusione per il fatto che non si fosse ancora verificata.

Per la maggior parte di noi, l’eskaton – la seconda venuta di Cristo e il giudizio finale – è un argomento scomodo che potrebbe essere addirittura tacciato di fanatismo religioso. Dopo tutto, quanto spesso abbiamo liquidato leader religiosi e autoproclamati “profeti” che hanno dichiarato che Gesù sarebbe tornato in un momento e in un luogo specifici?

E tuttavia ogni domenica, quando professiamo il Credo, dichiariamo di credere che “di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica sviluppa questa dottrina cristiana fondamentale quando dice che “dopo l’Ascensione, la venuta di Cristo nella gloria è imminente, anche se non spetta a noi ‘conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta’ (Mc 13,32). Questa venuta escatologica può compiersi in qualsiasi momento, anche se essa e la prova finale che la precederà sono ‘impedite’” (§ 673).

Tutto ciò ci lascia in attesa, vivendo in una sorta di “periodo di mezzo” tra le venute di Cristo. Le letture di questa domenica e la fine dell’anno liturgico ci offrono lezioni preziose su ciò che significa per noi questo tempo di attesa.

Se analizziamo attentamente la Prima Lettura e il Vangelo proclamati nella liturgia di questa domenica, notiamo un elemento comune in entrambi i passi: il buio della notte. La Prima Lettura descrive la sapienza di Dio in termini poetici (e in questo senso possiamo intendere la “sapienza” come incarnazione della rivelazione di Dio e perfino come immagine di Cristo, la “Sapienza di Dio”) e ci insegna che tutta la nostra vita dovrebbe essere impiegata a cercarla: “nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano. Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta” (6, 13-14). Chi la cerca lo fa nel buio della notte solo per scoprire, quando sopraggiunge l’alba, che la Sapienza lo ha aspettato tutto il tempo.

L’immagine della notte è ancor più chiara nella nota parabola delle dieci vergini che abbiamo ascoltato nel Vangelo. Mentre le vergini aspettano l’arrivo dello sposo – che è in ritardo per il banchetto nuziale, che non può iniziare senza di lui –, scende la notte. Cinque sono previdenti e portano dell’olio extra, nonostante la scomodità e la spesa che avrebbe comportato. Quando arriva lo sposo a notte inoltrata, però, le vergini sagge riescono ad andargli incontro e vengono accolte al banchetto nuziale, mentre le vergini stolte che non si erano preparate vengono lasciate fuori al buio.

Riflettendo sull’immagine della notte che si ritrova in questi due testi, lo studioso di Liturgia Adrian Nocent, OSB, ha scritto che “lo sposo arriva di notte. Nelle Scritture, la notte è il momento dell’arrivo di Dio… Quando il Nuovo Testamento parla del ritorno di Cristo, ci pensa sempre come se avvenisse di notte (cfr. Luca 12, 39-40; Matteo 24, 43-44; Marco 13:35-36, ecc.). Chi aspetta non deve dormire, ma rimanere vigile perché lo sposo arriva inaspettato”.

In queste giornate d’autunno siamo circondati da morte, decadenza e oscurità mentre la natura entra nel suo riposo invernale e le giornate diventano sempre più brevi. Il freddo e l’oscurità del mondo naturale sono un simbolo del freddo e dell’oscurità che ci circondano mentre pensiamo alla sofferenza che pervade il mondo e a volte anche il nostro spirito.

Riconoscendo la realtà dell’oscurità che ci avvolge, le letture di questa domenica ci ricordano due elementi importanti. In primo luogo non dovremmo semplicemente arrenderci al buio, perché ci viene chiesto di guardare e aspettare. In secondo luogo, confidiamo nel fatto che l’oscurità non sia la fine. Arriverà l’alba, e con essa lo sposo che ci inviterà al banchetto eterno del Regno di Dio.

Come sperimentate il “freddo” e l’“oscurità” nella vostra vita? Chi o cosa vi offre luce e calore?

Cosa significa per voi “aspettare” Cristo?

In che modo la prudenza e il discernimento delle vergini sagge sono una lezione per voi mentre vivete la vostra fede in questo periodo tra le venute di Cristo?

Parole di saggezza: “La fede in Cristo non ha mai guardato solo indietro né mai solo verso l’alto, ma sempre anche in avanti verso l’ora della giustizia che il Signore aveva ripetutamente preannunciato. Questo sguardo in avanti ha conferito al cristianesimo la sua importanza per il presente” – Papa Benedetto XVI, Spe salvi, n. 41.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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