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Louis Pasteur, padre della microbiologia e cattolico

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Jean Elizabeth Seah - pubblicato il 10/11/17

Da studente povero divenne uno scienziato innovativo mantenendo il suo senso della fede

Se stamattina a colazione vi siete bevuti un buon bicchiere di latte pastorizzato, ringraziate Louis Pasteur perché non siete rimasti uccisi da tubercolosi, difterite o qualche altra malattia.

Louis Jean Pasteur nacque nella Francia orientale, terzo figlio di un povero conciatore, Jean-Joseph Pasteur, e di sua moglie Jeanne-Etiennette Roqui. Veniva da una famiglia contadina ed era uno studente nella media, che preferiva la pesca e fare schizzi allo studio.

Pasteur sviluppò comunque un interesse per la scienza, e dopo essersi laureato in Filosofia e Scienze – anche se fallì un primo esame di scienze e ottenne scarsi risultati in chimica – si trasferì a Parigi per dedicare la sua vita alle discipline scientifiche, con il sostegno finanziario di suo padre.

La scoperta principale di Pasteur è stata l’asimmetria nelle sostanze organiche (ora nota come chiralità molecolare). Scrisse alle sue sorelle: “Se per caso vacillerete nel cammino, una mano sarà lì a sostenervi. Se non dovesse bastare, ci penserà Dio”.

Sei anni dopo, dopo aver ottenuto due cattedre universitarie in Fisica, Pasteur venne nominato docente di Chimica all’Università di Strasburgo. Lì incontro e si innamorò di Marie Laurent, la figlia del rettore. Si sposarono nel maggio dell’anno successivo – a 26 e 23 anni rispettivamente –, e Marie divenne la sua indispensabile assistente scientifica. I Pasteur ebbero cinque figli, ma solo due di loro arrivarono all’età adulta. Il figlio Jean-Baptiste combatté nella guerra franco-prussiana.

Nel 1854 Pasteur venne nominato decano di Scienze presso l’Università di Lille. Due anni dopo un produttore di vini locali, padre di uno degli studenti di Pasteur, chiese il suo consiglio sulla fermentazione. Pasteur iniziò a compiere ricerche sul processo di fermentazione e provò che non era provocato dalla decomposizione ma dalla fermentazione, e questo è diventato noto come “effetto Pasteur”.

Pasteur si rese conto che la crescita di micro-organismi rovinava bevande come il latte, la birra e il vino ed elaborò il processo di scaldare i liquidi per uccidere i batteri latenti in essi, che divenne noto come “pastorizzazione”.

Pasteur scherzò dicendo: “Nel campo dell’osservazione, la fortuna favorisce solo gli spiriti preparati”. I suoi esperimenti portarono all’accettazione della teoria sui germi, in precedenza postulata senza successo da Ignaz Semmelweis.

Un altro grande contributo di Pasteur è stata la confutazione della teoria della generazione spontanea, ovvero il fatto che la vita potesse essere prodotta dalla non-vita (come i vermi che appaiono nei cadaveri). Questa teoria, chiamata anche abiogenesi, venne usata da Charles Darwin per proporre che le prime forme di vita emergevano da un piccolo stagno con un mix di sostanze.

Dopo aver curato il colera aviario, Pasteur creò anche i vaccini contro antrace e rabbia, gettando le basi intellettuali dell’immunologia. Nel 1887 fondò a Parigi l’Institut Pasteur, che porta avanti un’opera importante contro le malattie infettive. Tra gli altri contributi, l’Istituto è stato il primo a isolare il virus dell’Hiv.

Pasteur scrisse: “Felice l’uomo che porta dentro di sé una divinità, un ideale di bellezza, e gli obbedisce; un ideale di arte, un ideale di scienza, un ideale di Paese, un ideale delle virtù evageliche”. Queste parole sono incise sulla sua tomba all’Institut Pasteur, dove il suo corpo venne trasferito dopo essere stato all’inizio sepolto nella cattedrale di Notre Dame dopo un funerale di Stato.

Pasteur subì un ictus e morì mentre stringeva il suo rosario, mentre gli veniva letta la vita di San Vincenzo de’ Paoli, perché sperava che la sua opera, come quella del santo, avrebbe salvato i bambini che soffrivano.

Abbiamo un debito immenso nei confronti di Pasteur. Preghiamo per la sua anima e per quella dei suoi familiari.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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