Proclamata Serva di Dio e fondatrice dei Focolarini fu interprete e anticipatrice dell’ecumenismo del Vaticano II e della centralità dei poveri: una collana di libri ne illustra il pensieroE’ sempre attuale parlare di Chiara Lubich, specialmente adesso e specialmente laddove le sue intuizioni spirituali si sono trasformate in urgenza per la Chiesa tutta. Nata nel 1920 e tornata al Padre quasi dieci anni fa (2008) è stata una donna di incredibile umanità e spirito di servizio, ha dedicato la sua intera vita alla preghiera e all’evangelizzazione, la sua preoccupazione costante è stata quella di “allargare la famiglia di Dio”, per certi aspetti “democratizzare la Parola di Dio”, creare unità e fraternità era per lei quasi un assillo. Alla sua morte Papa Benedetto XVI fece giungere un suo messaggio, in cui affermava che la Lubich era una donna in piena sintonia col pensiero dei papi, che talvolta riusciva ad intuire ed attuare in anticipo. Ebbene per rendere ragione di un percorso durato ben 65 anni (ella si consacrò coi voti privati a Dio di consacrarsi a Lui per tutta la vita il 7 dicembre del 1943), le edizioni Città Nuova hanno avviato un progetto di sistematizzazione e pubblicazione dell’intera sua opera: tutte le riflessioni sul Vangelo, tutti i discorsi, i documenti sociali, verranno raccolti in una collana in 14 volumi. L’opera omnia, possiamo dire così, sarà divisa in tre temi: la persona, la via spirituale, l’opera di Chiara Lubich e il mondo contemporaneo.
Il primo volume a disposizione è il numero 5, dedicato alle “Parole di Vita“, le riflessioni di Chiara sul Vangelo, anzi qualcosa di più come spiegano i curatori:
Più che un commento al Vangelo, ne è una lettura carismatica, un’intuizione, un deciso impulso a metterlo in pratica, a viverlo. Presenta un carattere immediato, incisivo, diretto. Destinata fin dal principio a un vasto pubblico, è sempre apparsa su foglietti modesti, scritti con un linguaggio alla portata delle persone più umili. Nell’ampia produzione letteraria della Lubich costituisce un genere particolare. Pur nella sua semplicità, l’iniziativa ha offerto un notevole contributo alla riscoperta della Parola di Dio nella Chiesa del Novecento, trasmettendo un “metodo” per vivere la Scrittura e condividerne i frutti.
Un breve esempio aiuterà a capire:
Aprile 1978
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e i profeti (Mt 7, 12)
Hai mai provato una sete d’infinito? Hai mai sentito nel tuo cuore il desiderio struggente di abbracciare l’immenso? O forse: hai mai avvertito nel tuo intimo l’insoddisfazione per quello che fai, per quello che sei?
Se così è, sarai felice di trovare una formula che ti dia la pienezza che agogni: qualcosa che non lasci rimpianti di giorni che se ne vanno semivuoti…
C’è una Parola nel Vangelo che fa pensare e che, compresa appena un po’ , fa trasalire di gioia. In essa è condensato quanto dobbiamo fare nella vita. Riassume ogni legge impressa da Dio in fondo al cuore di ogni uomo.
Sentila:
<<Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e i profeti>>
Tale frase è chiamata “regola d’oro”.
L’ha portata Cristo, ma era già conosciuta universalmente. l’Antico Testamento la possedeva. Era nota a Seneca e nell’oriente la ripeteva il cinese Confucio. E poi altri ancora. E questo dice quanto sia a cuore a Dio: come Egli voglia che tutti gli uomini la facciano norma della loro vita.
E’ bella a leggersi e suona come uno slogan.
Sentila ancora:
<<Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e i profeti>>
Ogni prossimo, che incontriamo nella giornata, amiamolo così. Immaginiamo di essere nella sua situazione e trattiamolo come vorremmo essere trattati al suo poso.
La voce di Dio che abita dentro di noi ci suggerirà l’espressione d’amore adatta alla circostanza.
Lui ha fame? Ho fame io – pensiamo. E diamogli da mangiare.
Subisce ingiustizia? Sono io che la subisco!
E’ nel buio e nel dubbio? Lo sono anche io. E diciamogli parole di conforto e condividiamo le sue pene e no diamoci pace finché non sarà illuminato e sollevato. Noi vorremmo essere trattati così. […]
E’ una scrittura semplice ma proprio per questo potente, diretta e adatta a tutti. Chiara scriveva per essere compresa, con consigli pratici, esempi concreti, soluzioni reali alle perplessità che ogni giorno il Vangelo pone al cuore dell’uomo. Una opera dunque utile perché permette di capire lo sforzo della Lubich di “abitare la frontiera della differenza mentre impera l’età delle identità in conflitto” come ha spiega padre Piero Coda, Preside dell’Istituto Universitario Sophia a Loppiano in provincia di Firenze. E ancora “Chiara Lubich non è una figura mediatica, forse perché tutto ciò che è più profondo – come dicevano gli antichi – resta più celato. La produzione spirituale e sociale di questo carisma sta – secondo Piero Coda – appena appena adesso a germogliare”. L’opera dunque una occasione per capire l’opera di una donna che si era stretta con tutte le sue forze al Cristo.